Coronavirus: i nuovi divieti del governo su parchi e seconde case

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-03-21

L’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza impone nuovi divieti per l’emergenza SARS-COV-2 e per COVID-19. Nel mirino finiscono passeggiate, corsette, parchi e seconde case. Le nuove regole valgono fino al 25 marzo

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Dopo i decreti arriva l’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza per imporre nuovi divieti per l’emergenza SARS-COV-2 e per COVID-19. E dopo aver clamorosamente cambiato idea sullo stop ai supermercatiforse perché era un evidente errore – nel mirino finiscono passeggiate, corsette, parchi e seconde case. Le nuove regole valgono fino al 25 marzo, ovvero fino alla scadenza del decreto che portava la prima stretta.

Coronavirus: i nuovi divieti del governo su parchi e seconde case

Dopo gli oltre 600 morti annunciati dalla Protezione Civile nel consueto bollettino, il documento firmato dal ministro Roberto Speranza contiene misure« urgenti» in vigore da oggi fino al 25 marzo ed è composto da due articoli soltanto, con i quali il governo restringe ancora un poco le libertà personali. Altre norme più rigide sono allo studio e saranno probabilmente contenute in un nuovo decreto, che dovrebbe recepire l’allarme della Lombardia. Spiega oggi il Corriere della Sera:

Al primo comma dell’articolo 1 è scritto che «è vietato l’accesso ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici». «Non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto —si legge nell’ordinanza —. Resta consentito svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché nel rispetto di almeno un metro da ogni altra persona». Limitazioni anche per raggiungere le seconde case. I bar delle stazioni ferroviarie e delle aree di servizio chiuderanno, mentre resteranno aperti sulle autostrade per vendere «solo prodotti da asporto».

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Anche le passeggiate con il cane potranno essere effettuate nei limiti della propria abitazione. Si è poi deciso di «chiudere gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande, posti all’interno delle stazioni ferroviarie e lacustri, nonché nelle aree di servizio e rifornimento carburante, con esclusione di quelli situati lungo le autostrade, che possono vendere solo prodotti da asporto da consumarsi al di fuori dei locali; restano aperti quelli siti negli ospedali e negli aeroporti, con obbligo di assicurare in ogni caso il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro». Poi ci sono le seconde case: l’ordinanza mira a impedire che le persone possano trasferirsi, in particolare nel fine settimana o durante le festività. E infatti «nei giorni festivi e prefestivi, nonché in quegli altri che immediatamente precedono o seguono tali giorni, è vietato ogni spostamento verso abitazioni diverse da quella principale, comprese le seconde case utilizzate per vacanza». Dunque nessun trasferimento dal venerdì al lunedì. E negli altri giorni soltanto per motivi gravi di lavoro o familiari.

I divieti e il Coronavirus

I numeri sono ormai impressionanti: nelle ultime 48 ore si sono ammalate 9.150 persone e le vittime sono state oltre mille. In tutto il paese ci sono 37.860 uomini, donne e bambini con il virus, 2.655 dei quali in terapia intensiva. Ma non solo: 3.359 malati, poco meno del 10% sono medici; da giovedì sono aumentati di 659 unità. Nella nuova stretta non rientra invece una riduzione dell’orario dei supermercati o la chiusura di quelli nei centri commerciali, ipotizzata in un primo momento e criticata da Matteo Renzi. Si è valutato che chiudere negozi di prima necessità o ridurne l’orario avrebbe provocato maggiori assembramenti durante gli altri giorni e, quindi, avrebbe avuto un effetto controproducente. Verranno invece chiusi i negozi di alimenti e bevande in stazioni e porti e nelle aree di servizio ad eccezione di quelle sulle autostrade. Il governo non ha invece previsto per il momento un inasprimento delle sanzioni per chi viola i divieti, anche se nelle ultime 24 ore sono state denunciate 9.600 persone, il nuovo record dall’entrata in vigore delle misure. Ma su questo insiste il capo della Polizia Franco Gabrielli e non è escluso che si interverrà nei prossimi giorni: l’articolo 650 del codice penale, quello che introduce le sanzioni per chi viola le misure di contenimento previste dai decreti governativi, dice, “in questo momento è assolutamente insufficiente”, servono “sanzioni più efficaci. Le cose che stiamo vedendo ci consegnano un paese in parte attento e rispettoso, che fa sacrifici, e in parte che vive una seconda vita, una condizione di assoluta spensieratezza che è ingiuriosa nei confronti dei medici, degli infermieri e di chi sta conducendo una battaglia contro la morte”.

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C’è poi una stretta su Roma. La polizia locale ha predisposto posti di blocco a macchia di leopardo già da venerdì sera e un rafforzamento straordinario, soprattutto a sud, da domani. Rigorose anche le modalità adottate: la disposizione del Comando Generale della Polizia locale di Roma prevede la predisposizione di “imbuti delimitati con coni flessibili” per fermare “tutti i veicoli e non semplicemente a campione al fine di verificare la legittimità degli spostamenti”. “I veicoli – si legge nella disposizione di servizio – devono essere tutti accodati e devono essere tutti sottoposti a controllo. La eventuale fila di veicoli deve interrompersi solo in presenza di evidente situazione di pericolosità e sicurezza della circolazione”. Inoltre in caso di violazione delle prescrizioni per contenere il coronavirus, è precisato, “si procede a formale identificazione ed elezione di domicilio per poi predisporre comunicazione di notizia di reato per la violazione dell’ articolo 650 cp”, ovvero violazione delle disposizione dell’autorità. “In nessun caso – precisa la disposizione di servizio della Polizia Locale di Roma- sono previste misure precautelari personali o reali sul veicolo che mai potrà essere sottoposto a sequestro”. Per ogni posto di blocco vengono assegnati due veicoli. E sempre nell’ottica di frenare eventuali fughe al mare i comuni del litorale romano, Anzio, Ardea, Nettuno, Pomezia, hanno disposto la chiusura delle spiagge fino al 3 aprile. Oggi in una riunione via Skype i primi cittadini hanno deciso di vietare qualsiasi attività sugli arenili di Torvaianica, Ardea, Anzio e Nettuno. Di fatto diventa off limits tutto il tratto di spiaggia che si estende da Torvaianica a Nettuno, ovvero la meta di week end e vacanze di molti romani perché è il tratto balneare più vicino alla Capitale. Inoltre sono stati intensificati ulteriormente i controlli coordinati dei confini territoriali, da parte delle Forze dell’Ordine, per garantire il rispetto delle misure adottate dal Governo, evitando assembramenti e spostamenti non autorizzati da un Comune all’ altro.

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