Economia
Cosa (non) ha capito Luigi Di Maio dello stadio della Roma a Tor di Valle
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2017-02-22
Luigi Di Maio ieri ospite nel programma di Bianca Berlinguer non solo ha dimostrato di non aver capito nulla sullo stadio della Roma ma ci ha anche fatto capire di che per informarsi legge il quotidiano ufficiale dei “palazzinari” romani
Ieri il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio ha inaugurato la prima puntata serale di Carta Bianca, il talk show di Bianca Berlinguer su Rai Tre. Si è parlato ovviamente di quello che sta succedendo a Roma, paralizzata dalle proteste dei tassisti che hanno ottenuto il sostegno dei Cinque Stelle, e bloccata anche sul fronte del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle sul quale la giunta di Virginia Raggi non ha ancora pronunciato l’ultima parola, quella definitiva.
Cosa ne pensa Luigi Di Maio del progetto di Tor di Valle?
Lunedì Beppe Grillo aveva parlato anche di un non meglio precisato “referendum” da tenere sullo Stadio della Roma a Tor di Valle: “Lo stadio? Ancora non so se sarà fatto ma se lo faremo sarà fatto con criteri innovativi e in modo condiviso; prima sentiremo la popolazione interessata dal progetto e con loro potremo costruire una cosa straordinaria”. Si è poi scoperto che in realtà non ci sarà nessun referendum e che la decisione finale spetta alla sindaca Raggi e alla sua giunta e che deve essere presa “dagli amministratori capitolini”, senza lasciarsi influenzare “dalle pressioni esterne”e che forse i cittadini della zona interessata dal progetto potrebbero essere consultati in qualche modo ma di questo i Cinque Stelle non ne hanno ancora parlato. Alla luce del mutamento di posizione della sindaca, che quando era all’opposizione avversava il progettto di Tor di Valle, la Berlinguer ha chiesto a Di Maio il motivo di questo cambiamento visto che lo stadio non era nel programma elettorale.
Noi abbiamo sempre detto che i tifosi della Roma e la squadra della Roma hanno diritto ad avere uno stadio a Roma e il progetto originale non ci piaceva. Tanto è vero che la giunta Raggi, che deciderà nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, è al tavolo di trattativa con la società per cercare di trovare un progetto che rispetti i valori dei nostri programmi: consumo di suolo, pericolo di dissesto idrogeologico, cementificazione del territorio. Io credo che questo debba fare una giunta quando eredita un progetto del passato; perché il punto non è che c’era nel programma, era nelle delibere della passata amministrazione, quando eredita un progetto del passato deve cercare di portare avanti al massimo i propri valori, il proprio programma per far sì che quello che è stato scritto sia realizzato al meglio.
Insomma secondo Luigi Di Maio l’attuale amministrazione avrebbe le mani legate e non può far altro che portare avanti il progetto ereditato dalla giunta Marino che aveva approvato la delibera nel 2014. Questa ovviamente non è la posizione sostenuta dall’ex assessore all’urbanistica Paolo Berdini che negli otto mesi del suo mandato ha detto che no, lo stadio lì non si sarebbe dovuto fare. E del resto il Comune non è che non possa fare nulla per fermare il progetto, anzi, ha gli strumenti e i poteri necessari per votare una risoluzione in cui cancella il pubblico interesse nei confronti dello stadio della Roma (ricordiamo che non è lo stadio a costituire il pubblico interesse ma le opere a compensazione che il proponente costruirà). Se venisse a cadere il pubblico interesse (il Comune dovrebbe ritirarlo con una delibera) allora bisognerebbe riscrivere una nuova delibera e ricominciare tutto da capo con la certezza però che quelle opere pubbliche non verranno realizzate. Il che comporta la bocciatura del progetto attualmente in essere ed un eventuale richiesta di risarcimento da parte del proponente. E soprattutto l’Amministrazione dovrebbe spiegare come mai quelle opere pubbliche non sono “di pubblico interesse”. Oppure il Comune potrebbe anche prendere e perdere tempo in Conferenza dei Servizi (la nuova riunione è fissata per il 3 marzo ma qualcuno pensa di chiedere un’ulteriore proroga) e lasciare che sia il Governo a intervenire sulla questione prendendo una decisione che forse il vertici del MoVimento non hanno il coraggio di prendere il quale in forza dei poteri sostitutivi bypasserebbe quelli di Comune e Regione.
