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Cristina Grancio porta Beppe Grillo in tribunale

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-06-24

La consigliera era stata sospesa per la vicenda dello Stadio della Roma. Oggi ricorre, assistita dall’avvocato Borré, contro la decisione dei probiviri. Facendo notare, tra l’altro, una circostanza curiosa. Ovvero che Beppe Grillo non ha rispettato il regolamento di Beppe Grillo

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La grande lotta tra Beppe Grillo e la legalità torna d’attualità. Cristina Grancio, consigliera comunale eletta con il MoVimento 5 Stelle e poi sospesa per dissidi con la maggioranza sullo stadio della Roma, porta Beppe Grillo in tribunale per farsi annullare la sospensione. Ad assisterla è l’avvocato Lorenzo Borré, che aveva seguito con successo i ricorsi di Roma e Napoli e il caso Cassimatis.

Cristina Grancio porta Beppe Grillo in tribunale

Nell’atto di citazione ex articolo 23 C.C., che neXt ha potuto visionare, la Grancio cita l’Associazione MoVimento 5 Stelle nella persona di Beppe Grillo e chiede di sospendere l’efficacia del regolamento che ha portato alla sospensione della consigliera e di sospendere in via cautelare e inaudita altera parte il provvedimento di sospensione. La parte più interessante dell’atto però sono le motivazioni.
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La Grancio infatti in primo luogo chiede la sospensione dell’efficacia del regolamento su cui pende già un giudizio in tribunale proposto da alcuni iscritti assistiti dall’avvocato Borré con motivazioni similari. E cioè l’illegittimità del regolamento, la mancanza del quorum da raggiungere per le modifiche, l’esclusione di alcuni associati, le modalità di costituzione del comitato d’appello, la mancata modalità di previsione di nomina del Capo Politico (indovinate chi è?), e così via. Ma qui il giudice potrebbe, come nel caso che coinvolge i cinque che hanno impugnato statuto e regolamento, riservarsi la decisione (che in effetti è ancora pendente presso il tribunale di Roma.  Poi però fa notare anche altro.

Qualcuno ha dimenticato qualcosa?

Ovvero che la procedura che ha portato alla sospensione della consigliera Grancio prevede che «Nei casi nei quali è applicabile una sanzione disciplinare, il gestore del sito, su segnalazione comunque ricevuta che non risulti manifestamente infondata, ne dà contestazione all’interessato con comunicazione a mezzo e-mail, assegnandogli un termine di dieci giorni per la presentazione di eventuali controdeduzioni, dandone comunicazione al collegio dei probiviri, al quale vengono successivamente trasmesse anche le controdeduzioni eventualmente presentate. Nei casi più gravi, il collegio dei probiviri ha facoltà di disporre la sospensione cautelare dell’iscritto, dandogliene comunicazione a mezzo e-mail».

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L’articolo 4 del regolamento del M5S


Nell’occasione però il gestore del sito, sostiene la parte in causa, non ha inviato alcuna comunicazione della contestazione disciplinare: «Si rileva che nel caso specifico il potere sanzionatorio “cautelare” è stato esercitato in difetto delle condizioni indicate nel Regolamento, e cioè la preventiva ricezione della contestazione da parte del Gestore, con conseguente illegittimità del provvedimento di sospensione “cautelare”», si sostiene nell’atto.

Un errore nella procedura potrebbe invalidare tutto

Proprio per questo Cristina Grancio contesta una violazione del diritto alla difesa, perché in quella comunicazione dovevano essere elencati i motivi oggetto del provvedimento disciplinare. Vero è che nella lettera che le hanno inviato i probiviri era presente un generico riferimento a «2. “dichiarazioni pubbliche contrarie alle decisioni assunte dal gruppo a maggioranza, nonché nella presentazione in consiglio comunale di atti contrari alla posizione della medesima maggioranza e in atteggiamenti volti a favorirne la bocciatura di un progetto”». Ma, appunto, a parte che la Grancio non ha fatto dichiarazioni pubbliche contrarie alle decisioni del gruppo M5S in Aula Capitolina, manca appunto la comunicazione di partenza del procedimento.

“ IL COLLEGIO DEI PROBIVIRI
Nel procedimento disciplinare nei confronti di Cristina Grancio
Vista la comunicazione del gestore del sito del Movimento 5 stelle pervenuta in data odierna, relativa alla posizione della consigliera capitolina, Cristina Grancio, con riferimento ai fatti oggetto del presente procedimento disciplinare, il cui contenuto è da intendersi integralmente richiamato nel presente provvedimento;
Visti gli artt. 4 e 5 del regolamento del Movimento 5 Stelle;
Considerato che, secondo quanto segnalato, Cristina Grancio, avrebbe tenuto un comportamento scorretto nei confronti del gruppo consiliare e non rispettoso della sua linea politica. Tale comportamento, in particolare, si sarebbe estrinsecato in dichiarazioni pubbliche contrarie alle decisioni assunte dal gruppo a maggioranza, nonché nella presentazione in consiglio comunale di atti contrari alla posizione della medesima maggioranza e in atteggiamenti volti a favorirne la bocciatura di un progetto;
[…]
Roma, 9 giugno 2017
Riccardo Fraccaro
Nunzia Catalfo
Paola Carinelli”

Non solo: fa notare l’avvocato Borré che il voto contrario alle indicazione dei gruppi parlamentari non è mai stato motivo di provvedimento disciplinare per i parlamentari M5S, «tant’è che come risulta dall’elenco pubblicato da Openpolis -che si allega- i voti contrari contrari alle indicazioni del rispettivo Gruppo ascrivibili a ciascun senatore pentastellato oscillano da un minimo di 43 ad un massimo di 218, con una media di 120 voti contrari a testa, mentre alla Camera i voti contrari oscillano tra un minimo di 13 ad un massimo di 361». Per questi motivi la Grancio chiede l’annullamento della sospensione. Una prima decisione del giudice potrebbe arrivare già in settimana. E potrebbe fondarsi proprio sulla mancanza di un atto. D’altro canto, a che serve scrivere un regolamento per poi violarlo?

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