Le ideone di Salvini e Meloni per l’emergenza Coronavirus

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-06

Salvini e Meloni non ci stanno a mandare via mail le loro importantissime proposte per salvare il Paese dal coronavirus. Vogliono un incontro con il Presidente, con il Governo e l’apertura di un tavolo permanente. Ma non in videoconferenza, perché altrimenti come fanno a fare campagna elettorale?

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Anche con il coronavirus Matteo Salvini rimane un politico che ha bisogno di un palcoscenico. Al momento però lo spettacolo dell’emergenza Covid-19 vede sulla scena altri protagonisti: il Governo, i due presidenti di Veneto e Lombardia (che pur essendo leghisti non sono il Capitano), medici, infermieri, operatori sanitari e i tanto vituperati tecnici e scienziati. Tutti tranne lui, che non a caso per farsi notare dopo aver lanciato allarmi sui barconi e attaccato il Governo su ogni cosa gioca a fare il responsabile. Ma a modo suo: proponendo piani da 10 o 50 miliardi di euro senza dire come. Oppure rilasciando un’intervista dove dice che il Governo non è in grado di affrontare l’emergenza e al tempo stesso chiedendo elezioni subito.

Perché Salvini non vuole “fare il postino”

«Facciamo un’opposizione che costruisce e ricostruisce, e che rappresenta la maggioranza degli italiani: speriamo di essere ascoltati dall’altra parte del tavolo. E non con una consultazione via email: chiederemo un incontro ufficiale al presidente del Consiglio e al governo» ha dichiarato Salvini lamentandosi che il Governo ha detto che le proposte del centrodestra possono essere inviate via mail. Per la Lega non va bene.

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«Non facciamo i postini», continua Salvini. Dimenticandosi forse di quando frequentava le stanze del Pirellone prima che si scoprisse che una collaboratrice di Fontana aveva contratto il Covid-19. In fondo lui è pur sempre quello che non rispondeva ai messaggi WhatsApp di Conte durante le fasi iniziali dell’emergenza coronavirus dicendo che il premier aveva sbagliato numero.

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No, l’email, la telefonata, la videoconferenza non vanno bene. Salvini vuole un incontro di persona personalmente perché così dopo potrà uscire, incontrare giornalisti e telecamere e tenere un bel comizio. Ma è di questo che ha bisogno il Paese?

Il senso di responsabilità di Meloni e Salvini di fronte ad un’epidemia

Si dirà: il paese ha bisogno di azioni concrete e non dei soliti giochini di palazzo. E anche Giorgia Meloni pesta i piedi e chiede «un tavolo nel quale si possano mettere a confronto le proposte migliori». Proprio lei che quando c’è da andare a lavorare alla Camera (o al Consiglio Comunale di Roma) non è che sia mai stata tra le più presenti. Ora naturalmente nulla vieta che il tavolo sia virtuale. Siamo in  un periodo in cui i presidenti di regione si collegano – e litigano – in videoconferenza. Quello in cui si invitano aziende e lavoratori a ricorrere al lavoro da remoto e in cui la ministra dell’Istruzione spiega che docenti e alunni possono continuare le lezioni grazie alle classi virtuali.

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Gli unici che invece vogliono assolutamente fare riunioni, tavoli, incontri sono quelli del centrodestra. Anche perché i ministeri – come scrive la sottosegretaria allo Sviluppo Economico Alessia Morani – lavorano già in video conferenza «stiamo facendo al Mise i tavoli di crisi in video conferenza, il Papa sta valutando di fare l’Angelus con un messaggio video ma loro vogliono un tavolo invece che inviare le proposte ed essere operativi».

Le fantastiche proposte che il centrodestra non può assolutamente fare via email

Se il centrodestra – Salvini, Meloni e Berlusconi –  hanno davvero questa grande urgenza di comunicare urbi et orbi le loro proposte perché non lo fanno anche via mail? Il dubbio che davvero si voglia strumentalizzare il coronavirus per l’ennesima passerella (che magari si conclude con un appello al voto subito) c’è. Anche perché le proposte avanzate dal centrodestra unito nel “tavolo permanente” già si sanno quali sono. Si parla ad esempio di varare immediatamente «un pacchetto di misure – chiamato “bazooka finanziario” – di entità pari all’avanzo primario del 2019, circa 30 miliardi di euro (equivalente a 1,7 punti di Pil)». Non sfuggirà il nome copiato al Quantitative Easing della BCE di Mario Draghi.

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C’è poi la richiesta di revisione delle regole europee di finanza pubblica (patto di stabilità e crescita, fiscal compact), che ovviamente non significa nulla visto che sono le stesse cose che Salvini ha chiesto quando era al governo ma non è riuscito ad ottenere. Si parla poi di un «imponente piano di investimenti infrastrutturali a carico dell’Ue e della Bei (la Banca Europea degli Investimenti) finanziato anche dalla Bce». Un’altra proposta riciclata di Salvini che l’aveva fatta subito dopo la “vittoria” alle elezioni europee (indovinate cosa gli hanno risposto i suoi “amici”). Chissà cosa c’entrano le infrastrutture con la crisi del comparto turistico e alberghiero. Sempre alla UE si chiede di poter accedere “senza vincoli e senza necessità di co-finanziamento a tutti i fondi europei 2014-20 non utilizzati dall’Italia” che è quello che sta provando a fare la Lega in Umbria (ma che non piace a Confindustria). Ovviamente non manca il riferimento ai migranti per liberare risorse e arginare il rischio sanitario anche “tramite il contrasto all’immigrazione illegale nel continente”. È la storia degli immigrati che tolgono fondi al SSN.

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Infine qualche ovvietà presentata come proposta rivoluzionare. Come la sanificazione quotidiana dei mezzi di trasporto, scuole e uffici pubblici, assicurare l’efficienza di forze armate, forze dell’ordine e tribunali, l’aumento dei numero di posti in terapia intensiva a tutti i pazienti per il periodo dell’emergenza (ma dai?) o la richiesta di incrementare il personale medico e sanitario (nota simpatica per i medici italiani: “anche con titoli conseguiti all’estero”). Già che ci sono si chiede di aumentare le ore di lavoro consentite agli specialisti e ambulatoriali già in servizio alle ASL. Curioso: perché la Regione Lombardia ha deciso di sospendere tutte le attività ambulatoriali nelle strutture pubbliche e private, tranne quelle urgenti e non differibili per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Ma forse Gallera e Fontana non lo hanno comunicato a Salvini. Bastava una email.

 

Foto copertina via Facebook.com

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