Sorpresa: Luigi Di Maio è sulle stesse posizioni del quotidiano di Caltagirone
Ma Di Maio è favorevole o contrario alla costruzione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle? Una domanda abbastanza semplice alla quale il Cinque Stelle risponde ricordando che lo stadio in sé rappresenta solo il 13% dell’intero progetto.
Io ho sempre detto che è giusto che ci sia uno stadio, però ricordiamoci che questo stadio è il 13% dell’intero progetto. Cioè dobbiamo immaginare uno stadio e altri sei stadi in cemento, che però non sono stadio, sono altro. Su quello c’è grande dibattito. Ma a me fa piacere perché se noi avessimo dimenticato quello che abbiamo sempre detto contro i palazzinari, contro la cementificazione, contro il consumo di suolo saremmo incriminati ma noi oggi stiamo facendo una trattativa.
Sembra di capire che Di Maio sia favorevole alla costruzione dello stadio, ma solo di quello e non “dell’altro”. Curiosamente la stessa posizione espressa da Berdini per otto mesi che a sua volta è la stessa argomentazione utilizzata da Virginia Raggi per criticare l’approvazione della delibera sullo stadio nel 2014.
Così facendo Di Maio che evidentemente si informa leggendo il Messaggero visto che ieri il quotidiano di Caltagirone (ovvero dei costruttori che volevano le Olimpiadi a Roma) riportava proprio quelle cifre e parlava di “ecomostro” in riferimento allo stadio dimostra di non conoscere la legge. Infatti la Legge 147/2013 richiede che il privato sia in grado di sostenere finanziariamente la realizzazione dell’opera. Per questo motivo Eurnova chiede al Comune che l’indice di edificabilità territoriale (ET) per l’area di Tor di Valle venga portata da 0,15 mq/mq a quello che ha identificato come l’indice di edificabilità ottimale pari a circa 0.70 mq/m; anche perché, nell’attuale PRG le aree per i “Servizi pubblici di livello urbano”, al cui interno è possibile realizzare impianti sportivi di rango urbano, hanno un indice ET di 0,5 mq/mq. Non va dimenticato che anche le opere a fronte delle quali sono concesse cubature a compensazione chieste dal Comune di Roma (per un importo di 440 milioni di euro) incidono sulla sostenibilità finanziaria del progetto e quindi richiedono la necessità di raggiungere la cubatura richiesta per poter sostenere i costi complessivi dell’opera e consentire il raggiungimento dell’equilibrio economico finanziario del progetto privato (previsto dalla legge 147/2013 non solo per riconoscere il giusto tornaconto all’investitore ma anche per evitare che eventuali perdite del proponente possano essere in futuro addossate alla collettività). La richiesta viene avanzata quindi perché da solo lo stadio non consente di rendere sostenibile la realizzazione del progetto e da questo consegue che la realizzazione del Business Park e delle torri non è un capriccio del proponente o dei palazzinari ma la modalità per raggiungere l’obiettivo. Il costruttore quindi spera di poter vendere o affittare gli spazi commerciali che potrà costruire, se rimarranno invenduti o sfitti è un problema suo e fa parte del rischio d’impresa che si assume. Ma in questo caso allora non ci guadagnerebbe e quindi cadrebbe il teorema che “a guadagnarci sono solo i palazzinari”.
Quello che però il Messaggero e Di Maio dimenticano di dire è che in quell’86% indicato come “cubature riservate a negozi uffici e alberghi” c’è in realtà qualcos’altro. Ad esempio le infrastrutture previste come opere di compensazione (asse di collegamento Ostiense-A91, ponte carrabile sul Tevere e viadotto di approccio, svincolo autostradale Roma-Fiumicino, riunificazione e messa in sicurezza Ostiense, ponte ciclopedonale Magliana, stazione Tor di Valle con ponte, metro B) e le opere a standard (parcheggi a raso, multipiano, circolazione interna, passerella pedonale, verde pubblico e sistema smaltimento acque idrovore) e ci sono soprattutto i 63 ettari di verde pubblico (Parco Fluviale, un parco verde e 10.000 nuovi alberi piantati). Insomma la ripartizione delle opere non è quella del Messaggero, ma questa qui:
Ed è assai curioso che per affossare un progetto che a conti fatti riqualificherebbe un’area che ora è appannaggio di sorci, prostitute e incivili che la utilizzano come discarica personale citi il Messaggero. Ma come, proprio lui che è così attento e sempre pronto a stilare liste di giornalisti sgraditi (tra cui quelli del Messaggero) da segnalare all’Odg per aver diffamato il MoVimento? Sì, proprio lui.