Economia

Umbria: come la psicosi della Lega sul coronavirus rischia di danneggiare l’economia regionale

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-02

Il piano geniale della Giunta guidata da Donatella Tesei: “rimodulare” i fondi europei POR FESR spostando 31 milioni di euro per “aiuti” alle imprese che subiranno i contraccolpi dell’emergenza sanitaria del coronavirus. Ma non solo non si tratta di fondi aggiuntivi, non solo si tratta di fondi che non possono essere usati come aiuti diretti: c’è il rischio che danneggino le imprese che contavano su quei fondi europei senza nemmeno riuscire ad aiutare il comparto turistico

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In Umbria al momento sono stati confermati due soli casi di infezione da coronavirus Covid-19. La giunta guidata dalla leghista Donatella Tesei non vuole farsi cogliere impreparata come è successo alle regioni del Nord. Non solo dal punto di vista della risposta delle strutture sanitarie ad un’eventuale emergenza coronavirus in Umbria quanto soprattutto per dare un sostegno concreto all’economia regionale. Da più parti si levano allarmi per l’imminente crisi economica (nazionale e regionale) nelle aree “colpite” da Covid-19.

In cosa consiste la “rimodulazione” dei fondi europei voluta dalla Giunta Tesei

La giunta regionale ha quindi pensato di “rimodulare” (un termine che sovente viene usato per evitare altre parole ben più pesanti dal punto di vista politico) il Piano finanziario del Por Fesr 2014-2020, il Programma Operativo Regionale del Fondo europeo di sviluppo regionale che concentra gli investimenti in alcune particolari aree di interesse come innovazione e ricerca, agenda digitale, sostegno alle piccole e medie imprese (PMI) ed economia a basse emissioni di carbonio.

confindustria umbria por fesr fondi tesei coronavirus -2

La giunta Tesei per fare fronte all’emergenza ha stanziato 31 milioni di euro derivanti dalla rimodulazione dei Piani finanziari del Por Fesr 2014-2020 per 21 milioni di euro e del Piano di sviluppo rurale 2014-2020 per 10 milioni di euro. Un piano che non è piaciuto a Confindustria Umbria che in una nota ha sottolineato come «per effetto della revisione dell’utilizzo dei Fondi europei, si andranno a ridurre le risorse destinate alle imprese per progetti in materia di Ricerca ed Innovazione, per un valore di circa 17 milioni, e per quelli in materia di Energia sostenibile per un valore di circa 4 milioni». Si tratta di risorse che verranno “rimodulate” dirottandole verso i capitoli competitività e Pmi (9,5 milioni), ambiente e cultura (9,5 milioni) e assistenza tecnica (2 milioni). Secondo la giunta la scelta è motivata dal fatto che le risorse destinate in precedenza agli ambiti dove si è intervenuti con la rimodulazione «si sono rilevate eccessive rispetto alla capacità di assorbimento da parte del sistema produttivo regionale in particolare per i progetti di ricerca». Anche perché solo una parte di quei fondi verrà destinata alle imprese realmente in difficoltà a causa del coronavirus.

Perché la rimodulazione non serve ad aiutare le imprese in difficoltà per colpa del coronavirus

Una rimodulazione, sostiene la Regione, che andrà «a sostegno del Turismo e della Piccola Media impresa anche per fronteggiare la ricaduta sul tessuto produttivo dello scenario di crisi generato dall’emergenza del Coronavirus». Ora c’è da sottolineare un dato: questa decisione è stata presa senza che venissero consultate le parti in causa. Ovvero senza che venisse avviato un tavolo di concertazione con le aziende che si sarebbero viste tagliare i fondi o anche solo con i rappresentanti delle attività produttive. Questo senz’altro spiega le perplessità di Confindustria. Al di là della posizione dell’associazione degli industriali rimane l’interrogativo: su quali basi si è deciso che la “rimodulazione” doveva procedere in tal senso, e con quali previsioni di riuscita?

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Di fatto però non vengono destinate davvero delle risorse aggiuntive, i soldi sono sempre gli stessi. Lo sostengono anche i consiglieri regionali di opposizione che hanno commentato così la decisione della giunta: «spiace constatare che la Giunta regionale, sulla base dell’emergenza sanitaria, intende far passare una mera rimodulazione dei fondi europei, già precedentemente programmati per le imprese umbre, come un nuovo stanziamento di risorse finalizzate al ristoro del danno indiretto». In realtà, scrivono in una dichiarazione congiunta Tommaso Bori, Michele Bettarelli, Simona Meloni, Fabio Paparelli, Donatella Porzi – Pd; Vincenzo Bianconi; Thomas De Luca del M5s; Andrea Fora del Patto civico, i fondi europei oggetto della rimodulazione «non possono, in alcun caso, configurarsi come aiuti diretti, essendo perlopiù incentivi destinati agli investimenti nei vari settori economici. Tali risorse non potranno peraltro essere disponibili prima di alcuni mesi a causa dei tempi di pronunciamento degli organi europei preposti e non serviranno comunque a coprire i danni subiti dal sistema economico». Ragion per cui le opposizioni parlano di un semplice “gioco delle tre carte” da parte della Giunta Tesei che in questo modo illude le categorie produttive che quei fondi possano essere usati per ripagare gli eventuali danni al settore turistico (o ad altri settori produttivi) quando non si possono usare così. Diverso sarebbe invece se la maggioranza decidesse di stanziare nuove risorse o tagliare le tasse alle imprese realmente colpite dagli effetti economici del coronavirus.

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