“Microchip sottocutaneo con il vaccino COVID-19”: la bufala su Bill Gates e Conte

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-04

In queste ore circola sui social network una interessante bufala costruita a partire dalle notizie che riguardano il vaccino ChAdOx1, messo a punto dalla Oxford University insieme alla Advent-Irbm di Pomezia, il solito (ormai…) Bill Gates che “ha detto che lo finanzia” e il governo Conte, accusato di aver contattato il fondatore di Microsoft

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In queste ore circola sui social network una interessante bufala costruita a partire dalle notizie che riguardano il vaccino ChAdOx1, messo a punto dalla Oxford University insieme alla Advent-Irbm di Pomezia, il solito (ormai…) Bill Gates che “ha detto che lo finanzia” e il governo Conte, accusato di aver contattato il fondatore di Microsoft. Naturalmente non c’è nessun microchip nel vaccino di Oxford e Pomezia, ma questo per i complottisti è soltanto un dettaglio.

La bufala del microchip sottocutaneo per il vaccino COVID-19

Secondo un nutrito gruppo di sveglioni “È possibile che Bill Gates possa venire a Roma? A quanto pare sì… ormai è stato svelato il finanziamento di Bill Gates sul vaccino “microchip” . Conte chiede di cooperare assieme alla Gates Foundation entro il 2021. Ancora vogliamo fare finta di nulla?”. La stessa storia girava nei mesi scorsi senza però Giuseppe Conte protagonista.

microchip sottocutaneo vaccino di pomezia bill gates

La teoria del complotto mette insieme, come d’abitudine, notizie vere, storie false e fatti manipolati costruendo il racconto attorno a una serie di fonti:

microchip sottocutaneo vaccino di pomezia bill gates 2

È vero però che, come è stato annunciato dai giornali, Gates ha chiamato Conte nei giorni scorsi: si tratta di una notizia circolata attraverso canali ufficiali con un resoconto della telefonata tipico dei comunicati stampa. Strano che si annunci un complotto via comunicato stampa!

Al centro del colloquio, a quanto si apprende, la «promozione della cooperazione globale nella lotta al Coronavirus di cui la ‘Pledging Conference’ del 4 maggio promossa dalla Commissione Europea – di cui l’Italia è co-host – rappresenta un primo importante step».

Nel corso della conversazione, Gates «ha riconosciuto l’impegno assicurato dall’Italia, negli anni, al contrasto alle pandemie e al sostegno della ricerca scientifica finalizzata ai vaccini».

In particolare, Conte «ha ribadito l’intenzione italiana di tenere ben in evidenza queste tematiche nell’agenda del G20 del 2021, di cui il nostro Paese assicurerà la Presidenza, elemento questo fortemente sostenuto da Bill Gates anche nella prospettiva di fornire adeguata tutela a quei Paesi in via di sviluppo che dovessero risultare colpiti dalla pandemia e meno attrezzati a farvi fronte».

Conte e Gates si sono congedati «impegnando a tenersi in stretto contatto nel corso delle prossime settimane». Il presidente del Consiglio ha invitato Bill Gates a Roma «non appena le condizioni lo consentiranno».

La storia della telefonata tra Conte e Bill Gates è stata rilanciata anche da Diego Fusaro.


 

La maggior parte delle fonti utilizzate per costruire la teoria del complotto risale allo scorso febbraio:

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E si incrocia con il servizio del Tg1 del 26 dicembre 2018 che è diventato a sua insaputa un cult tra i complottisti: nel pezzo si parlava di piccoli chip RFID, simili a quelli delle carte di credito contactless che vengono impiantati sotto pelle, generalmente nello spazio tra pollice e indice. Cosa permettono di fare? Aprire le porte, pagare ai distributori automatici (cosa che è già possibile fare con gli smartwatch), accedere ai servizi aziendali. Insomma, niente di più eccitante di quello che si può fare con un badge aziendale. Secondo i simpatici svalvolati dotati di account sui social network non è una tecnologia “angelica” come la presenta il Tg1 ma al contrario un marchio demoniaco di cui si parla addirittura nel libro dell’Apocalisse quando la “bestia” (che non ha nulla a che fare con il sistema di propaganda di Salvini) marchia gli esseri umani: «nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome».  La marchiatura è iniziata? Non tutti sono d’accordo. Finché non sarà obbligatorio metterlo non si può parlare di vero e proprio “marchio”. Ma altri fanno notare che essendo il chip una sorta di carta di credito senza di esso non si potrà vendere né comprare, proprio come scritto nelle profezie.

Il vaccino COVID-19, i microchip e quel cattivone di Bill Gates

E il vaccino di Oxford e Pomezia a che punto è? Come abbiamo raccontato, «se tutti i test daranno gli esiti positivi che ci auguriamo – come ha spiegato il presidente di Irbm Pietro Di Lorenzo al Messaggero – ci sarà un primo stock di vaccino anti-Covid disponibile per iniziare la vaccinazione di alcune categorie più fragili».

«Siamo in una situazione particolare per cui avviare la sperimentazione per effettuare questi primi test per valutare la capacità del vaccino di produrre anticorpi neutralizzanti va comunque fatto. Ma bisogna un po’ allentare le regole dell’inizio della fase di sperimentazione – sottolinea Gennaro Ciliberto, professore di Biologia molecolare all’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro e presidente della Federazione Italiana Scienze della Vita -.

Laddove invece non dobbiamo allentarle affatto è nell’approvazione finale, per cui è opportuno effettuare tutti quegli studi di sperimentazione animale necessari per capire gli aspetti della sicurezza del vaccino». Per sapere se ci sono elementi di tossicità, dunque, non ci possono essere scorciatoie.

libero vaccino coronavirus

«La prima fase di sperimentazione sui volontari sani non desta preoccupazione, perché queste persone non vanno incontro alla malattia, serve però per determinare la capacità del vaccino di indurre anticorpi. Però,per poter essere sicuri che il vaccino non produca effetti dannosi su grande scala è importante effettuare in parallelo studi di tossicologia che si possono fare soltanto su modelli animali adeguati. Solo così è possibile capire se il vaccino protegge e soprattutto non ha effetti collaterali dannosi.

In passato, quando è stato sviluppato il vaccino contro la mers si è visto un effetto talvolta paradossale, nel senso che alcuni degli anticorpi nella vaccinazione potevano dare un peggioramento della malattia. Si tratta di un fenomeno peculiare, che si può osservare soltanto nell’animale. Nessuna agenzia regolatoria approverebbe mai un vaccino se ci non fossero in parallelo anche questi studi».

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