Fact checking

Lucia Borgonzoni è costretta ad ammettere che in Emilia-Romagna la sanità funziona bene

Giovanni Drogo 20/11/2019

Ieri a Cartabianca la candidata della Lega ha provato a raccontare la favola del cambiamento leghista dicendo che la prima cosa da cambiare in Emilia-Romagna è la sanità. Salvo poi ammettere che sì, è una delle migliori d’Italia e che anche il tempo medio di attesa per le visite specialistiche di prima fascia è di soli trenta giorni

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Il dubbio, a dire il vero, ci era venuto già dopo la serata del Paladozza. La senatrice Lucia Borgonzoni non ha bene in mente come funziona il sistema sanitario della regione che vorrebbe governare. Una settimana fa a Bologna aveva promesso di tenere aperti gli ospedali dell’Emilia-Romagna anche di notte. Dopo che il suo avversario Stefano Bonaccini le aveva fatto notare la gaffe la Borgonzoni aveva corretto il tiro: intendeva per le visite specialistiche.

Il senso di Lucia Borgonzoni per il sistema sanitario dell’Emilia Romagna

Ieri durante il confronto Borgonzoni-Bonaccini a Cartabianca il tema della sanità regionale è tornato fuori. E di nuovo la candidata della Lega ha dimostrato di avere le idee poco chiare. Succede quando l’unica proposta politica è un generico e non meglio specificato “cambiamento” e una voglia di cambiamento che deve essere assecondata. Il rischio è di promettere che si vogliono cambiare cose che in realtà funzionano. E il problema è che i cittadini e gli elettori dell’Emilia Romagna sanno bene cosa non va e cosa invece funziona nella loro regione. Ad esempio Bonaccini contesta che il governo precedente ha stanziato solo 21 milioni di euro sui 103 richiesti per interventi sul dissesto idrogeologico, la Borgonzoni replica per ben due volte che quella è «solo la prima tranche di tre tranche da 135 mila euro». Un lapsus? Probabilmente sì.

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Ma Lucia Borgonzoni vuole parlare di temi concreti. E la sanità è un tema concretissimo: a patto di affrontarlo seriamente. Secondo la senatrice della Lega «la sanità per me è uno dei punti più importanti». Non a caso Lucia Borgonzoni dice che la prima cosa che cambierebbe in Emilia-Romagna è proprio la sanità. La candidata della Lega insiste con la proposta di adottare il modello Veneto di Luca Zaia di tenere aperti gli ospedali le sere o la domenica per smaltire le liste di attesa, Bonaccini le ricorda che è una cosa che già si fa.

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Bianca Berlinguer fa notare però che «secondo quello che è un sistema di valutazione fatto dal Ministero della Salute» la sanità dell’Emilia Romagna è tra le migliori d’Italia ed è seconda solo al Veneto. Borgonzoni non può fare altro che ammettere che è così. Il problema però sono i tempi di attesa, spiega la senatrice della Lega. Quando la conduttrice le chiede se è vero che il tempo medio per le liste d’attesa è di soli 30 giorni la Borgonzoni annuisce. E del resto è stato il governo precedente quello di cui faceva parte la Borgonzoni a indicare l’Emilia Romagna (assieme a Piemonte e Veneto) come regione benchmark per i costi standard del servizio sanitario nazionale. È davvero difficile sostenere che la sanità in Emilia-Romagna sia un disastro, perché non lo è. Tant’è che è una delle prime regioni per la mobilità sanitaria interregionale, ovvero una di quelle dove i pazienti di altre regioni si spostano per farsi curare. Certo, le cose si possono migliorare, ma per il momento le proposte della Lega o sono già operative o non cambiano la situazione. E la Borgonzoni lo sa bene, infatti evita accuratamente di fare terrorismo sulla sanità dicendo che va tutto male e che è colpa del PD. Ma se la Lega non può presentarsi come argine al disastro (che sia l’invasione dei migranti o la crisi del sistema sanitario) cosa le rimane?

 

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