Il governo del cambiamento punta sulle privatizzazioni (honeste?)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-11-14

Nella replica a Bruxelles l’esecutivo promette una clausola di salvaguardia sul deficit e annuncia vendite di beni dello Stato per 18 miliardi. Ma il M5S non era contrario?

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Un piano (teorico) di privatizzazioni per 18 miliardi di euro e una clausola anti-sforamenti: nella lettera che il governo ha inviato ieri a Bruxelles in risposta a quella della Commissione Europea che minacciava una procedura d’infrazione ci sono solo queste due “concessioni” alle richieste dei commissari, che quindi ora potranno muoversi per il nostro disavanzo già da novembre secondo un percorso già tracciato.

Il governo del cambiamento punta sulle privatizzazioni

Al momento il deficit programmatico del 2019 rimane al 2,4%, con l’obiettivo di crescita dell’economia che resta confermato all’1,5%: il MEF nei giorni scorsi aveva parlato della possibilità di limarla all’1,2% per andare incontro alla Commissione Europea, ma alla fine – e nonostante i segnali dall’economia siano chiarissimi – ha lasciato andare anche questa possibilità di mediazione. C’è però un segnale sul deficit: un nuovo capitolo di spesa inserito ieri dall’esecutivo riguarda gli interventi per far fronte al dissesto idrogeologico e al maltempo, valutati in 5 miliardi, e che il governo chiederà di scomputare dal disavanzo in quanto «eccezionali». Il deficit potrebbe così essere ridotto dal 2,4 al 2,2% del prodotto interno lordo.

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La lettera del governo a Bruxelles (Corriere della Sera, 14 novembre 2018)

Poi c’è il piano di privatizzazioni. L’obiettivo è di fare 18 miliardi di euro nel triennio, per accelerare la flessione del debito (al 126 % del pil nel2021).E c’è l’impegno a tenere bloccato il deficit con una clausola automatica di controllo sulla spesa. Inutile dire che i risultati raggiunti negli anni passati mostrano però che l’obiettivo del governo, 18 miliardi di incassi nel solo 2019, è complicato da raggiungere. Secondo i dati del Def del 2018 e di quelli degli anni precedenti il bottino è stato assai più magro: dal 2010 al 2017, in otto anni, l’incasso totale è stato di 8,7 miliardi di euro. Di questi, nell’ultimo triennio, sono entrati soltanto 2,5 miliardi.

Le privatizzazioni e il M5S

Inutile dire che da anni il MoVimento 5 Stelle si batte contro le privatizzazioni. Un post sul Blog delle Stelle nel 2013 le contestava: “Invece di tagliare le spese inutili e i privilegi con la cessione delle aziende si rinuncia alle quote future di dividendi e si cede il controllo di pezzi dello Stato al mercato. Chi ha dato il permesso a Capitan Findus Letta di dismettere dei beni che appartengono ai cittadini? Questo personaggio non è stato eletto da nessuno. Non ha neppure partecipato alle primarie del suo partito. Non ha legittimità popolare. Se ne deve andare. No alle privatizzazioni. Lo Stato e i suoi beni sono dei cittadini, non dei politicanti. In alto i cuori!”.

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Il valore del debito e della spesa per interessi prevista nei programmi di bilancio 2019 (Il Sole 24 Ore, 7 novembre 2018)

Nel programma presentato agli elettori per le urne del 4 marzo la linea veniva ribadita para para: “Il Movimento non crede che le privatizzazioni possano ridurre in maniera efficace lo stock di debito pubblico per questo vogliono “subordinare il processo di privatizzazione sia di Ferrovie dello Stato S.p.A. che delle altre società a controllo pubblico ad un ampio confronto tra Governo e Parlamento e ad una seria e verificabile analisi dei possibili esiti e degli effetti economici, industriali, occupazionali e sociali attesi dai processi di privatizzazione in corso, anche al fine di rivedere la decisione di vendere asset vincenti del patrimonio pubblico per il solo fine di pervenire ad una minima riduzione dello stock di debito pubblico, scelta perdente nel medio e lungo periodo”.

Leggi sull’argomento: De Falco manda sotto il governo sul condono per Ischia

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