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Santoro e lo strano caso di Cristina Grancio, consigliera sospesa perché voleva far rispettare il programma M5S

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-01-19

Lei è la consigliera che qualche mese fa si è astenuta dal votare la delibera sul nuovo stadio della Roma a Tor Di Valle e che per questo è stata sospesa e poi reintegrata dal tribunale. Ieri da Santoro ha raccontato la sua versione su chi ha davvero deciso che lo stadio della Roma si doveva fare, contrariamente alle promesse fatte dai grillini in campagna elettorale

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Ieri sera Michele Santoro, per festeggiare degnamente i quasi due anni di governo a 5 Stelle nella Capitale, ha dedicato la puntata di M all’amministrazione Raggi. Si è parlato delle difficoltà che la sindaca sta incontrando nell’attuazione del suo programma di risanamento di Roma. E ovviamente non è mancato un lungo approfondimento ai tanti errori commessi in questi 19 mesi. La sindaca è intervenuta in collegamento per spiegare l’attuale situazione di ATAC e della raccolta dei rifiuti. In un’intervista l’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari ha ribadito che bisogna smettere di parlare di rifiuti e iniziare a discutere di “materiali post consumo”. Fisicamente sono la stessa cosa, ma concettualmente evidentemente no, ed è forse per questo che a Roma non c’è alcuna emergenza rifiuti ma eventualmente un’emergenza materiali post consumo.

Sull’urbanistica il MoVimento 5 Stelle ha tradito le sue promesse elettorali

Un tema ultimamente uscito dalla luce dei riflettori è quello dell’Urbanistica. Molti sembrano aver dimenticato che prima di vincere le elezioni il M5S era fermamente contrario alla costruzione del nuovo stadio della Roma a Tor Di Valle. Si era parlato anche dell’ipotesi di un referendum: “prima sentiremo la popolazione interessata dal progetto e con loro potremo costruire una cosa straordinaria”, aveva detto Grillo ad un certo punto. Poi i vertici del M5S decisero che il referendum non era più necessario. Sul progetto per mesi Paolo Berdini – l’ex assessore all’Urbanistica della giunta Raggi – ha tirato fuori qualsiasi argomento (anche i più pretestuosi) per spiegare che lì lo stadio non si doveva fare. Ma non è stato solo Berdini. Anche Di Maio e Grillo hanno più volte tirato fuori la storia del rischio idrogeologico sull’area.
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Poi Berdini è stato fatto fuori dalla giunta e la Raggi ha approvato il progetto del nuovo stadio con alcune varianti (ad esempio senza le torri di Libeskind). Ieri da Santoro Berdini ha spiegato che in questo modo il M5S ha cambiato «completamente il programma che abbiamo concordato si dice sì allo stadio della Roma in quel posto infernale che sicuramente non fa bene alla città ma fa bene a chi vanta crediti cioè alle banche creditrici della società proponente e della Roma». Il che non è poi così vero visto che a beneficiarne saranno anche i cittadini romani. Il progetto prevede l’edificazione di opere a compensazione che andranno a beneficio della comunità. Questa però è una cosa che il MoVimento non ha mai capito ed infatti la delibera approvata dalla Raggi comporta uno “sconto” “del 60% per gli oneri di urbanizzazione. E non c’è solo lo stadio. Anche sui mercati generali il M5S di governo ha fatto – dopo la cacciata di Berdini – una clamorosa inversione di marcia.

Secondo Cristina Grancio a coordinare le decisioni sullo stadio sono stati Fraccaro e Bonafede

Successivamente è la volta di Cristina Grancio, consigliera capitolina del M5S che proprio a causa dello stadio a Tor Di Valle è entrata in rotta di collisione con la Raggi e la maggioranza. Una frattura che si è via via allargata visto che qualche giorno fa la Grancio ha presentato, assieme ad altri eletti ed attivisti pentastellati, il ricorso contro il nuovo Statuto del M5S e la creazione di una nuova associazione MoVimento 5 Stelle in concorrenza con quella originaria nata nel 2009. Sullo stadio la Grancio è chiarissima: «Prima di tutto lo stadio della Roma, per la prima volta il MoVimento 5 Stelle disattende il programma che aveva portato».
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La Grancio è stata sospesa dal MoVimento – che si è rimangiato la sospensione in tribunale – per il semplice fatto di aver coerentemente con il suo mandato elettorale sostenuto la necessità di rispettare il programma con il quale il M5S si è presentato alle amministrative 2016, vincendole. In particolare ieri sera la Grancio ha rivelato che a decidere a Roma non è tanto la sindaca quanto alcuni parlamentari. Quali? L’onorevole veneto Riccardo Fraccaro ad esempio. In un passaggio dell’intervista la consigliera dice: «Ecco che arrivano i Fraccaro per lo stadio li ho visti praticamente sempre». La Grancio riferisce che sulla vicenda dello stadio della Roma «Fraccaro e Bonafede sono venuti giù e tra l’altro fanno nei comuni che sono i delegati agli enti locali fanno arbitri e giocatori perché Fraccaro è nel comitato dei probiviri. Quando vengono giù si percepisce il timore di esprimere le proprie posizioni perché c’è colui che emana il provvedimento di eventuale espulsione».
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Insomma nel M5S chi coordina l’attività dei territori è anche chi ha il bastone in mano per tenere in riga eventuali “dissidenti”. E non è infatti un caso che la consigliera sia stata esclusa dalla chat del “tavolo urbanistica”: «Io sono stata proprio esclusa dalle chat, era un dato di fatto che io fossi stata fatta fuori. La stessa sindaca mi ha levato dalla chat creata appositamente per l’urbanistica. Lo stesso Campidoglio, come dice un articolo del contratto che abbiamo sottoscritto, passa per uno staff superiore al Campidoglio». Carte alla mano quello che dice la Grancio è vero, perché nel famoso contratto firmato dagli eletti al Campidoglio è previsto che l’attività di governo della Capitale venga in qualche modo “coordinata” dallo staff milanese. Teodoro Fulgione, portavoce della sindaca Virginia Raggi, ha negato che lo staff della comunicazione possa in qualche modo esercitare un controllo sulla libertà di espressione degli eletti. Ma evidentemente bastano le visite periodiche dei probiviri per far capire chi comanda.
 
 

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