Cultura e scienze
Lo strepitoso successo di Tg2 Post di Sangiuliano e Freccero
Giovanni Drogo 29/11/2019
Il programma affonda negli ascolti, non fa approfondimento come promesso, i politici vengono lasciati liberi di scorrazzare e ignora i richiami dell’AgCom. Ma davvero paghiamo il servizio pubblico per queste cose?
Il 18 febbraio scorso il Direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano lanciava nell’universo del panorama televisivo una nuova creatura: Tg2 Post. Post nel senso latino del termine, precisava, non in quello social. Avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello della testata. Una rubrica di approfondimento da mandare in onda dopo il Tg delle 20:30. Nel giorno della presentazione Sangiuliano la raccontava così: «le notizie prima vanno raccontate nella loro essenza, quasi scarnificate. Poi vanno approfondite e meditate. Offriremo ai nostri spettatori gli strumenti conoscitivi affinché ciascuno sulla notizia del giorno possa determinare il suo libero convincimento».
Tg2 Post delude le aspettative e le promesse di Freccero e Sangiuliano
È stata solo una pura coincidenza che Tg2 Post – fiore all’occhiello della testata diretta da Sangiuliano – sia stato lanciato in occasione della campagna per le elezioni europee. «Noi non la beviamo, non ci iscriviamo a tesi pre-costituire, vogliamo andare all’essenza delle cose» diceva Sangiuliano il giorno della presentazione. Si è visto: alla fine il grande contenitore di approfondimento si è ridotto ad essere una tribuna per messaggi quasi autogestiti da parte del politico di turno, il contraddittorio quasi inesistente (ma del resto questo è raro trovarlo), le domande da parte dei giornalisti – quando non vengono ignorate – sono ben lungi dallo scarnificare (o anche solo solleticare) l’intervistato.
Senza dubbio è colpa dei politici che ormai hanno capito che a loro tutto è permesso in televisione. Di sicuro però chi ha ideato il programma ci ha messo del suo, difficile pensare che questa eventualità non fosse stata presa in considerazione. Ma Tg2 Post ha resistito e lotta assieme a noi. Per lui l’ex direttore di di RAI 2 Carlo Freccero (quello che ha regalato ai contribuenti perle come Popolo Sovrano e Realiti) sognava in grande: «Tg2 Post può essere una sorpresa anche perché ci sono fatti di cronaca che possono essere rappresentati in diretta, questo è un vantaggio rispetto ai talk. Gli ospiti dovranno reagire sulle notizie del momento, non potranno essere autoreferenziali. Dovranno commentare live qualcosa che sta avvenendo». Si è visto infatti la senatrice L’Abbate come è stata costretta a commentare live qualcosa che stava avvenendo da solo qualche mese (la crisi dell’Ilva).
Questo non è successo, i politici vanno a Tg2 Post esattamente come in un qualsiasi talk. Ma non è successa nemmeno un’altra cosa pronosticata da Freccero: «Farà il 6% tranquillamente». Ieri sera Tg2 Post (c’era Renzi) ha fatto il 4,11%. Stasera Italia, il suo diretto concorrente su Rete 4 il 4,88%. Ed è il secondo risultato più alto della settimana: mercoledì lo share era stato del 3,1%, martedì del 4,3%, lunedì il 3,3%. Giusto per fare un confronto il 21 ottobre quando ci è andato Matteo Salvini il programma ha fatto addirittura il 3.7%. Ogni tanto il programma il 6% lo fa, ma non brilla per la qualità dei contenuti, che rimangono modesti. In fondo l’idea di invitare (quando ci sono) un politico a parlare in televisione, magari da solo o con il contraltare di un giornalista, non sembra essere poi così innovativa.
Non mancano poi le “stranezze”. Come quella segnalata da Riccardo Puglisi in occasione della nascita del Conte 2. A Tg2 Post c’era Salvini senza contradditorio. Un metodo assai curioso di “scarnificare” le notizie o di approfondirle e mediarle. Nei commenti al tweet di Puglisi Antonio Nicita, consigliere dell’AgCom, segnalava che «Agcom ha già in corso un procedimento per possibile mancato rispetto degli obblighi del contratto di servizio Rai. Le trasmissioni d’informazione e approfondimento,come quella segnalata,sono già sotto monitoraggio degli uffici Agcom al fine di verificare le ipotesi di violazione». Insomma, non fa ascolti, non è imparziale, non fa approfondimento, gli ospiti vanno a dire quello che vogliono. Ma non è che alla fine “Post” va inteso nel senso social? Alla fine quando i politici fanno i loro post nessuno si aspetta un contraddittorio. Dal Tg2 invece è lecito pretenderlo.
Foto copertina via YouTube.com
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