Opinioni
Così il governo scherza con il futuro del paese per fini elettorali
di Costantino de Blasi
Pubblicato il 2018-11-27
Timide, e finora indefinite, aperture del governo alla Commissione. L’incontro di sabato scorso con Juncker non ha portato novità sostanziali. Conte non aveva nuovi documenti da presentare e tempi e volontà di negoziare erano troppo stretti o troppo tortuosi dato che il primato sulla legge di bilancio è senza dubbio e più che mai politico. […]
Timide, e finora indefinite, aperture del governo alla Commissione. L’incontro di sabato scorso con Juncker non ha portato novità sostanziali. Conte non aveva nuovi documenti da presentare e tempi e volontà di negoziare erano troppo stretti o troppo tortuosi dato che il primato sulla legge di bilancio è senza dubbio e più che mai politico. Senza indicazioni di Di Maio e Salvini il premier non poteva fare di più.
Al suo ritorno sono arrivate le aperture sulla questione dei decimali di deficit; non sulla sostanza della manovra. Cosa significhino queste aperture è difficile comprenderlo. È possibile che le due misure cardine, RdC e quota 100, vengano spostate in avanti nel tempo, come già era successo un mese fa, per diminuirne l’impatto sui saldi di bilancio 2019. Appare tuttavia chiara la strategia del governo pentaleghista: tirare avanti senza sanzioni fino alle elezioni europee, il kick the can, sperando di arrivarci senza il peso della bocciatura e, soprattutto, sperando che l’esito della consultazione sia favorevole al fronte sovranista ed euroscettico. Questa strategia è stata più volte evocata dai vicepremier e più scioccamente dalla sottosegretaria Castelli nella patetica e sciagurata sua performance a Porta a Porta: «col voto di maggio questa commissione andrà a casa e sarà sostituita da una commissione diversa».
Esattamente come per la questione clandestini, questa maggioranza di governo dimostra una incredibile capacità di sbagliare candeggio. I partiti sovranisti europei non hanno nessuna intenzione di assecondare gli sforamenti di bilancio pentaleghisti e le loro irrefrenabili pulsioni di maggior spesa corrente. Infatti le bocciature più nette ed immediate al DBP sono arrivate da Austria, Ungheria, Olanda e paesi baltici. Juncker e Moscovici hanno cercato fino all’ultimo il dialogo. Fossi al posto di Laura Castelli non sarei così ottimista.
C’è un secondo problema. Rimandando l’applicazione delle leggi di spesa il governo a) prende in giro la Commissione che ha contestato l’impatto sulla crescita nel medio periodo di quei provvedimenti b) si tiene in ostaggio il Paese che o “di quelle misure ha bisogno” (questo lo affermano loro) e quindi andrebbero applicate subito, o meriterebbe misure diverse (investimenti?) per affrontare gli effetti della congiuntura.
È lecito e normale che una maggioranza scherzi col futuro di un intero Paese per fini elettorali? L’obiezione a questo punto ci sembra di sentirla: “questo governo è stato votato dalla maggioranza degli italiani e può fare quello che vuole”. Falso. Le forza politiche di governo sono state votate da 16.430.753 elettori; il 48% dei votanti e solo il 35% degli aventi diritto. Quanto a consenso è un governo di minoranza. Infine un piccolo angolo di debunking. È falso anche che la Commissione abbia bocciato solo la nostra manovra.