Lanzalone e il mistero della cacciata di Cristina Grancio

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-06-16

L’attuale ministro Fraccaro faceva parte del collegio dei probiviri che mise alla porta la consigliera e si rimangiò la sospensione davanti al tribunale. Ma senza mai spiegare i motivi della cacciata. C’entrava per caso Lanzalone?

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L’inchiesta sullo stadio della Roma a Tor di Valle ha riportato alle cronache anche una serie di fatterelli accaduti all’epoca della trattativa tra proponenti (A.S. Roma e Parnasi) e Comune di Roma. Una trattativa gestita in prima persona da Luca Lanzalone anche contro i dissensi interni del MoVimento 5 Stelle Roma.

Il mistero di Cristina Grancio

Per esempio c’è il caso di Cristina Grancio, prima cacciata dal M5S e dal gruppo, poi reintegrata dal tribunale di Roma, infine di nuovo cacciata dal gruppo ma non dal M5S con un percorso tutt’altro che lineare. Lei oggi con la Stampa ha raccontato qualcosa a proposito dell’accaduto:

«Quando ero dei loro i miei colleghi si interrogavano apertamente su alcune scelte dei vertici, qualcuno definì la decisione di fare lo stadio un insulto alla nostra intelligenza» racconta la consigliera capitolina anti-stadio Cristina Grancio, sospesa una volta nel 2017 ed espulsa definitivamente ad aprile. Ora siede nel gruppo misto, sola umanamente ancor più che politicamente: «Diversamente dall’anno scorso, adesso, con la cronaca che mi

ha dato ragione, non ho ricevuto neppure una telefonata di solidarietà, nessuno che mi abbia cercata anche solo in forma privata. C’incontriamo in aula e non mi salutano, un muro compatto manco fossimo una setta. Oppure lo siamo?». La Grancio non ha remore, dice di aver fatto il suo dovere di architetto e di pagare una schiettezza ribelle alla griglia della narrativa pentastellata: «Quelli della comunicazione, che fanno capo a Fulgione, ti girano i post che devi mettere su Facebook, li scrivono loro».

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Ma non c’è solo questo: in un’intervista a Repubblica la Grancio ha sottolineato il ruolo di Lanzalone anche nel consigliare al gruppo che tipo di atteggiamento tenere durante la trattativa, mentre lo stesso Lanzalone al telefono tentava di sminuire il ruolo e gli argomenti della consigliera. A confermarlo, una intercettazione in cui Lanzalone tranquillizza Parnasi: “Date ancora retta alla Grancio – dice al telefono -. Adesso io parlo con Luca (Montuori assessore all’Urbanistica del Campidoglio ndr), già gliel’ho detto l’altro giorno, non bisogna andare dietro alle istanze della Grancio perché ti porta a spasso con le sue cazzate”.

Perché è stata espulsa Cristina Grancio?

Ora però torniamo un attimo indietro al momento in cui la Grancio viene per la prima volta cacciata dal MoVimento 5 Stelle. Il tutto accadde più o meno un anno fa e di seguito potete ammirare il testo della lettera che il collegio dei probiviri grillino inviò alla consigliera la “sentenza”; in essa, come spiegò all’epoca – e torna a chiederselo oggi – l’avvocato Lorenzo Borré che assistette la consigliera nella causa intentata davanti al tribunale civile di Roma, non si spiegava che tipo di comportamenti concreti avesse posto in essere la Grancio per essere espulsa:

IL COLLEGIO DEI PROBIVIRI

Nel procedimento disciplinare nei confronti di Cristina Grancio

Vista la comunicazione del gestore del sito del Movimento 5 stelle pervenuta in data odierna, relativa alla posizione della consigliera capitolina, Cristina Grancio, con riferimento ai fatti oggetto del presente procedimento disciplinare, il cui contenuto è da intendersi integralmente richiamato nel presente provvedimento;

Visti gli artt. 4 e 5 del regolamento del Movimento 5 Stelle;

Considerato che, secondo quanto segnalato, Cristina Grancio, avrebbe tenuto un comportamento scorretto nei confronti del gruppo consiliare e non rispettoso della sua linea politica. Tale comportamento, in particolare, si sarebbe estrinsecato in dichiarazioni pubbliche contrarie alle decisioni assunte dal gruppo a maggioranza, nonché nella presentazione in consiglio comunale di atti contrari alla posizione della medesima maggioranza e in atteggiamenti volti a favorirne la bocciatura di un progetto;

Ritenuto che il comportamento tenuto dalla portavoce Cristina Grancio complessivamente considerato, oltre che in violazione degli obblighi assunti all’atto di accettazione della candidatura, sembra presentare caratteri di particolare gravità in quanto suscettibile di arrecare, con immediatezza, pregiudizio all’immagine e all’azione politica del Movimento 5 stelle, avvantaggiando altri partiti. Ciò anche in relazione alla sua posizione di Vice Presidente della Commissione urbanistica e membro della Commissione patrimonio e politiche abitative e progetti speciali, e alle conseguenti potenziali ricadute mediatiche della sua condotta;

Ritenuto che sussistono le condizioni previste dall’art. 4 del Regolamento per disporre la sospensione cautelare dal Movimento 5 Stelle, nelle more dell’avvio della fase istruttoria del procedimento disciplinare,

dispone

la sospensione cautelare dal Movimento 5 Stelle della consigliera Cristina Grancio. Ogni valutazione definitiva sull’eventuale addebito disciplinare sarà effettuata nella piena cognizione di tutti i fatti rilevanti di cui al presente procedimento.

Roma, 9 giugno 2017

Riccardo Fraccaro, Nunzia Catalfo, Paola Carinelli

In quella comunicazione dovevano essere elencati i motivi oggetto del provvedimento disciplinare. Vero è che nella letteraera presente un generico riferimento a «2. “dichiarazioni pubbliche contrarie alle decisioni assunte dal gruppo a maggioranza, nonché nella presentazione in consiglio comunale di atti contrari alla posizione della medesima maggioranza e in atteggiamenti volti a favorirne la bocciatura di un progetto”». Ma, appunto, a parte che la Grancio non aveva all’epoca fatto dichiarazioni pubbliche contrarie alle decisioni del gruppo M5S in Aula Capitolina, mancava appunto la comunicazione di partenza del procedimento. Quando poi si andò in tribunale, il MoVimento 5 Stelle ritirò tutti i provvedimenti contro la Grancio.  Ma nell’occasione non spiegò mai perché la Grancio fosse stata sospesa né i gravi motivi che giustificavano il provvedimento, preferendo far decadere la sanzione una volta impugnata.  Per questo sarebbe giusto che oggi Riccardo Fraccaro, ministro ai rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta del governo Conte, spiegasse per quale motivo fu cacciata la Grancio, per rassicurare tutti che non sia stato Lanzalone a decidere quella cacciata.

Leggi sull’argomento: I 200mila euro di Parnasi per la Lega

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