Il gioco delle tre carte del bonus degli 80 euro per finanziare la Flat Tax

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-06-24

I leghisti continuano a rispondere “è lunedì” alla domanda “dove troverete i soldi per fare la Flat Tax”. Oggi il viceministro dell’Economia Garavaglia ha detto che non lo vuole dire perché ha paura che Di Maio gli rubi le coperture. Ma dove potrebbero mai trovare Salvini&Co i 15 miliardi di euro necessari per mantenere la promessa? C’è chi pensa ad un simpatico trucchetto contabile

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Il tormentone dell’estate 2019 è la Flat Tax. Matteo Salvini la vuole così tanto che continua ad abbassarne il costo. Partito da 30 miliardi qualche giorno fa ha detto che per fare quello che ha in mente gliene bastano dieci. La domanda però non è quanto ma come. Perché sia che si tratti di 30 miliardi sia che si parli di “solo” 10 miliardi il problema è che i soldi non ci sono. E questo è solo uno dei problemi, l’altro è che la tassa piatta è una misura che andrà a vantaggio dei più abbienti finendo così per aumentare le disuguaglianze sociali. Chissà cosa ne potrà pensare la Corte Costituzionale in proposito.

L’ipotesi di scambio tra 80 euro e Flat Tax

In che modo quindi Salvini pensa di far saltare fuori quei dieci miliardi? La sceneggiatura della telenovela del Cambiamento prevede ancora numerose puntate dove i protagonisti litigheranno tra loro, con l’Unione Europea oppure si dedicheranno ad altro preoccupandosi di vietare con misure via via più assurde di far sbarcare i migranti sulle nostre coste. C’è però chi scommette che alla fine i soldi si troveranno e che la Flat Tax si farà sul serio. Salvini non è disposto a mettere nel cassetto questa promessa. E allora come potrebbe realizzarla?

marattin 80 euro salvini flat tax - 1

Secondo il deputato PD Luigi Marattin il governo troverà i soldi necessari togliendo il bonus IRPEF degli 80 euro (che vale appunto una decina di miliardi di euro) e qualche altra detrazione. Certo qualcuno si lamenterà perché gli 80 euro fanno comodo ma dal momento che è una misura “renziana” difficilmente nella maggioranza ci saranno quelli che avranno il coraggio di difenderla. Il gioco delle tre carte inizia: una volta “risparmiati” quei dieci miliardi sarà possibile procedere con l’introduzione della “Flat Tax”.

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Qualcuno sarà scontento, perché degli 80 euro ne beneficiano i redditi più bassi e qualcuno invece festeggerà perché invece gli rimarrà in tasca qualcosa di più. Curiosamente è proprio a partire dalla soglia di reddito in cui il bonus degli 80 euro non viene più erogato (sopra i 25 mila euro annui) che la Flat Tax diventa conveniente per il contribuente. Continua Marattin: «a livello formale/contabile, quest’operazione abbasserà la pressione fiscale dello 0,6% del Pil: è noto infatti che gli 80 euro, contabilmente, sono maggiore spesa e non minore entrata. Se li si trasforma in detrazione, si può formalmente vantare di aver ridotto la pressione fiscale, anche se per i conti di fine mese delle famiglie italiane non cambia un fico secco».

Massimo Garavaglia e le coperture dei segreti

Ora naturalmente questa è solo l’ipotesi di un deputato dell’opposizione. Perché non è assolutamente immaginabile che un contribuente (che è anche un elettore) si faccia infinocchiare così. Chi sarebbe contento di scoprire che il governo con una mano gli ha tolto il bonus Irpef di Renzi per regalare un abbassamento delle tasse a quelli che prendono più di lui? Pochi, e tra quelli che hanno un reddito fino ai 25mila euro probabilmente nessuno. Il giochetto contabile-propagandistico però potrebbe funzionare, se non altro per poter portare “a casa” un’altra promessa del contratto: quella di abbassare la pressione fiscale. Per la gioia di tutti coloro che potranno dire che la Lega mantiene le promesse e abbassa le tasse.

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L’aspetto comico di questa vicenda è incarnato oggi dal viceministro leghista dell’Economia Massimo Garavaglia che oggi intervistato a Circo Massimo su Radio Capital non ha risposto alla domanda sulle coperture per la tassa piatta. «Quali sono le coperture della flat tax? Non le dico altrimenti Di Maio me le ruba» ha detto uno di quelli che dovrebbe spiegare agli italiani (e non solo a Di Maio) dove la Lega intende trovare i soldi.  Forse al governo pensano di essere come quando a scuola non si voleva far copiare il compito al compagno antipatico? Eppure dovrebbero lavorare tutti allo stesso obiettivo. A stretto giro di posta la replica del vicepremier pentastellato il quale da Taranto fa sapere che «Non è il caso di giocare a nascondino con 15 miliardi per fare la flat tax, non devono dirlo a Di Maio ma a tutti gli italiani».

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Di Maio ha anche aggiunto di sperare che «siano 15 miliardi freschi, di risorse che non tolgono nulla agli italiani», un’affermazione che sembra escludere una rimodulazione degli stanziamenti per gli 80 euro. Per il M5S la priorità è quella di disinnescare le clausole di salvaguardia sull’aumento dell’Iva. Già, perché la Lega ha promesso di non far aumentare l’Iva e di fare la Flat Tax, ma c’è una certa reticenza a dire dove sono i soldi.

Leggi sull’argomento: Come Giorgetti e Borghi giocano con i minibot per non parlare di Flat Tax e IVA

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