Fact checking
Paragone va a Cartabianca a fare il leghista e nel M5S nessuno lo caccia
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2019-09-25
Qualche anno fa era impensabile per un pentastellato addirittura andare in televisione. Oggi nel M5S non solo è la norma andare nei talk show ma sembra concesso violare i regolamenti interni e non votare la fiducia al governo e addirittura andare in televisione per fare l’avvocato del governo precedente, quello con la Lega
C’era un tempo in cui i parlamentari del MoVimento 5 Stelle si facevano chiamare cittadini-portavoce. In quel periodo gli eletti del M5S non potevano andare in televisione e se lo facevano venivano espulsi. Perché la comunicazione si faceva in Rete. Poi le cose sono cambiate. Il MoVimento è diventato non solo un partito che si confronta con i giornalisti (secondo modalità ben precise) ma addirittura si stanno aprendo spazi per esercitare il dissenso.
Ma come mai Paragone non si è ancora dimesso dal M5S?
Una cosa fino a pochissimo tempo fa impensabile. Ma grazie a Gianluigi Paragone anche il sogno di un M5S meno totalitario può diventare realtà. L’ex direttore de La Padania come è noto non ha votato la fiducia al Governo Conte: si è astenuto ma in base allo statuto del gruppo parlamentare pentastellato andrebbe espulso. Dal momento che non risultano avviate le pratiche per l’espulsione Paragone continua a picconare il governo sostenuto dal suo partito. Ad esempio due giorni fa a Quarta Repubblica da Nicola Porro ha definito «un tradimento e un patto molto squallido» l’ipotesi di alleanza “civica” con il PD in Umbria.
Ieri su Rai Tre a Cartabianca Paragone è tornato a fare il dissidente. Sostiene infatti che finché gli sarà data la possibilità di dissentire non ha motivo di andarsene dal M5S. Invero sta dicendo che non se ne andrà finché non lo cacciano. Ma davvero il MoVimento può tollerare ancora a lungo la sempre più ingombrante figura del senatore di Varese? Ad esempio ieri sera da Bianca Berlinguer più che un esponente del 5 Stelle Paragone sembrava uno della Lega. Ne aveva per tutti ovviamente ma soprattutto contro il governo dove il suo partito ha la quota di maggioranza ed esprime il Presidente del Consiglio.
La logica di potere del M5S e la logica della poltrona di Paragone
Paragone ritiene infatti che il Conte bis sia «un governo di sistema, di Palazzo, è un governo che ha prescindere dalla durata dell’esecutivo terrà puntellata la legislatura». Il che è la stessa cosa che dice Salvini quando parla di inciuci, di patti per la poltrona e accusa di tradimento i poltronari del M5S. Paragone insiste: «ormai siamo entrati in una logica di potere. Questo è un governo che andrà avanti con il pilota automatico di Mario draghi, è un governo perfettamente europeista: farà le riforme che chiede l’Europa». Ma dov’era Paragone quando Tria (il ministro dell’Economia voluto dalla Lega) prometteva all’Europa le riforme richieste? Dov’era Paragone quando votava la fiducia al governo gialloverde, che nacque esattamente allo stesso modo di quello M5S-PD? NOn è dato di saperlo. Quello che è certo è che ieri sera Paragone ha usato argomentazioni molto simili a quelle della Lega. Ad esempio l’attacco a Lussemburgo, Malta e Olanda perché sono dei «paradisi fiscali legalizzati dall’Europa». Ma cosa ha fatto la Lega per risolvere quel problema?
L’attacco ai giornalisti (di Repubblica) accusati di nascondere i migranti morti ora che è cambiato il governo perché nascondo in fondo ad un articolo la notizia della morte di un migrante trovato morto nella Dora a Bardonecchia. Secondo Paragone questa notizia con il governo precedente sarebbe finita in prima pagina mentre ora finisce nella coda di un articolo che parla della distensione tra Di Maio e Macron dopo la vicenda dei Gilet Gialli. Quello che Paragone non dice è che la notizia del ritrovamento risale al 7 settembre (ed è stata ampiamente data sui giornali) e che il cadavere dell’uomo era in avanzato stato di decomposizione quindi il decesso risale a diversi giorni prima (il Conte bis ha giurato il 5 settembre). Siamo al paradosso: un senatore del M5S utilizza la notizia di una morte che in tutta onestà è difficile attribuire alle politiche del nuovo esecutivo per attaccare il governo sostenuto dal suo partito. Dov’era Paragone quando i migranti morivano nel Mediterraneo mentre Salvini era ministro? Non risulta che gli oltre mille migranti annegati nei 14 mesi di governo gialloverde siano finiti tutti in prima pagina, anzi. Se il Senatore Paragone ci tiene così tanto a difendere la Lega, perché non va con la Lega? Un conto è fare il dissidente, un conto è rimpiangere il governo precedente, un altro è continuare ad attaccare il governo.
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