Il masochismo di Salvini sui dazi di Trump

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-03-30

Matteo Salvini, lo sappiamo tutti, è il migliore amico di Donald Trump. ll Capitano della Lega Nord non perde l’occasione di cantare le lodi del Presidente USA il quale per il momento non ha ancora ricambiato la cortesia, ma solo perché aspetta che Salvini vada al governo. Salvini e Trump potrebbero dare vita ad una vera …

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Matteo Salvini, lo sappiamo tutti, è il migliore amico di Donald Trump. ll Capitano della Lega Nord non perde l’occasione di cantare le lodi del Presidente USA il quale per il momento non ha ancora ricambiato la cortesia, ma solo perché aspetta che Salvini vada al governo. Salvini e Trump potrebbero dare vita ad una vera e propria squadra speciale sovranista e sembra quasi che i due siano il rasoio bilama dell’internazionale fasciopopulista: Salvini spiana il terreno con la sua ruspa e Trump lo fortifica con il suo mega-muro anti messicani.
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C’è però un problema, Donald Trump è in guerra con l’Unione Europea perché la UE non facilita l’invasione, pardon, l’ingresso della carne bovina agli ormoni a stelle e strisce. In fatto di carne noi europei siamo fatti così: mogli (meglio se più di una) e buoi dei paesi tuoi. Stando a quanto riferisce oggi il Washington Post l’Amministrazione statunitense starebbe però studiando delle misure protezionistiche per punire gli esportatori europei, ivi compresi quelli italiani che vendono i loro prodotti negli States. Si tratterebbe di dazi punitivi che colpirebbero specifici prodotti tra i quali anche alcuni di origine italiana (ad esempio la Vespa) con dazi fino al 100% del valore. Il caso vuole che proprio ieri Salvini abbia incontrato alcuni dei risicoltori che hanno fondato il movimento di tutela del riso italiano il “Dazio è tratto” e che gli hanno regalato una felpa che ieri Salvini ha indossato durante la Gabbia Open, il programma condotto da Gianluigi Paragone su La 7. Si tratta di un movimento apartitico e apolitico che chiede alcune misure per difendere la produzione di riso italiana tra le quali l’etichettatura obbligatoria con l’indicazione del luogo di produzione del riso e il ripristino dei dazi doganali per il riso importato dai Pma (Paesi Meno Avanzati). Dazio è tratto non ha nulla a che vedere né con Salvini né con Trump ma è divertente osservare che mentre Salvini dichiara di voler difendere i prodotti nazionali (a tal proposito qualcuno dovrebbe chiedere a Salvini quanto è costata agli italiani la battaglia della Lega sulle quote latte) il suo grande amico Donald Trump ha intenzione di fare lo stesso con quelli statunitensi a discapito degli imprenditori del nostro Paese.
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A quanto pare per Salvini i dazi di Trump non sono affatto un problema, il leader leghista ha infatti dichiarato di ammirare “i leader politici che fanno gli interessi dei loro cittadini. Non capisco perché l’Italia sia governata da gente che faccia gli interessi degli altri e non degli italiani“. Per Salvini gli americani fanno bene ed è colpa nostra che invece che eleggere leader come Putin o Trump eleggiamo quelli sbagliati:

Gli americani proteggono, gli austriaci proteggono, i francesi proteggono, i russi e gli australiani proteggono mentre tutti in Italia possono fare tutto e possono entrare le merci e gli uomini che vogliono, il problema siamo noi che eleggiamo i politici sbagliati, non Trump, non Putin, non la Le Pen.

E per favore non chiamateli barriere, muri o ponti levatoi, che sembrano cose tanto brutte chiamateli come piace a Salvini “controllo sulle merci che entrano e escono”. Per il leader della Lega i dazi di Trump (o altri dazi) non penalizzeranno le imprese italiane perché “se siamo in parità di condizioni il made in Italy non ha rivali nel mondo” il che significa probabilmente che nella visione di Salvini per giocare alla pari dobbiamo imporre dazi per il 100% del valore di qualche prodotto made in USA così ci rimetteranno anche i consumatori che vedranno salire alle stelle i prezzi. Geniale. La cosa interessante, al di là di questi ipotetici dazi è che la guerra commerciale dell’amicoTrump all’Unione Europea (e il suo apparente sostegno a Putin che mira a destabilizzare l’Unione) potrebbe spingere gli europei a stringere rapporti commerciali più stretti con la Cina, paese i cui imprenditori notoriamente non godono dell’ammirazione e della stima dei leghisti.

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