Salvini non trova il tempo di prendere le distanze da Franco Freda neanche nell’anniversario della strage di Piazza Fontana

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-12

Il 12 dicembre di 50 anni fa una bomba esplodeva dentro la Banca dell’Agricoltura facendo 17 morti. L’anno scorso il terrorista nero Franco Freda, considerato il mandante della strage, ha detto che Salvini sarà il salvatore della razza europea. Da allora Salvini non ha ancora trovato il tempo di prendere le distanze da Freda e da tutti quei neofascisti che girano attorno alla Lega

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Oggi ricorre il cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana. Alle 16:37 del 12 del 1969 una bomba esplose all’interno della Banca dell’Agricoltura a Milano. L’esplosione causò 17 morti e 88 feriti e diede vita alla lunga stagione delle stragi. Per quell’attentato – inizialmente gli inquirenti seguirono la pista anarchica che portò all’omicidio nei locali della Questura di Milano dell’anarchico Giuseppe Pinelli – nessuno è stato riconosciuto colpevole. Diverse inchieste però hanno portato alla luce l’esistenza della pista del terrorismo nero, in particolare all’organizzazione neofascista Ordine Nuovo e a due esponenti del neofascismo veneto: il padovano Franco Freda e il trevigiano Giovanni Ventura.

Quando Franco Freda lodava Matteo Salvini

Franco Freda  è stato condannato per una serie di attentati esplosivi ed invece è stato assolto “per mancanza di prove” dall’accusa di aver organizzato la strage di Piazza Fontana. Nel novembre dello scorso anno ha rilasciato un’intervista a Estreme Conseguenze nella quale ha espresso un giudizio molto lusinghiero sull’allora ministro dell’Interno: «È un uomo che non si rende conto, secondo me, del significato che potrebbe assumere, sul piano nazionale e internazionale… Salvini è il salvatore della razza bianca in Europa». E ancora: «Dopo quarant’anni le proteste sono per altri arrivi… è il momento delle destre, è chiaro. Gli italioti, per automatismo, hanno dato il loro consenso a Matteo Salvini: è diventato una specie di vaso non di elezione ma di speranze. Il suo stesso nome è una profezia, Salvini».

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Freda non è certo l’unico neofascista ad apprezzare Salvini. Qualche tempo fa durante un’intervista a Report Maurizio Murelli (condannato a 18 anni per gli scontri del giovedì nero di Milano che nel 1973 portarono alla morte dell’agente di polizia Antonio Marino) e fondatore del Gruppo Orion disse: «io sono tra quelli che ha intuito la potenzialità di sviluppo della Lega. Quell’ambiente lì era culturalmente più debole ma con diverse, con notevoli potenzialità di sviluppo». Un’operazione di egemonia culturale per impiantare nella Lega i semi del fascismo e del nazismo. Semi che secondo Murelli ora hanno iniziato a germogliare. Ci sarebbe poi la vicenda di Gianluca Savoini, ex braccio destro di Salvini del quale sono ormai note le simpatie neonaziste.

In tutto questo però Salvini non ha mai sentito la necessità di prendere le distanze o anche solo di dire che non condivide quanto detto da Freda circa il suo essere il salvatore della razza bianca o dell’Europa. Ed è anche grazie a questo silenzio di Salvini (e della Lega) su certi argomenti, che va di pari passo all’utilizzo e allo sdoganamento di certi termini (sostituzione etnica in primis ma anche di genocidio delle popolazioni italiche) e concetti propri del linguaggio dell’estrema destra (quella di Stormfront e dei suprematisti bianchi che parlano di “white genocide” per intenderci) che la Lega ha coltivato una pericolosa ambiguità di fondo. Salvini è uno che non si sottrae quando deve ricordare che le Brigate Rosse erano comuniste e che dice che per la sinistra «è tutto normale se “i democratici” di sinistra riportano in vita le Brigate Rosse contro di me».

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Se invece un neofascista dice che Salvini è il salvatore della Patria lui non fa nulla per prendere le distanze, per dire che con certe persone e con certi ambienti non vuole avere nulla a che fare. Ed è per questo che oggi ad Agorà il Sottosegretario all’Ambiente e deputato del Partito Democratico Roberto Morassut ha detto «mi piacerebbe che Salvini dicesse una parola che lo distingua dalle parole di Franco Freda, del gruppo di Ordine Nuovo di fatto mandante della strage di Piazza Fontana, quando disse che Salvini è il leader che salverà la razza bianca in Europa». E chissà, magari oggi Salvini oggi dirà qualcosa su Piazza Fontana.

Magari facendo un discorso diverso da quello che fece in Consiglio comunale a Milano il 12 dicembre 2011 quando disse che «ci sono bombe fasciste e ci sono pallottole comuniste io non starei a fare queste distinzioni, la memoria ci serve per andare avanti» e che la verità storica della strage è giusto che venga tramandata «ma che noi perdiamo un pezzo se ci fossilizziamo sul passato» e «se stiamo qui a fare i conti col pallottoliere se negli anni pesanti del terrorismo hanno fatto più morti le bombe nere o le bombe rosse». Salvini invitava a “non esagerare” e a guardare avanti perché le pallottole e le bombe uccidono uguale che siano “rosse” o “nere” e che quando era al liceo il 12 dicembre era una giornata in cui non si andava a scuola concludendo che perché «chi si ostina a ricordare solo una parte di passato guarda solo una parte di futuro». Sarebbe già qualcosa ricordarlo, quel passato.

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