Fact checking

Ecco a voi le coperture di Salvini per la Flat Tax (che non coprono nulla)

Giovanni Drogo 28/06/2019

Qualche giorno fa Salvini diceva che per la Flat Tax «servono almeno 15 miliardi che sono già trovati», ma i conti non tornano. Ieri il ministro dell’Interno l’ha sparata ancora più grossa dicendo che sono stati trovati oltre 38 miliardi di euro. Indovinate un po’, non ci sono nemmeno quelli.

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Qualche giorno fa il Viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia (Lega) aveva fatto sapere che le coperture per la Flat Tax ci sono. Garavaglia però non aveva voluto dire dove e quali fossero perché temeva – testuale – che Di Maio gliele potesse rubare. Oggi possiamo dire con un buon margine di sicurezza che Garavaglia stava scherzando. Non sul fatto che il vicepremier pentastellato gli potesse “rubare” le coperture ma sul fatto che queste esistano realmente.

Fermi tutti, Salvini ha trovato le coperture per la Flat Tax

Possiamo dirlo perché ieri a Diritto e Rovescio Matteo Salvini ha elencato le coperture per le prossime manovre spiegando dove troverà i soldi per fare la Flat Tax (che secondo lui aiuta la povera gente).  Il ministro dell’Interno, che nei giorni scorsi aveva rilasciato preoccupanti dichiarazioni sulla ricchezza nelle cassette di sicurezza, ribadisce che non vuole mettere le mani nelle tasche degli italiani. Parla infatti di coperture del tutto inesistenti allo stato attuale come il «recupero dell’evasione dei grandi evasori», sulla quale non c’è alcuna certezza circa la possibilità di iscrivere a bilancio oggi le cifre derivanti dal recupero dell’evasione, perché i contenziosi possono durare anni.

Ma non ci sono solo quelle, di coperture. C’è anche la Pace Fiscale (ovvero il condono del governo Conte). Secondo Salvini solo da quel provvedimento è possibile recuperare 38 miliardi di euro. Una cifra che non solo consentirebbe di fare la tassa piatta (che costa tra i 10 e i 15 miliardi di euro) ma anche evitare l’aumento dell’Iva (23 miliardi di euro). Salvini dice che si stimano «38 miliardi di introiti» dalla rottamazione delle cartelle. Ma è una balla.

Perché quelle di Salvini non sono vere coperture

Il calcolo di Salvini è decisamente ottimistico. Perché se è vero che gli incassi per il saldo e stralcio ammontano a 8,7 miliardi di euro (per 3,5 milioni di cartelle) e quelli per la rottamazione ter a 29,5 miliardi (per oltre 9,4 milioni di cartelle) è anche vero che da quelle somme vanno tolte le sanzioni  facendole scendere a 6,5 miliardi e di 21,1 miliardi. E non è finita qui perché quegli incassi non sono annuali ma sono spalmati su cinque anni e sono già stati utilizzati per coprire le spese.

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In pratica Salvini sta usando gli stessi soldi due volte, un miracolo.  Il costo della flat tax invece è per ogni singolo anno e quindi significa che ogni anno (ammesso che si faccia) vanno trovati quei soldi, tanti soldi. Anche per l’aumento dell’Iva la situazione non è differente. Finito qui? Assolutamente no, perché quei circa 27 miliardi non saranno i soldi che lo Stato eventualmente potrebbe incassare (il condizionale è d’obbligo).

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Per quanto riguarda il saldo e stralcio considerando che il pagamento previsto è tra il 16 e il 35% si può stimare un incasso finale per lo Stato variabile tra 1,04 e 2,27 miliardi. Per la rottamazione ter la questione è ancora più complessa perché – incredibile a dirsi! – c’è chi vi aderisce solo per prendere tempo e bloccare pignoramenti e contenziosi ma poi non paga effettivamente il dovuto. Ma niente paura, Salvini ha anche altre idee per trovare le coperture. Ad esempio «le privatizzazioni, è pieno di palazzi che lo Stato non utilizza più e che possono essere messi sul mercato».

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Anche qui non sono certo soldi che lo Stato incassa subito, e per ottenere 38 miliardi di euro in questo modo significa vendere più di qualche palazzo. Mettere sul mercato così tanti beni e immobili rischia però di portare ad una svalutazione degli stessi. Cosa resta? Salvini non lo dice ma oltre ai soldi per la Flat Tax e l’Iva (di cui non parla più) bisogna trovare anche i 10 miliardi che chiede l’Unione Europea. Cosa resta? Salvini dice che il resto arriverà «dal lavoro, perché se gli italiani non lavorano non pagano le tasse», ma di nuovo si tratta di soldi che lo Stato potrebbe avere forse in futuro, non sono coperture vere e proprie. La spending review? Ormai si è tagliato il tagliabile, rimangono invece i tagli lineari (che indovinate un po’ chi andranno a colpire principalmente) e un aumento delle tasse.

Leggi sull’argomento: Carola Rackete indagata (ma – sorpresa! – non per il decreto sicurezza bis)

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