Cultura e scienze
Matteo Salvini e la storia del simbolo della Lega Nord venduto da Bossi a Berlusconi
Giovanni Drogo 30/04/2018
Torna di nuovo alla ribalta la fantastica storia della Lega che avrebbe “le mani legate” a causa di un contratto con Berlusconi che le impedirebbe di usare autonomamente il proprio simbolo. Tutti i giornali ne hanno parlato, nessuno ha mai fornito una prova concreta di una vicenda che si fonda su molti “si dice”
Ieri sul Fatto Quotidiano l’ex direttore della Padania (il quotidiano della Lega Nord) Gigi Moncalvo ha spiegato perché secondo lui Matteo Salvini non potrà mai fare a meno di Berlusconi. La questione dei (a volte tormentati) rapporti tra la Lega Nord e il fondatore di Forza Italia torna ciclicamente alla luce ad ogni elezione. Generalmente è per spiegare gli attriti nel centrodestra soprattutto al Nord, dove leghisti e forzisti devono mettersi d’accordo per le candidature e la spartizione delle poltrone. Normale dialettica tra alleati, si dirà, ma ora dalla possibilità per Salvini di mollare lo storico alleato passano le speranze della Lega di andare al governo.
Da dove viene la storia del “contratto” tra Berlusconi e Bossi su Alberto Da Giussano
Il MoVimento 5 Stelle infatti ha posto il veto su Berluconi, e a sua volta il leader di Forza Italia ha detto che non farà accordi con il M5S. Se Salvini lasciasse Forza Italia per accettare l’invito dei pentastellati Luigi Di Maio potrebbe avere un contratto pronto. Ma secondo Moncalvo c’è un problema, ed è il contratto che Umberto Bossi e Silvio Berlusconi avrebbero firmato alla vigilia delle elezioni del 2001. L’ex direttore del quotidiano del partito del Nord (che ha una passione per le storie su “chi possiede chi“) racconta che l’accordo “a tempo indeterminato” sarebbe stato sottoscritto da “un notaio, in via Abbondio Sangiorgio a Milano”. Berlusconi avrebbe ottenuto la fedeltà del Senatùr. La Lega i soldi per appianare i debiti di via Bellerio e una fidejussione da due miliardi di lire. Ciliegina sulla torta: Silvio Berlusconi si sarebbe anche preso il simbolo della Lega: Alberto da Giussano.
Non è la prima volta che Moncalvo (che ha diretto La Padania dal 2002 al 2004) parla di questo patto “segreto” in virtù del quale Berlusconi sarebbe in qualche modo “proprietario” della Lega. Lo aveva fatto durante una puntata di In Mezz’ora di Lucia Annunziata nel 2011. In quell’occasione Moncalvo specificò che il contratto era stato stipulato nel gennaio del 2000. In quell’occasione Moncalvo citò come fonti un’ex giornalista di Radio Padania ed ex consigliere comunale della Lega ad Azzano San Paolo (Rosanna Sapori) e l’ex giornalista di Famiglia Cristiana (nonché ex consulente della Security Telecom) Guglielmo Sasinini. Secondo la Sapori sul contratto tra Bossi e Berlusconi ci sono anche le firme della moglie del Senatùr Manuela Marrone e del senatore Giuseppe Leoni. Il famoso marchio poi non sarebbe propriamente della Lega ma di proprietà al 33% di Bossi e al 67% dalla moglie e da Leoni. A proporre l’accordo sarebbe stato Aldo Brancher.
La fidejussione da 2 miliardi di lire come “prova” del contratto
Ma qual è la fonte delle affermazioni di Rosanna Sapori? In un’intervista al Fatto l’ex conduttrice di Radio Padania spiegava di aver saputo dell’esistenza del contratto da Daniele Vimercati, giornalista e biografo ufficiale di Umberto Bossi che glielo avrebbe rivelato nel 2001, poco prima di morire (Vimercati è morto nel 2002). In un’altra intervista, rilasciata al Riformista, la Sapori (che è stata cacciata nel 2004) parla invece di altre date: «nel 2005 il premier avrebbe finanziato il Carroccio, a un passo dalla bancarotta. In cambio, avrebbe chiesto e ottenuto la titolarità del logo del partito».
