Salvini ora strilla per la scenetta del Parmigiano ma diceva che i dazi USA non avrebbero colpito l’Italia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-02

Salvini dice di sé che lui è uno che si fida, anche se gli capita di sbagliare. Si è fidato di Di Maio, si è fidato di Conte, si è fidato di Savoini e si è fidato pure dell’amico Trump quando spiegava agli imprenditori italiani preoccupati per la guerra dei dazi che le misure restrittive sulle importazioni non avrebbero colpito i prodotti italiani. Come al solito Salvini si sbagliava, ma a farle le spese non è certo lui. E i sovranisti indignati per il Parmigiano Reggiano forse dovrebbero iniziare a riflettere su un concetto molto semplice: i dazi sono l’essenza del sovranismo

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Le Iene hanno fatto ieri un’inutile scenetta durante la conferenza stampa in occasione dell’incontro di Giuseppe Conte con il Segretario di Stato USA Mike Pompeo. La “iena” Alice Martinelli ha tentato di consegnare a Pompeo un pezzo di Parmigiano Reggiano da portare al Presidente Donald Trump. L’incursione delle Iene aveva lo scopo di portare all’attenzione di Pompeo e di Conte la questione dei dazi sui prodotti italiani. Non che ce ne fosse bisogno visto che Pompeo è venuto in Italia proprio per parlare delle misure protezionistiche decise da Trump.

Quello che Salvini non dice sulla scenetta del Parmigiano Reggiano

Insomma alla fine la messinscena delle Iene non è servita a nulla, se non a far girare il video di un Conte piuttosto irritato nei confronti dell’inviata del programma famoso per il caso Stamina. Ed infatti il video dell’incursione della Martinelli è stato ripreso anche dalla rete televisiva statunitense C-Span e ha fatto rapidamente il giro del Mondo. Oggi quindi si parla di Parmigiano Reggiano.

Le Iene però quella fetta di Parmigiano forse avrebbero fatto bene a portarla a Matteo Salvini. L’ex ministro dell’Interno non ha infatti perso tempo a commentare l’episodio e ad attaccare il Presidente del Consiglio che ha fatto allontanare la Iena. «Arrogante per essere un “avvocato del popolo”… Che pena», ha scritto su Facebook il capo della Lega. Oggi invece ha continuato a sfottere il suo ex Presidente del Consiglio: «Conte è un genio amico di tutti, ci penserà lui. Dazi Usa? Conte è un genio amico di tutti, ci penserà lui».

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L’ex ministro delle Politiche Agricole e Forestali Gian Marco Centinaio, che fino a venti giorni fa era uno di quelli che avrebbe dovuto lavorare per proteggere il Made in Italy e le eccellenze agroalimentari, fa i complimenti alle Iene perché hanno fatto vedere agli italiani chi è davvero “Giuseppi” Conte. Anche famose dame sovraniste come Francesca Totolo hanno preso a cuore la questione dei dazi USA nei confronti dei prodotti esportati dal nostro Paese.

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Eppure c’è un problema di fondo che sia Salvini che Centinaio scelgono accuratamente di non menzionare. Quel problema sono proprio i dazi. Perché Salvini non ne parla? La risposta è semplice: la Lega non ha mai fatto nulla contro i dazi, anzi è sempre stata a favore di una politica commerciale basata sui dazi. Ed è ovvio: i dazi commerciali più che la sovranità monetaria sono l’espressione economica del sovranismo. Non puoi essere sovranista e frignare per i dazi altrui. Ed è chiaro che all’Italia non conviene minimamente scatenare una guerra commerciale con uno come Trump che minaccia di uscire pure dal WTO, perché indovina un po’: il sovranista più grosso fa a pezzi gli altri.

Quando Salvini diceva che i dazi di Trump non avrebbero colpito le aziende italiane

Lasciamo per ora da parte i propositi di uscire dall’euro o dall’Unione Europea (che pure sono caldeggiate da qualcuno nella Lega), cosa che comporterebbe l’uscita di fatto dal mercato unico e la fine della libera circolazione di beni, persone e servizi. Salvini sui dazi di Trump ha sempre avuto un’atteggiamento masochista nei confronti dei dazi USA. La ragione è molto semplice, e sarebbe bene che i sovranisti nostrani se la mettessero ben in testa: il sovranismo. Ovvero il fare gli interessi della propria nazione a discapito delle altre.

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Qualche tempo fa, appena diventato ministro, Salvini ad esempio caldeggiava l’ipotesi di dazi sul riso asiatico (che poi non sono stati messi, ma questa è un’altra storia e gli agricoltori chissà se chiederanno conto a Salvini). Va da sé che se l’Italia può imporre dazi lo può fare anche Trump, e il fatto che il Parmigiano sia fatto col cuore non sposta di un millimetro la faccenda. Nel 2017 invece spiegava così la questione: «gli americani proteggono, gli austriaci proteggono, i francesi proteggono, i russi e gli australiani proteggono mentre tutti in Italia possono fare tutto e possono entrare le merci e gli uomini che vogliono, il problema siamo noi che eleggiamo i politici sbagliati, non Trump, non Putin, non la Le Pen». Insomma gli  americani proteggono, poco importa che si proteggano dalle merci italiane.

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Fonte: MISE

Ma c’è di più. A giugno di quest’anno Salvini è andato negli USA in visita ufficiale. Lì ha incontrato il segretario di Stato Mike Pompeo e il vicepresidente Mike Pence proprio per parlare dei dazi. Dopo l’incontro con Pence Salvini rilasciò questa dichiarazione: «conto che le aziende italiane possano essere al riparo dai dazi. Se altre aziende di altri Pesi europei non avranno la stessa fortuna, non è un problema mio». Insomma Salvini stava raccontando che esisteva un sovranismo amico, quello in base a non si sa quale regola economica i dazi di Trump non avrebbero colpito i prodotti italiani (e mica solo l’agroalimentare eh). Ora, a parte il fatto che già all’epoca Coldiretti aveva lanciato l’allarme avevamo già fatto notare a Salvini come il suo ragionamento fosse privo di qualsiasi logica. In primo luogo perché Trump ce l’aveva con l’intera Unione Europea (come dimostrato) e successivamente perché anche se solo avesse voluto colpire la Germania molti dei componenti delle auto teutoniche vengono prodotti in Italia. Per alcune aziende la Germania vale tra il 30% e il 50% dei ricavi. Di conseguenza una flessione delle esportazioni  a causa dei dazi USA colpisce anche le aziende italiane. Un caso a parte è la posizione dell’ex ministro Centinaio, che si è sempre opposto a trattati di libero scambio come il CETA che al contrario dei dazi di Trump aiutano l’export italiano e in particolar modo l’agroalimentare dalle truffe dell’italian sounding.

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