La trollata di Mario Monti a Giorgia Meloni e a Giancarlo Giorgetti

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-11

Ieri al Senato l’ex Presidente del Consiglio ha parlato della coerenza, in particolare di quelli che dopo aver votato a favore del pareggio di bilancio in costituzione (e nel caso della Meloni anche la fiducia al suo governo e la legge Fornero) oggi si presentano agli italiani come difensori del popolo e della sovranità nazionale

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Momenti di grande trasparenza ieri al Senato quando ha preso la parola il senatore Mario Monti. Nel suo discorso in cui ha annunciato l’intenzione di votare la fiducia al Conte bis l’ex Presidente del Consiglio si è tolto più di qualche sassolino dalle scarpe. In un intervento a tratti molto duro contro il premier, soprattutto sulla questione del debito pubblico. Ma quasi a voler dare ragione a chi chiama il nuovo PdC “Conte-Monti” il senatore a vita ha ricordato che alcune linee programmatiche sono molto simili a quelle del suo governo.

Mario Monti e i sovranisti che ci fanno perdere la sovranità

Un governo che «con il contributo di tutti i partiti, tranne la Lega e il MoVimento 5 Stelle (che non era ancora in Parlamento), ha consentito all’Italia di non cedere la propria sovranità nazionale ad una troika», ha detto Monti. Che ha aggiunto che al contrario il governo precedente (il Conte 1) non ha certo difeso la sovranità nazionale. A parole quelli di prima erano dichiaratamente sovranisti ma «non si è certo ottenuto un aumento della sovranità nazionale italiana; si è di fatto lavorato non per accrescere l’unica sovranità che un giorno troveremo realistica, quella europea, ma per svincolarsi da questa, cercando piuttosto di accrescere la già abbastanza elevata sovranità russa e quella degli Stati Uniti guidati da un Presidente ostile all’Unione europea». Ogni riferimento alle  grandi manovre leghiste per accreditarsi di volta in volta presso Donald Trump o presso Vladimir Putin (e su questo punto la vicenda dei soldi russi è solo la ciliegina sulla torta) è ovviamente voluto.

monti senato giorgetti meloni - 1

Ma è sul finire del suo intervento che Monti si prende più di qualche soddisfazione. Dopo aver ricordato che il suo governo era nato grazie alla fiducia data anche dall’allora Popolo della Libertà – ed in particolare l’onorevole Giorgia Meloni votò a favore – l’ex Presidente del Consiglio ricorda che le opposizioni al Conte bis all’epoca «seppero offrire contributi rilevanti alla grande coalizione che si fece carico di evitare il dissesto dell’Italia sia che ne facessero parte (ricordo la grande responsabilità assunta positivamente dal Popolo della Libertà, dal presidente Berlusconi e per un intero anno da esponenti che poi fondarono Fratelli d’Italia)». Come dimenticare che proprio la futura leader di Fratelli d’Italia votò a favore della Legge Fornero, contenuta nella Manovra Salva Italia, tanto per dirne una. Ma Mario Monti parla anche di altro: l’iter della riforma costituzionale sul pareggio di bilancio: «ricordo il grande contributo che l’onorevole Giorgetti più di ogni altro, come Presidente della Commissione bilancio della Camera, diede alla riforma costituzionale sul pareggio di bilancio».

Quando Giorgetti e Meloni erano a favore del pareggio di bilancio

Non è ovviamente la prima volta che Monti attacca l’ex sottosegretario Giorgetti ricordandogli le tante incoerenze della Lega. Lo fece nel maggio scorso ad Agorà quando sottolineò che la Lega nel 2008 aveva ratificato il Trattato di Lisbona «che include anche le regole sull’unione economica monetaria» e che ha patrocinato quella modifica costituzionale fatta durante il governo Monti. Ed in effetti è proprio così, Giancarlo Giorgetti, che era il relatore in commissione Bilancio alla Camera, durante l’iter parlamentare rilasciò in sede di Commissioni dichiarazioni come «il pareggio di bilancio è funzionale, in una prospettiva di medio periodo valida per tutti i Paesi dell’euro, ad assicurare il rispetto dei parametri europei in termini di deficit e di debito pubblico» parlando addirittura della necessità di «dare un segnale politico forte ai mercati, chiarendo che l’Italia e l’Europa hanno imboccato in modo duraturo la strada del rigore».

Era una Lega strana quella, una che votava contro la ratifica del Fiscal Compact ma a favore della legge che introduceva il pareggio di bilancio in Costituzione e che deriva proprio da quel trattato. E quando si trattò di votare in Aula il provvedimento Giorgetti e la Lega Nord votarono a favore del pareggio di Bilancio. In prima lettura anche Giorgia Meloni votò a favore mentre al voto finale del 6 marzo 2012 era assente. Alla votazione finale alla Camera i leghisti tornarono ad esprimere voto favorevole, e con loro votarono sì anche quegli esponenti del PdL – Crosetto, La Russa, Foti, Beccalossi, che avrebbero poi contribuito a fondare Fratelli d’Italia.

 

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