La riduzione dell’orario di apertura dei supermercati serve a qualcosa o no?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-20

Da una parte c’è chi spiega che se si tengono aperti i negozi per meno ore al giorno le persone tenderanno a fare la spesa nelle stesse ore aumentando il “rischio assembramento”. Dall’altra però bisogna ricordare il dovere di tutelare la salute dei lavoratori della GDO senza dimenticare che c’è già ora che l’orario consentirebbe la “diluizione” degli accessi c’è chi va a fare la spesa una volta al giorno

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In Lombardia la Regione sta pensando di chiudere i mezzi pubblici e ridurre le attività produttive. La richiesta è stata fatta ieri anche al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Tra le nuove misure allo studio del Governo c’è anche una possibile riduzione degli orari di apertura dei supermercati per ridurre ulteriormente le possibilità di assembramento delle persone. Una proposta che non piace però all’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera per il quale  ridurre gli orari del supermercati sarebbe “un grave errore”.

Nessuno in Lombardia vuole chiudere i supermercati

Intervenendo oggi all’Aria che Tira su La7 Gallera ha detto che lui i supermercati li lascerebbe sempre aperti per evitare assembramenti e resse «non c’è un’ emergenza alimentare, non creiamo il panico nella gente che pensa di non trovare da mangiare, si affollerà e già oggi ci sono code molto lunghe perché si rispettano le regole del distanziamento. Non ha senso chiudere alle 18». È un ragionamento che hanno fatto in molti: se si chiude prima significa che dilazionare gli accessi durante tutta la giornata le persone tenderanno ad affollarsi nelle ore di apertura, aumentando quindi il rischio di assembramenti. Già questa mattina per la paura di ulteriori restrizioni in alcune città si sono verificati episodi di lunghe code ai supermercati. Code che, è bene precisarlo, ci sono state anche durante tutta la settimana, perfino fuori dai supermercati aperti 24 ore su 24.chiusura supermercati coronavirus code - 1

Anche per Matteo Renzi e Luciano Nobili di Italia Viva la chiusura anticipata sarebbe un grave errore che crea solo più problemi «un’assurdità che produce più file, più disagi, più rischi». In parte è vero, annunci come questi non aiutano gli italiani a mantenere la calma. Abbiamo già visto cosa è successo nelle scorse settimane con gli assalti ai supermercati per la paura che venissero chiusi a causa del coronavirus o che venisse vietato di uscire di casa per andare a fare la spesa. L’idea di chiudere anticipatamente i supermercati ha un solo obiettivo: dal momento che una delle uniche ragioni per cui molte persone possono “violare” la quarantena è quella di andare al supermercato c’è chi se ne approfitta e magari invece che andarci una volta a settimana ci va tutti i giorni. In questo modo si spera che molti scelgano di stare a casa o quantomeno si risolvano a cambiare abitudini.

La spesa online? Non sempre funziona

Ci sono ovviamente alcune possibilità “tecnologiche”. Una è la consegna della spesa a domicilio, attiva in molte città. Il problema però è che anche i negozi “virtuali” dei supermercati sono affollati a causa del gran numero di richieste di connessione. Spesso per problemi dovuti all’affollamento sui siti per fare la spesa online bisogna rimanere in “coda” (ma almeno si sta a casa) per ore. Poi succede che non si trovano tutti i prodotti o che la consegna invece che essere entro poche ore magari avverrà dopo diversi giorni. Ci sono ovviamente problemi pratici e logistici ma questo evidentemente scoraggia le persone dal fare la spesa online.

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Il ragionamento è che mettendosi pazientemente in coda nel mondo reale, a debita distanza, almeno si sa che una volta entrati si potrà riempire subito il carrello e avere la spesa a casa entro un tempo ragionevole, magari un paio d’ore invece che della solita mezz’oretta necessaria nel periodo pre-coronavirus.

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Esiste un sito, che si chiama Filaindiana, che promette di dire in tempo reale la lunghezza delle code ai supermercati delle vicinanze. Il sito però funziona unicamente in Lombardia e principalmente nella zona di Milano.

Anche i lavoratori del commercio e della logistica hanno diritto alla sicurezza

Anche Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco, ha detto a Mattino 5 che «i supermercati dovrebbero essere aperti h24, con regole precise dal punto di vista del numero degli ingressi, per evitare gli assembramenti». Il punto però che tutte queste opinioni prendono in considerazione solo il punto di vista degli utenti e dei consumatori e non quello dei lavoratori dei supermercati e della logistica. Tenere aperti i supermercati per 24 ore su 24 crea infatti notevoli problemi per chi ci lavora perché in spazi che non sempre consentono di rispettare la distanza di un metro nemmeno tra i clienti si aggiunge la difficoltà per commessi e addetti di provvedere al rifornimento degli scaffali mentre le persone stanno facendo la spesa.

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Questo espone i lavoratori al rischio di un contagio. La soluzione ideale sarebbe quella di chiudere i supermercati per consentire che le operazioni di scaffalatura possano essere fatte in assenza dei clienti. Anche perché mentre il supermercato è chiuso è possibile provvedere alle operazioni di sanificazione, soprattutto dei carrelli e delle casse, che sono i due “punti” di maggior contatto. Va inoltre considerato che nei supermercati la merce non arriva “magicamente”: i camion dei rifornimenti arrivano ad orari precisi, i bancali devono essere scaricati e messi in magazzino (ed eventualmente portati fuori nell’area aperta al pubblico). Come è logico immaginare ad una certa ora del giorno – visto che la gente passa il proprio tempo a fare la spesa – la merce finisce e bisogna attendere l’arrivo del camion. Non ha senso fare entrare i clienti quando gran parte degli scaffali sono vuoti, perché finirebbe che non possono fare la spesa e tornerebbero il giorno dopo. Ha senso invece far capire che in un periodo di emergenza come questo non bisogna andare a fare la spesa tutti i giorni e che fare la spesa non deve essere una scusa per uscire di casa. È necessario cambiare le nostre abitudini per tutelare la salute di tutti.

 

Foto copertina via Twitter.com

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