Le sparate di Salvini sull’aborto non sono solo un attacco alle donne: dietro c’è la sanità privata leghista

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-17

Il leader della Lega ieri a Roma se l’è presa con il solito nemico di comodo: i deboli. Nella fattispecie gli immigrati colpevoli di “intasare” il Pronto Soccorso e le donne “né di Roma né di Milano” (ma che vuol dire?) che vanno in Pronto Soccorso per abortire “una soluzione evidentemente incivile”, ha detto Salvini

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Matteo Salvini ieri ha tirato fuori la sua faccia da guerra. Quella del leader che riesce sempre a trovare qualcuno il perfetto capro espiatorio per tutti i mali del Paese. Manco a dirlo sono gli immigrati, in particolare se sono donne e se sono incinte. O almeno questo è quello che ha detto ieri dal palco del Palazzo dei Congressi dove era in corso la manifestazione della Lega “Roma torna capitale”. La campagna elettorale per le amministrative di Roma è ufficialmente partita.

Le chiacchiere da bar di Salvini sugli immigrati che “bivaccano” al Pronto Soccorso

Cosa ha detto Salvini? Ha detto due cose, in particolare. La prima contro gli immigrati la seconda contro le donne (immigrate). «Qua bisogna essere seri, qualcuno ha preso il Pronto Soccorso come il bancomat sanitario per farsi gli affari suoi senza pagare una lira ed è ora di smetterla che ci siano migliaia di cittadini non italiani che campeggiano in Pronto Soccorso. Che hanno preso il Pronto Soccorso come l’anticamera di casa loro. Non è possibile perché non pagano una lira. Alla terza volta che ti presenti, paghi». Salvini, quello che vuole tenere gli ospedali aperti anche di notte e nei fine settimana (ma non sa che lo sono già)  sostiene che ci siano “migliaia di cittadini non italiani” che addirittura bivaccano al Pronto Soccorso. E a pagare sono sempre gli italiani.

Ora, è vero che esiste un problema di sovraffollamento del Pronto Soccorso. Una questione denunciata da tempo dai medici: i cittadini italiani e non si recano al PS anche quando non è necessario intasando un reparto che è fatto soprattutto per rispondere alle emergenze e urgenze mediche e non prestare cura per una semplice influenza. La soluzione? C’è chi sostiene che sia necessario alzare ulteriormente il ticket per le prestazioni di Pronto Soccorso c’è chi invece ritiene sia importante potenziare il ruolo dei medici di famiglia. Perché il Pronto Soccorso si paga già il ticket, ma solo nel caso il paziente sia in “codice bianco”. Non è vero quindi che chi va al Pronto Soccorso “non paga una lira”. O meglio: non paga se viene fuori che le sue condizioni sono tali da giustificare l’accesso al servizio. Certo, meglio sarebbe prima consultare il proprio medico di base.

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Ma indovinate un po’ qual è il partito che ha detto che i medici di famiglia ormai non servono più? Proprio la Lega, per voce dell’ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti che disse , testuali parole, «Nei prossimi cinque anni mancheranno 45 mila medici di base, ma chi va più dal medico di base, senza offesa per i professionisti qui presenti?». Giorgetti sosteneva che ormai i cittadini “saltano” il passaggio dal medico di famiglia per andare direttamente dallo specialista (privato, perché senza prescrizione non puoi fare altro). Le due cose – medico di famiglia e pronto soccorso – sono però connesse. Come evidenziava un’inchiesta de L’Espresso uno dei fattori dell’affollamento dei PS è proprio la mancanza dell’azione di filtro da parte dei medici di famiglia. Chi può si rivolge agli studi privati, chi non può va al PS. E poi magari si scopre che la Lega spinge per la creazione di reparti di Pronto Soccorso privati in Piemonte o che in Veneto c’è una tendenza a privatizzare la Sanità seguendo il modello lombardo, altra regione orgogliosamente governata dalla Lega.

Ma se per legge non si può abortire al Pronto Soccorso perché Salvini ha detto quella frase?

Chissà se Salvini lo sa. E chissà se si è chiesto che senso abbia dire che “dopo tre accessi al PS” devi pagare. Pagare cosa? Un ticket maggiorato? Non è importante. Perché quello che conta è l’attacco contro i cittadini stranieri (che magari pagano le tasse come tutti). Non importa che sia vero. Così come non importa che sia vera l’altra storia che Salvini ha raccontato. Quella delle donne che vanno al Pronto Soccorso ad abortire. Il leader della Lega la racconta così: «mi hanno segnalato delle infermiere e delle dottoresse di Pronto Soccorso che alcune donne né di Roma né di Milano si sono presentate per la sesta volta per una interruzione di gravidanza. Ora io non entro nel merito di scelte che competono solo alla donna. Non è compito mio né dello Stato dare lezioni di morale o di etica a chiunque, ed è giusto che sia la donna a scegliere per sé stessa e per la sua vita, però non puoi arrivare a prendere il Pronto Soccorso come una soluzione ad uno stile di vita evidentemente incivile per il 2020». Un po’ come il tizio che dice “non sono razzista ma..” anche Salvini dice: le donne possono fare quello che vogliono ma è colpa del loro stile di vita incivile. E la Chiesa ovviamente ringrazia.

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Il racconto è perfetto: non c’è una fonte o un dato verificabile (come per la scena del citofono al Pilastro c’è una fonte improbabile che “denuncia”) , c’è la difesa del diritto delle donne ma al tempo stesso la condanna dello “stile di vita incivile” e come sempre le colpevoli non sono di qui. Cosa abbiamo quindi: delle infermiere e dottoresse che ignorando che non si va al Pronto Soccorso ad abortire (salvo casi di emergenza o urgenza, ma evidentemente in quel caso è giustificato) dicono che ci sono delle pazienti che non sono di Roma (e di dove? Frosinone? Viterbo? Terni?) che vanno addirittura “per sei volte” ad abortire. Ora, ad eccezione che si tratti di un’emergenza, non c’è quasi nessun motivo per andare in Pronto Soccorso ad abortire (a meno che nella “statistica” non venga compresa la cosiddetta pillola del giorno dopo, che abortiva non è). Perché la Legge 194 stabilisce con precisione tempi e modi per l’interruzione volontaria di gravidanza, e il PS non è tra questi. A meno che ovviamente quelle donne che si recano in Pronto Soccorso “per abortire” non lo sappiano. E non lo sappiano perché sull’aborto non si fa abbastanza informazione, ad esempio. C’è poi il discorso sugli stili di vita “evidentemente incivili”. Nel 2020 ce ne sono tanti: fumare, bere alcool, mangiare troppi insaccati e carne rossa, abusare di antibiotici: tutti comportamenti che hanno importanti ricadute sulla salute e per i quali – prima o poi – si finisce all’ospedale. Ma forse non è un problema questo per la Lega, vuoi perché i pazienti italiani possono andare al PS tutte le volte che vogliono, vuoi perché la Lega sembra preferire la privatizzazione del servizio sanitario. Così a pagare sono tutti, a potersi curare solo quelli che hanno soldi. Ed è incivile, nel 2020, anche lasciare morire la gente in mare. Ma quello forse è un risparmio: chissà quanti di quei poveracci sarebbero finiti al pronto soccorso.

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