La rivolta M5S contro Di Maio per la guerra a Conte

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-10-19

I parlamentari, terrorizzati dal rischio di perdere il posto, si stringono attorno al premier. Zingaretti aveva già fatto sapere di essere pronto ad andare a elezioni con Conte contro Renzi in caso di guerriglia di Italia Viva al governo, ma adesso usa l’arma delle urne anche contro i grillini

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Dopo la testa di cavallo nel letto di Conte depositata dal MoVimento 5 Stelle tra i grillini c’è maretta. Il post pubblicato sul Blog delle Stelle, che minaccia un Vietnam parlamentare per il governo sulla Legge di Bilancio 2020, ha scatenato una contro-rivolta tra gli eletti che si sentono ormai più fedeli al presidente del Consiglio rispetto che al Capo Politico che li ha portati in Parlamento.

La rivolta M5S contro Di Maio per la guerra a Conte

Forse perché intuiscono che se cade il governo dal Parlamento dovranno sloggiare e sarà difficile, se non impossibile, essere rieletti viste le percentuali di cui gode il M5S nei sondaggi e l’intuibile rivolta che potrebbe seguire nell’elettorato in caso di suicidio grillino dopo quello salviniano. Per questo, fa sapere oggi Annalisa Cuzzocrea su Repubblica, i gruppi parlamentari M5S si contano.

Arrivano, a sostegno di Luigi Di Maio, il sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, Francesco D’Uva, alcuni deputati della commissione Finanze della Camera. In tutto, però, sono 50. Su oltre 300 parlamentari. La chiamata alle armi, per ora, non ha funzionato. Beppe Grillo e Roberto Fico si tengono fuori. La fronda sull’Ilva ha dimostrato quanto i gruppi siano autonomi. Gli schieramenti dentro le Camere sono ancora più complicati di quelli all’interno dell’esecutivo. E potrebbero decidere la partita.

movimento 5 stelle giuseppe conte

I responsabili dei vari uffici stampa & propaganda grillina cercano di avvalorare la tesi che Di Maio sta soltanto seguendo la linea parlamentare allo scopo di placare i facinorosi. Marco Galluzzo sul Corriere della Sera fa sapere che la storia non regge:

La versione che filtra dall’interno del Movimento, dai parlamentari più addentro al cuore pulsante dei gruppi è molto diversa. Da giorni ricevono richieste di fare quella che in gergo viene chiamata «una batteria» contro Conte: ovvero una raffica concordata di messaggi, tweet e comunicati a favore della linea di Di Maio. Ma sono in molti a ribellarsi. Diversi hanno persino scritto messaggini privati di solidarietà al premier.

Si racconta che non siano più di 40 i deputati che condividono le posizioni del capo politico. Con lui ci sono esponenti di peso come Francesco D’Uva e Manlio Di Stefano, come anche Alessio Villarosa e Laura Castelli. Ma se una parte della commissione Bilancio è con lui, le Finanze, che vede tra i membri Carla Ruocco, è fortemente ostile alle sue posizioni.

A questo si aggiunge la difesa di Conte da parte di Marco Travaglio, il quale sembra avere ben chiaro che il MoVimento 5 Stelle sul contante sta seguendo la linea renziana e sulla distinzione tra piccoli e grandi evasioni prevalgono piccole e grandi ragioni elettorali.

La minaccia di andare alle elezioni con Conte

Dall’altra parte della barricata c’è il Partito Democratico: se Zingaretti aveva già fatto sapere di essere pronto ad andare a elezioni con Conte contro Renzi in caso di guerriglia di Italia Viva al governo, ma adesso usa l’arma delle urne anche contro i grillini.

Se il disegno di Di Maio e Renzi — ritenuto peraltro «velleitario» — fosse quello di stressare la situazione e indebolire progressivamente l’esecutivo per arrivare a un cambio in corsa del presidente del Consiglio in primavera, allora è certo che Conte e Zingaretti giocherebbero d’anticipo. È uno schema per certi aspetti noto, se è vero che dieci giorni fa il ministro Guerini — in una riunione di partito— convenne con il leader del Pd: «Se ci provassero — disse riferendosi a Di Maio e Renzi — noi dovremmo tirarci indietro».

nicola zingaretti giuseppe conte

E stavolta sì che il premier si dimetterebbe, e il leader dem lo asseconderebbe, ritirando la delegazione da Palazzo Chigi e dichiarando l’indisponibilità ad altre opzioni di governo, con l’obiettivo di andare subito alle urne. Prima che il referendum formalizzi il taglio dei parlamentari e prima che le Camere modifichino il sistema elettorale.

In tal caso si voterebbe con il Rosatellum, che per Renzi e Di Maio è criptonite, siccome li costringerebbe a schierarsi in un sistema di alleanze. Ecco il motivo per cui Zingaretti insiste su una coalizione con M5S, che a suo giudizio sarebbe «competitiva» nella sfida con Salvini. E per quanto Di Maio respinga per ora le avances, non è a lui che vengono rivolte. Ma a Conte.

La guerra potrebbe portare alla caduta del governo? Improbabile, per adesso, perché in realtà a tutti conviene guadagnare tempo per la nuova legge elettorale: votare con il Rosatellum consegnerebbe il paese a Salvini e costituirebbe la fine del mandato politico di Di Maio. Poi la legislatura successiva sì che potrebbe durare cinque anni. In cui entrambi, PD e M5S, potrebbero rimanere a guardare.

Leggi anche:  La testa di cavallo che il M5S fa ritrovare nel letto di Conte

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