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Il meglio del meglio dei successi di Matteo Salvini ministro

Giovanni Drogo 28/06/2018

Incredibile a dirsi all’attivismo mediatico e social di Salvini non corrisponde per ora nessun atto concreto. Ma il Capitano non demorde e continua a macinare risultati – dalle motovedette regalate alla Libia alla risoluzione della vicenda Embraco – che però non sono merito suo

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Matteo Salvini è la star di questi primi cento giorni del governo Conte. Non c’è argomento d’attualità del quale non si sia occupato, non c’è dossier che non abbia promesso di risolvere. Dalla chiusura dei porti – decisione che spetterebbe al collega Toninelli – alla questione dell’accesso a scuola per i bambini non vaccinati (tema di competenza della ministra Grillo e al ministro Bussetti) passando per la battaglia per la difesa del riso italiano dalla concorrenza asiatica (il commercio estero viene gestito del ministro dello sviluppo economico Di Maio). A questo attivismo mediatico del ministro dell’Interno fa da contraltare il numero di decreti firmati da Salvini: nessuno.

Le dodici motovedette che l’Italia ha già donato alla Libia

Ma Salvini non è certo uno che si fa scoraggiare. Sa che più si agita sui social più il suo consenso aumenta. E dal momento che fra qualche tempo sarà costretto a cambiare strategia (prima o poi dovrà fare davvero qualcosa e non limitarsi a proclami e annunci) è intenzionato ad andare fino in fondo. Ad esempio ieri durante il question time di ieri alla Camera Salvini ha dichiarato che «Se il tempo lo permetterà nel Consiglio dei ministri di questa sera verranno donate 12 motovedette libiche, con conseguente formazione dell’equipaggio a cura delle autorità italiane per continuare a salvare e a proteggere vite e Mar Mediterraneo». Qualche giorno fa, prima della sua visita a Tripoli, era uscito l’annuncio della “donazione” di dieci motovedette alla Libia (finanziate con i fondi UE).

Su Twitter Salvini ha postato la notizia: “12 unità navali oggi donate dal Governo italiano alla Guardia costiera libica”. Dalle parole ai fatti. Peccato però che se si va a vedere il comunicato stampa relativo ai provvedimenti presi durante il Consiglio dei ministri del 27 giugno 2018 si scopre che Salvini non ha proposto di donare dodici motovedette alla Libia (su proposta di Salvini il Consiglio ha invece ha deliberato lo scioglimento del Consiglio comunale di Sogliano Cavour (Lecce), in ragione delle riscontrate ingerenze da parte della criminalità organizzata). Forse giugno deve essere il mese delle motovedette al Viminale. Nell’aprile 2017 Minniti promise di donare “entro giugno” dieci motovedette alla Libia.

Lo sciacallaggio di Salvini su Embraco

Le motovedette per ora quindi non ci sono, e non si sa se al Consiglio dei ministri non se ne è proprio parlato oppure se si aspettano i fondi europei per finanziare la donazione delle imbarcazioni alla Libia. Per Salvini però è cosa fatta. La politica degli annunci è fatta anche di questo. Ma c’è dell’altro. Succede infatti che Salvini si prenda dei meriti che non ha. Poco più di una settimana fa Salvini aveva detto di essere passato “dalle parole ai fatti” con la demolizione di una casa abusiva demolita in un campo sinti. Qualcuno potrebbe aver avuto l’impressione che sia stato l’arrivo del Ruspa al Viminale a dare il via all’operazione. Eppure l’iter giudiziario era iniziato nel 2008 e l’autorizzazione all’abbattimento era giunta l’11 maggio scorso (il governo Conte si è insediato il 1 giugno). Idem per la visita del ministro in una delle ville sequestrate ai Casamonica, Salvini ha promesso «la riforma del sistema di gestione dell’Agenzia per i beni confiscati e sequestrati» ma nel frattempo è la Regione Lazio che sta lavorando per abbatterla.

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Prendiamo ad esempio la risoluzione della vertenza Embraco. Due giorni fa è stato raggiunto un accordo che ha consentito di salvare i posti di lavoro di tutti i 417 dipendenti dello stabilimento di Riva di Chieri. I lavoratori dell’Embraco, azienda del gruppo Whirlpool, passeranno dal 16 luglio al gruppo israeliano-cinese Ventures. La situazione era stata gestita dal governo Gentiloni e in particolare dall’ex ministro Calenda che ha lavorato assieme al presidente della Regione Chiamparino, ai sindaci e alle rappresentanze sindacali.

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Ma per Salvini questo non rappresenta un problema. Su Twitter il ministro ha cinguettato giulivo dicendo che con i lavoratori di Embraco “ho vissuto fin dal primo momento la crisi e mi sono battuto per una soluzione”. Salvini è anche ministro del Lavoro (ma non era Di Maio?). Il tweet non è poi diverso da un altro del 26 giugno dove il Ruspa lodava un’operazione dei Carabinieri all’interno di un campo Rom sottolineando che in quel preciso campo era stato anche lui qualche mese fa. C’è un nesso causale tra la presenza di Salvini e i sequestri? La risposta è no.

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Allo stesso modo verrebbe da chiedersi quale sia stato l’impegno concreto di Salvini su Embraco. Negli articoli di giornale che hanno seguito la crisi non si trova alcuna proposta avanzata da Salvini. Al contempo l’eurodeputato PD Brando Benifei fa presente che quando a Bruxelles si tenevano le riunioni su Embraco assieme a Chiamparino e ai sindacati Salvini non si è mai fatto vedere. Eppure era ancora un europarlamentare quindi sarebbe stato quello il luogo perfetto per far sentire il suo sostegno.

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In realtà qualcosa Salvini l’ha fatta. A febbraio ha ricevuto una delegazione dei lavoratori di Embraco e si è fatto fotografare durante un evento della campagna elettorale con in mano una maglietta con scritto “Embraco Whirlpool Licenzia”. Salvini è stato vicino ai lavoratori di Embraco? Come tutti i politici in campagna elettorale certamente sì. Si può considerare un impegno concreto? No.

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