Fact checking
Per Libero la tampon tax è una “pretesa” della Boldrini
Giovanni Drogo 14/11/2019
La redazione del quotidiano diretto da Vittorio Feltri ha partorito un leggiadro articoletto dove si ridicolizza la richiesta delle donne di abbassare l’IVA sugli assorbenti e sui prodotti igienici femminili, che oggi sono tassati come beni di lusso, facendola passare come un’idea della solita Boldrini
«Forse il ciclo di Giuseppe Conte è destinato a finire. Quello delle signore no. Così il presidente del Consiglio si fa altre nemiche. Ogni ventotto giorni». Se Libero fosse un giornale satirico l’articolo di Salvatore Dama sarebbe il più bel pezzo dell’anno. Ha tutto: punchlines, una metrica quasi rap, calembour e giochi di parole. C’è un problema però, anzi due. Il primo è che Libero non è un giornale satirico. Il secondo è che l’articolo parla di una cosa seria: la tampon tax, la tassa sugli assorbenti.
Quelle battutine sessiste che sviliscono la battaglia per abbassare l’IVA sugli assorbenti
O meglio: la richiesta di abbassare l’IVA sugli assorbenti dal 22% attuale ad un più umano 5%. Non è una pretesa assurda: le donne sono costrette a comprare gli assorbenti, non lo fanno per vezzo è una necessità. Lo Stato però tassa gli assorbenti come prodotti di lusso. Anzi, lo Stato (grazie al governo Lega-M5S) tassa certi prodotti di lusso come i tartufi meno degli assorbenti. A farsi promotrice in Parlamento della battaglia per abbassare l’IVA sugli assorbenti è Laura Boldrini il cui emendamento dal decreto fiscale che chiedeva di ridurre al 10% l’IVA su assorbenti e prodotti igienici femminili è stato dichiarato inammissibile dalla Commissione Finanze della Camera.
Libero, che di sicuro non ha mai nutrito particolari simpatie per l’ex presidente della Camera titola: «Boldrini scatenata. Pretende sconti sugli assorbenti». Logico: Laura Boldrini è una donna quindi pretende, quasi si trattasse di dover acquistare l’ultima borsetta di grido. Ed è scatenata, perché si sa che le donne sono tutte un pochino isteriche. Il titolo già da solo contribuisce a banalizzare un problema serio. Una battaglia che non è solo di Laura Boldrini ma di tutte le donne.
L’articolo se possibile è ancora peggio. Perché la continua ricerca del gioco di parole ha un unico effetto: ridicolizzare quella che è una battaglia di civiltà. Perché in un paese civile le donne non dovrebbero essere costrette a pagare gli assorbenti come se fossero prodotti di lusso. Eppure Libero ci delizia con passaggi come questo:
La commissione Finanze della Camera ha cassato circa 300 emendamenti sugli oltre 900 totali. Tra i bocciati c’è anche la misura “tampone”. Manca la copertura per offrire una agevolazione alle donne con le loro cose. Comprensibile in questo caso il nervosismo. La Ta(mpa)x free resta un’illusione.
Le donne sono nervose perché hanno le loro “cose”. Lineare. Ma non finisce qui perché, si legge, che «resta l’ipotesi che la proposta possa essere inserita in un maxiemendamento assorbente le principali richieste della maggioranza» anche se il ministro Roberto Gualtieri «si trova a gestire un flusso abbondante di proposte di modifica, molte delle quali arrivate da Pd e M5s». Battute che sicuramente strappano un sorriso, ma che denotano un certo sessismo di fondo che sicuramente non è estraneo al direttore del quotidiano che in passato ci ha regalato prime pagine come quella sulla patata bollente di Virginia Raggi. Chi legge capirà nell’ordine che la richiesta di abbassare l’IVA è una battaglia di Laura Boldrini (il buonismo incarnato per alcuni detrattori) e che è un po’ una faccenda ridicola, e a questo contribuiscono le continue allusioni e battutine dell’autore dall’articolo. In fondo da che mondo è mondo le donne hanno le mestruazioni, perché lo Stato dovrebbe rinunciare ad incassare l’IVA proprio ora?
A margine Libero recupera una dichiarazione della deputata M5S Vita Martinciglio (anche lei tra le firmatarie dell’emendamento presento dalla Boldrini) che rivendica la primogenitura pentastellata della richiesta di abbassare la tassa sugli assorbenti. In realtà non solo la prima proposta di legge venne presentata da Pippo Civati di Possibile ma a marzo scorso la viceministra dell’Economia Laura Castelli raccontava che l’Iva non si poteva abbassare per colpa dell’Unione Europea. Era una balla. A maggio invece Francesco D’Uva (sempre del M5S) pretendeva di dire alle donne quali prodotti usare con un «poi lamentiamoci che l’inquinamento aumenta che l’effetto serra aumenta!». E allora il PD evidentemente non lo poteva usare.
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