I bancomat e le penalizzazioni per chi usa il contante

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-09-28

Larga è la foglia ma stretta è la via della legge di bilancio: il governo pensa di introdurre penalizzazioni per chi paga in contanti e far salire selettivamente l’IVA su alcuni prodotti. Ma sarebbe un errore politico

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Lunedì arriverà finalmente la Nota di Aggiornamento al Documento di economia e finanza che consentirà di scoprire i primi tratti della Legge di Bilancio del governo M5S-PD. E in attesa che vengano messe nero su bianco, il Messaggero ci fa sapere che il Conte Bis pensa non solo a un meccanismo di sconti per chi paga con il bancomat ma anche a penalizzazioni per chi non lo fa.

Il governo pensa di penalizzare chi usa il contante?

Ovviamente questo meccanismo è molto diverso da ciò di cui si è parlato in questi giorni, ovvero di incentivare l’uso della moneta elettronica per rendere più difficile la “piccola” evasione fiscale. Ma il cambio di prospettiva deriva da un ragionamento piuttosto semplice: l’incentivo all’uso del contante non garantisce nell’immediato maggiori entrate, ma di queste c’è bisogno per far quadrare i conti e annullare anche le clausole di salvaguardia dell’IVA, che infatti di oggi, in quella che costituirebbe la prima promessa mancata del governo giallorosso, si pensa di far salire selettivamente. Anzi, gli incentivi sono costosi anche perché dovranno incentivare gli italiani a cambiare abitudini. Sia quelli sotto forma di credito d’imposta per gli esercenti sia il cashback a beneficio dei consumatori.

come cambia l'IVA
L’IVA e le posizioni in campo (Repubblica, 28 settembre 2019)

Ed anche l’eventuale emersione di gettito aggiuntivo, grazie alle transazioni che escono dal “nero”, avrebbe bisogno di un po’ di tempo. L’idea, spiega oggi Luca Cifoni, è quindi applicare, accanto allo sconto per i pagamenti tracciabili, una penalizzazione per quelli che passano ancora per la carta moneta. Ad esempio (ma le percentuali sono ancora oggetto di valutazioni e simulazioni) il premio potrebbe essere del 3 per cento a fronte di un aggravio dell’1: chi usa bancomat e carte di credito avrebbe quindi un vantaggio del 4 per cento.

Ma quindi l’IVA con il governo M5S-PD aumenta?

Inutile dire che il progetto del ministero dell’Economia pone problemi politici di spessore. E aprirebbe questioni complesse alla vigilia di un voto importante come quello in Umbria, dove si testerà la tenuta dell’asse M5S-PD.

Da una parte si verrebbe meno all’impegno di non rialzare l’imposta sui consumi, anche se solo per alcuni cittadini e magari limitatamente un certo sottoinsieme di beni e servizi. Dall’altra va tenuto presente che l’Iva risponde a regole europee le quali non permettono ad esempio di differenziare le aliquote oltre un certo limite. Quindi la via maestra per applicare lo schema incentivo/disincentivo sarebbe comunque un incremento generalizzato dell’attuale livello della tassazione, sul quale calcolare poi i benefici per la moneta elettronica.

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Come avvengono le transazioni in Italia (Il Messaggero, 28 settembre 2019)

Il tutto andrebbe ad accoppiarsi con il nuovo piano sull’IVA: sterilizzare 17 miliardi di aumento dell’Iva invece dei 23,1 previsti, elevare selettivamente l’aliquota intermedia dal 10 al 13% per alcuni prodotti, accorpare in una nuova aliquota dell’8% alcuni generi esenti o attualmente al 4% e magari altri che oggi sono tassati al 10%. I 17 miliardi sarebbero impiegati per impedire – come previsto dal 1° gennaio 2020 in assenza di correzioni – l’aumento dal 22 al 25,2% dell’aliquota più alta, quella cosiddetta ordinaria. Come spiega oggi Repubblica:

I risparmi verrebbero dall’aliquota intermedia, attualmente al 10 e che dovrebbe salire al 13 per cento: tanto per avere un’idea, tenere una aliquota ridotta al 10 invece che al 22, praticando dunque uno sconto, costa attualmente allo Stato 30,3 miliardi l’anno. Nella fascia del 10% ci sono una serie di attività definite a rischio di evasione sulle quali l’Iva verrebbe aumentata per tutti quelli che pagano in contanti e sterilizzata parzialmente con credito d’imposta per chi farà invece pagamenti “tracciabili”.

Proprio la tracciabilità farà aumentare la base imponibile e ridurrà l’evasione, dando maggiore gettito. La scelta più difficile – e ancora da fare – riguarderebbe carne, pesce e crostacei, pollami e salumi: l’aumento al 13% di questi generi darebbe al Fisco oltre un miliardo. Il riordino potrebbe essere completato con l’introduzione di una nuova aliquota all’8%, dove potrebbero transitare anche alcuni prodotti oggi al 4%, che non abbiano rilevanza sociale. Potrebbero, ad esempio, essere accorpati i biscotti che sono al 9% e la pasta che sta al 6% di Iva.

Intanto il nuovo ciclo di revisione della spesa dovrebbe garantire almeno un miliardo in più a carico dei bilanci dei ministeri. Anche lasciando correre il deficit fino al 2,2 per cento del Pil o anche al 2,3, resterebbero in ogni caso risorse da reperire. E lunedì arriverà il quadro macroeconomico, con la crescita del 2020 fissata allo 0,4-0,5 per cento del Pil (salvo una limitata spinta delle misure di politica economica)e il disavanzo per l’appunto poco al di sopra del 2 per cento. Per completare la stesura del disegno di bilancio e del probabile decreto legge in materia di fisco resteranno poi una ventina di giorni.

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