Divanisti contro il MoVimento 5 Stelle

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-01-22

Grande sconforto tra i sostenitori del partito di Luigi Di Maio. La storia delle offerte di lavoro via via più distanti mano a mano che passa il tempo viene vista come un’arma per ricattare i disoccupati e spingerli ad accettare il primo lavoro anche se mal pagato. Ma non solo: per molti pentastellati accettare un lavoro a 100km da casa non converrebbe perché si spenderebbe tutto lo stipendio e allora tanto vale stare a casa

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Il Reddito di Cittadinanza è legge, ma per poterlo vedere dal vivo si dovrà attendere l’inizio di aprile. Fra poco più di due mesi sapremo quindi chi saranno coloro che avranno diritto alla misura di sostegno al reddito fortemente voluta dal MoVimento 5 Stelle e soprattutto inizieremo a capire se davvero il sistema che sarà messo in piedi da qui ad aprile sarà in grado davvero di far incontrare domanda e offerta di posti di lavoro. Per il momento il M5S fa sapere di aver già pensato a come evitare che furbetti e approfittatori vari possano in qualche modo abusare del Reddito di Cittadinanza.

Il M5S e le norme anti-divano per il RdC

Ad esempio il RdC farà presumibilmente nascere una simpatica rete di delatori, alimentando così  sentimenti di invidia sociale, mentre Luigi Di Maio ha già fatto sapere che la storia delle tre proposte di lavoro che saranno geograficamente sempre più distanti dal luogo di residenza è un modo per obbligare i lavoratori ad accettare la prima offerta, quella entro i 100 chilometri da casa. E ci sarebbe da chiedersi come mai i navigator precari debbano per forza trovare una sola proposta nel raggio dei 100 km, quasi ci fosse un unico posto di lavoro per fascia geografica e poi si sia costretti ad allargare i criteri di ricerca.

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Quello che è a tutti gli effetti una sorta di ricatto per obbligare i disoccupati ad accettare la prima offerta “congrua” e creare così una sacca di forza lavoro a basso costo, altamente ricattabile e a disposizione delle aziende viene presentata come una “norma anti-divano“. Nonostante le polemiche dei giorni scorsi sul tweet di Maria Elena Boschi – che avevano provocato anche l’intervento di Alessandro Di Battista – sui vacanzieri del reddito anche il MoVimento 5 Stelle abbraccia la narrazione secondo la quale i disoccupati sarebbero gente che se ne sta sul divano tutto il giorno a grattarsi la pancia. Il sistema delle offerte per fascia geografica viene raccontato come un meccanismo di sicurezza, ma il M5S dimentica che già nei mesi scorsi sia il ministro Di Maio che la viceministra Castelli avevano spiegato a più riprese che gli aventi diritto al Reddito di Cittadinanza non sarebbero rimasti a casa perché impegnati quotidianamente in lavori socialmente utili per il proprio comune e in attività di formazione presso i centri per l’impiego.

Gli elettori delusi per la “bufala” del Reddito di Cittadinanza

Nessun potrà restare sul divano, ha annunciato ieri la pagina Facebook ufficiale del MoVimento 5 Stelle. Ma ai simpatizzanti e agli elettori del MoVimento 5 Stelle la retorica anti-divanista non piace. E non piace soprattutto per il modo con cui è stato concepito il provvedimento simbolo della campagna elettorale del M5S. Secondo alcuni elettori pentastellati “solo un idiota” può pensare una norma del genere che finisce per diventare “una presa per il culo”. Molti infatti non accettano che il MoVimento abbia deciso che fare “duecento chilometri al giorno per lavorare, magari a 700 euro al mese” possa essere una proposta giusta che viene incontro alle necessità dei disoccupati.

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Se da un lato è indubitabile che per le persone che rientreranno nei rigidi requisiti del RdC la possibilità di avere un lavoro è sicuramente positiva tra i grillini c’è già chi inizia a farsi i conti in tasca. Con le spese di viaggio (per i mezzi pubblici o per l’auto) alla fine resterebbe poco in tasca al lavoratore e il gioco non varrebbe la candela.

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C’è addirittura chi sostiene che “non credo che sono così stupidi da dire di fare 50 o 60 km al giorno per andare a lavorare”, dimostrando in realtà di non avere idea che in Italia milioni di persone fanno un tragitto casa-lavoro anche più lungo e magari per uno stipendio che non è poi così diverso dai 780 euro del Reddito di Cittadinanza. Ma il nostro appassionato del M5S è convinto che si tratti di “una cosa estrema” per convincere il disoccupato a pensarci “perché la seconda è ancora peggio”. Molti sono arrabbiati perché con quel post il M5S ha dimostrato di pensarla esattamente come quelli del PD: ovvero che i disoccupati sono potenzialmente tutti dei furbetti pronti a tutti pur di non lavorare.

Sorpresa: per i giovani che vivono con i genitori niente RdC

Altri elettori si chiedono invece come mai le famose tre offerte di lavoro che ci sono per ogni disoccupato con Reddito di Cittadinanza (in realtà non ci sono ancora, è quello il bello) non le possono dare già ora, senza dover pagare il reddito. Sono offerte “speciali” e dedicate ai RdC o possono essere fatte anche a coloro che sono iscritti ai centri per l’impiego? La proposta per evitare le deportazioni forzate è quella di “aprire aziende e fabbriche nel Sud, non fare emigrare al Nord i meridionali peggio degli anni 60“. Forse qualcuno si sta rendendo conto dare il voto al M5S non è servito poi a risolvere i problemi endemici di certe zone del Paese.

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Ci sono poi quegli elettori pentastellati che spiegano che hanno votato per il partito di Di Maio nella speranza che creasse magicamente dei posti di lavoro. Tra i tanti “divanisti” (che tali non sono) ci sono infatti molte persone che il lavoro, un lavoro, lo vanno cercando da anni senza alcun successo. Il solo fatto che ora il governo prometta di riuscire a generare tre offerte di lavoro “congrue” suona a molti come una presa per i fondelli.

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C’è poi il problema dei disoccupati, e sono soprattutto giovani, che non potranno avere diritto al Reddito perché vivono ancora con i genitori (che magari lavorano o percepiscono una pensione). Per loro niente RdC.

m5s reditto di cittadinanza anti divano - 9m5s reditto di cittadinanza anti divano - 11Sono i cosiddetti “mantenuti” (che non significa sempre bamboccioni). Disoccupati che hanno la fortuna di avere una famiglia che li sostiene e che quindi hanno un ISEE superiore ai novemila euro. Lo stesso vale ad esempio per quelle coppie dove uno dei due coniugi lavora ed ha un reddito tale da far sì che l’ISEE familiare sfori i requisiti per accedere al Reddito di Cittadinanza. Per loro la situazione è ancora peggiore.

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Come spiega il MoVimento 5 Stelle rispondendo ad una domanda di un utente infatti «chi supera i requisiti patrimoniali che danno accesso all’integrazione del reddito ma è disoccupato accederà in ogni caso a tutto il programma fatto di corsi di formazione, navigator e proposte di lavoro», senza avere però il Reddito di Cittadinanza e magari dovendo anche impegnarsi in lavori socialmente utili. Da un lato è senz’altro importante che un disoccupato possa accedere ai servizi del RdC, dall’altro questo significa che i navigator dovranno trovare molti più posti di lavoro di quelli dedicati ai precettori del RdC. E se i centri per l’impiego non sono riusciti a farlo fino ad ora come faranno a sbrogliare il bandolo della matassa entro 18 mesi?

Leggi sull’argomento: «Un milione di posti di lavoro con il reddito di cittadinanza»

 

 

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