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Dal flop vaccini alla zona arancione rinforzato: ma il modello Bertolaso non doveva salvare tutti?
neXtQuotidiano 04/03/2021
La Lombardia finisce in zona arancione scuro: di certo la situazione non è rosea in nessuna parte del paese. Però nessuno ha detto di avere una ricetta magica per risolvere l’avanzata delle varianti e della terza ondata. Gli unici a fare annunci roboanti sono stati Salvini e Bertolaso. Forse era meglio aspettare
Vi ricordate quando Salvini, ancora non diventato completamente europeista, spiegava di voler proporre a Mario Draghi il modello Bertolaso per imprimere una svolta decisiva alla campagna vaccinale in Italia? Sembra passato un secolo. Intanto la Lombardia chiude le scuole e va in zona arancione rafforzato.
Lombardia in zona arancione rafforzato: ma il modello Bertolaso non doveva salvare tutti?
Il modello scelto da Draghi non è quello lombardo, anzi va in un’altra direzione, affidandosi al nuovo capo della Protezione Civile e al neo commissario per l’emergenza COVID Figliuolo che centralizzeranno le vaccinazioni. E cosa è successo in Lombardia con le vaccinazioni over 80? Dopo il flop iniziale delle prenotazioni che non funzionavano (la regione ha provato a dare la colpa a Tim ma non era andata così), sembra che il ritmo promesso non si stia realizzando. Il Fatto analizzava qualche giorno fa i dati elaborati da Lorenzo Ruffini di Youtrend:
L’assessore Letizia Moratti prevedeva di vaccinare 15 mila anziani nella prima settimana, 50 mila nella seconda, 100 mila nella prima di marzo. Previsioni che si scontrano con la penuria di vaccini. Così, molti dei 473.212 ultraottantenni che si sono già prenotati non hanno ancora un appuntamento. Non c’è certezza sulla disponibilità delle dosi, si è giustificata Regione. Per capire che non va tutto liscio, basta uno sguardo ai dati elaborati dal ricercatore Francesco Ruffino (Youtrend), secondo i quali ha ricevuto la seconda dose meno del 10% dei circa 3.369 over 80 vaccinati prima dell’inizio della Fase 1ter. E non va meglio per le altre fasce di età, tutte sotto il 10%. Tra il 18 e il 21 febbraio, a ricevere la seconda dose sono stati solo 1.626 lombardi
L’opposizione in regione, tramite il 5 Stelle Massimo De Rosa intanto denunciava: “Domenica hanno ricevuto la prima dose poco più di 2.000 over 80. Se si considera che in attesa ci sono circa 500 mila persone, di questo ritmo la loro salute sarà a rischio per molto tempo”, accusa l’M5S Massimo De Rosa, che aggiungeva: “Da inizio campagna hanno ricevuto la prima dose 14.000 over 80 su 500 mila”. La situazione non è migliorata nel frattempo. Anzi. Proprio ieri Bertolaso, che paventa una zona rossa in arrivo per tutta l’Italia, si lamentava: “Avrei molti motivi per essere avvilito: due province sono in zona rossa e tutte le rianimazioni piene, oltre al problema delle convocazioni per gli over 80 con il sistema che continua a funzionare male”. Ma del modello Bertolaso, che vorrebbe vaccinare 6 milioni di lombardi entro marzo, con 140 mila dosi al giorno nei 55 hub pubblici, cui si aggiungono le 30 mila giornaliere dei privati, dubitano in tanti.
Ad esempio è un rebus il personale necessario: a partire dai 4mila infermieri che mancano, come sottolineava il sindacato Nursing Up, per arrivare ai medici specializzandi, che per Bertolaso vanno precettati, ma che denunciano di “essere sfruttati a costo zero“. Intanto i numeri parlano chiaro: Ats Milano dovrebbe somministrare dosi a 50mila persone al giorno mentre ad esempio il 1 marzo ne ha conteggiate appena 2.713. Il Fatto di oggi fa un po’ di conti: “dal 18 febbraio al 1° marzo gli over 80 vaccinati sono stati 72.282, a fronte di una platea di 720.000. Mentre la fase 1, che avrebbe dovuto coprire tutti i 319.952 sanitari e ospiti delle Rsa, è ancora in corso (hanno ricevuto due dosi 243.027 persone, il 76%). I 200.000 insegnanti (esclusi quelli di nidi e materne) inizieranno le iniezioni l’8 marzo. Ma dovranno attendere l’sms dalla piattaforma che sta raccogliendo le adesioni, che però nel primo giorno di funzionamento ha mostrato più di un bug. Per esempio non accettava le prenotazioni di docenti non residenti in regione, ma che in Lombardia lavorano”. Insomma, qualche tempo fa la Fontan presentava ricorsi contro la zona rossa: poi tutta l’Italia scopriva che se la Lombardia ci era finita era invece per un errore di calcolo dell’indice RT dovuto ai dati sbagliati che arrivavano dalla regione. E non è tutto: questo grafico mostra come i dati dell’RT lombardo consolidati dimostrano che la regione, in zona gialla, si doveva trovare in zona arancione da una settimana:
Ed ecco quelli ben più belli di @OpencovidM https://t.co/7CsfCBpGCg
— Vittorio Nicoletta (@vi__enne) March 4, 2021
A TPI Nicoletta, che riporta il grafico, ha spiegato: Praticamente, dall’excel della Regione Lombardia bisogna sommare le quattro colonne dei pazienti con “nessuno stato clinico”, “solo stato lieve paucisintomatico severo grave”, “con stato lieve paucisintomatico severo grave guarito” e “stato lieve paucisintomatico severo grave deceduto”. Si otterranno così tutti i pazienti sintomatici. E per calcolare l’Rt basta usare questa formula. “C’è da dire – sottolinea il ricercatore – che se anche le altre regioni o pubbliche amministrazioni rilasciassero i dati dei sintomatici a inizio sintomi potremmo fare le stesse verifiche”. Ora di certo la situazione non è rosea in nessuna parte del paese. Però nessuno ha detto di avere una ricetta magica per risolvere l’avanzata delle varianti e della terza ondata. Gli unici a fare annunci roboanti sono stati Salvini e Bertolaso. Forse era meglio aspettare.