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Come il M5S sta utilizzando la storia della Lega Nord ricattata da Berlusconi

Giovanni Drogo 03/05/2018

Da qualche giorno tutti i pentastellati hanno scoperto che la Lega Nord non è “libera” di decidere di fare un accordo di governo con il MoVimento 5 Stelle perché Berlusconi è proprietario del simbolo della Lega. La storia è una bufala e Salvini ha già annunciato querele, ma a Di Maio serve a spiegare che lui non ha nessuna colpa nel fallimento delle trattative con la Lega

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Luigi Di Maio ieri durante l’intervista a Porta a Porta ha ribadito la sua intenzione di tornare presto al voto. Il Capo Politico ha dato ovviamente la colpa agli altri partiti che non hanno voluto firmare il contratto “alla tedesca” proposto dai pentastellati. Obiettivo principale delle critiche di Di Maio è stato Matteo Salvini che con il suo rifiuto di “scaricare” Berlusconi ha di fatto bloccato le trattative tra M5S e Lega: «Io ho il serio sospetto che ci sia – ma anche legalmente – un rapporto economico del passato tra la Lega e Berlusconi, cioè nei momenti di difficoltà Berlusconi è intervenuto nella Lega».

Luigi Di Maio e la storia del prestito fatto alla Lega 

Un concetto quello dei problemi economici della Lega e dei legami con Forza Italia ribadito ieri anche sul Blog delle Stelle dove Di Maio ha scritto che «Non resta che tornare subito al voto. Noi non abbiamo alcun problema nel farlo perché ci sostengono i cittadini con le piccole donazioni. Altri invece si oppongono perché, tra prestiti e fideiussioni, magari hanno qualche problemino con i soldi. Ma l’Italia non può rimanere bloccata per i guai finanziari di un partito. Al voto!». Il riferimento è alla vecchia questione del contratto che sarebbe stato stipulato nel 2000 tra Bossi e Berlusconi grazie al quale il fondatore di Forza Italia si sarebbe impossessato del simbolo della Lega.

m5s salvini lega berlusconi contratto simbolo - 1

Di Maio non lo dice esplicitamente ma cita la vicenda della fidejussione da 2 miliardi garantita da Forza Italia alla Lega Nord nel giugno del 2000. La storia è stata raccontata da Mario Calabresi nel luglio del 2000 e il documento è datato 28 giugno 2000 (sei mesi dopo il famoso “contratto”). L’esistenza di questo fido è stata confermata dallo stesso Dell’Elce che però ne dà una spiegazione meno fantasiosa: “Sia chiaro: non gli abbiamo dato nessun contributo, ma solo garantito un fido, ed è una cosa che abbiamo fatto nella massima trasparenza”. Quei due miliardi sono solo un credito che Forza Italia ha garantito alla Lega in attesa che venissero versati i rimborsi elettorali (a luglio). Una volta ricevuti i rimborsi la Lega avrebbe pagato il fido. L’esistenza della fidejussione conferma solamente che la Lega Nord aveva, dal punto di vista economico “l’acqua alla gola” (e del resto anche ora la situazione finanziaria è tutt’altro che florida).

Salvini querelerà tutti quelli che parlano del ricatto di Berlusconi alla Lega

Al tempo stesso la fidejussione fa parte di una teoria del complotto (perché non è mai stata dimostrata) secondo la quale Berlusconi avrebbe comprato il simbolo della Lega, quello di Alberto Da Giussano, e sarebbe quindi in grado di impedire alla Lega di presentarsi alle elezioni. Da Vespa ieri ha parlato di «autorevoli interviste su questo che intervengono in questi giorni e spiegano questa dinamica». Il riferimento è all’intervista rilasciata dall’ex direttore della Padania Gigi Moncalvo che sul Fatto Quotidiano ha tirato fuori (come già aveva fatto in altre occasioni) la storia della “vendita del simbolo della Lega”.

Nessuno però ha mai visto quel famoso contratto stipulato, si dice, nel gennaio del 2000 preso la sede di un non meglio precisato notaio milanese. La fidejussione da due miliardi esiste, ma è solo un prestito che come tale doveva essere restituito. Ieri Matteo Salvini durante l’edizione delle 20 del Tg de La7 ha detto che non c’è alcun ricatto di Berlusconi nei confronti della Lega e ha annunciato che querelerà chiunque parlerà di questa storia.

Davide Barillari vuole farsi querelare da Salvini

Non sorprende quindi che il consigliere regionale M5S Davide Barillari abbia deciso di immolarsi sull’altare della verità. In un tweet pubblicato ieri Barillari ha scritto «Salvini ricattato finanziariamente da Berlusconi, per colpa di vecchie vicende di Bossi. Lo sanno tutti, persino i leghisti… inutile ormai nasconderlo. Per questo Salvini ha detto no a governo 5 stelle».

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Anche l’ex senatore pentastellato Maurizio Buccarella, uno di quelli coinvolti nello scandalo rimborsopoli, ritiene che Salvini sia “legato mani e piedi a Berlusconi” e per dimostrarlo pubblica l’ormai arcinota intervista a Moncalvo. Peccato però che né Moncalvo né gli altri autorevoli testimoni di questa vicenda abbiano mai prodotto una prova che dimostri l’effettiva cessione del simbolo della Lega a Silvio Berlusconi. Per giustificare il suo fallimento ora Di Maio accusa Salvini di aver fatto perdere tempo al paese a causa di questo presunto ricatto

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La storia della vendita del simbolo è in circolazione da anni ed è stata smentita sia da Bossi che da Forza Italia. Eppure Di Maio, pur sapendo che la Lega è “sotto ricatto” di Berlusconi ha lo stesso tentato per quasi due mesi di arrivare ad un accordo di governo con Salvini, un accordo che aveva come condizione l’abbandono di Berlusconi da parte della Lega. Se la teoria della vendita di Alberto Da Giussano fosse vera (come a quanto pare credono nel M5S) allora quelli che hanno fatto perdere tempo agli italiani non sono i leghisti, ma i pentastellati.

Leggi sull’argomento: Selvaggia Lucarelli, Filippo Facci e la colf in nero della compagna di Roberto Fico

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