[Qui Milano Libera]Il costo della Lega" width="500" height="375" src="https://www.youtube.com/embed/nNt1ynM5t5A?feature=oembed" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" referrerpolicy="strict-origin-when-cross-origin" allowfullscreen>Né Moncalvo né la Sapori hanno quindi visto il contratto e Vimercati, essendo morto, non può né confermare né smentire. Oggi come nel 2011 Moncalvo parla di una fidejussione da 2 miliardi di lire. Si tratta di «un documento dell’ex tesoriere di Forza Italia, Giovanni Dell’Elce, che scrive, su carta intestata di Forza Italia, alla Banca di Roma, allora guidata da Geronzi, per concedere una fideiussione di 2 miliardi di vecchie lire alla Lega Nord».
La storia è stata raccontata da Mario Calabresi nel luglio del 2000 e il documento è datato 28 giugno 2000 (sei mesi dopo il famoso “contratto”). L’esistenza di questo fido è stata confermata dallo stesso Dell’Elce che però ne dà una spiegazione meno fantasiosa: “Sia chiaro: non gli abbiamo dato nessun contributo, ma solo garantito un fido, ed è una cosa che abbiamo fatto nella massima trasparenza”. Quei due miliardi sono solo un credito che Forza Italia ha garantito alla Lega in attesa che venissero versati i rimborsi elettorali (a luglio). Una volta ricevuti i rimborsi la Lega avrebbe pagato il fido. L’esistenza della fidejussione conferma solamente che la Lega Nord aveva, dal punto di vista economico “l’acqua alla gola” (e del resto anche ora la situazione finanziaria è tutt’altro che florida).
L’appunto di Guglielmo Sasinini sui “70 miliardi” di lire dati da Berlusconi alla Lega
Nulla ci dice però sull’esistenza di un contratto pre-esistente. Entra quindi in gioco, in questo mistero del “contratto”, il giornalista Sasinini che fu collaboratore di Giuliano Tavaroli. Quando nel 2007 Sasinini fu coinvolto nella vicenda dei dossier illegali di Telecom e Pirelli (dal processo ne uscirà con un’assoluzione perché nel frattempo era sopraggiunta la prescrizione) fu sequestrata la sua agenda e i suoi appunti. In una nota del 2004 dal titolo “accordo” era scritto: “pre governo Berlusconi”. Subito dopo si legge la scritta “periodo” si legge “in quel periodo pignorata per debiti la casa di Bossi. Debiti già ripianati con… di 70 mld” in un altro passaggio riportato dai quotidiani si legge il riferimento (con punto di domanda) ad un non meglio precisato «notaio milanese?». Secondo il Sole 24 Ore quei 70 miliardi di lire sarebbero addirittura stati versati all’epoca del primo governo Berlusconi (quello del 1994) ma ovviamente non ha senso perché è proprio tra il 1994 e il 1996 che si consuma il grande tradimento di Bossi nei confronti di Berlusconi il cosiddetto Ribaltone.
Sia la Lega che Forza Italia hanno sempre smentito l’esistenza del contratto.Umberto Bossi definì la storia “una bufala colossale” mentre Niccolò Ghedini parlo di una storia “frutto di una assoluta fantasia che sarebbe risibile se non apparisse connotata da scopi diffamatori o ancora peggio per inquinare la vita politica del Paese”. Non è quindi vero quello che sostiene l’ex leghista Gilberto Oneto che ha detto che l’esistenza del contratto “non è mai stata smentita”. In realtà quello che manca in questa vicenda è la dimostrazione dell’esistenza del contratto. Anche perché proprio poco prima del “contratto” la Lega utilizzava come simbolo il “Sole delle Alpi”, ovvero la bandiera della “Padania”. Ora nel simbolo della Lega (non più Nord) c’è Alberto Da Giussano, Radio Padania e La Padania hanno chiuso i battenti e così tanti altri “assetti” leghisti. L’alleanza tra Salvini e Berlusconi tiene non tanto per via di un misterioso contratto firmato non si sa dove ma perché Lega e Forza Italia amministrano assieme moltissimi comuni e tre importanti regioni del Nord Italia. E le poltrone pesano tanto quanto i simboli.