Il governo Conte offre cinque miliardi all’Europa

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-11-25

Il premier e Tria provano a convincere i commissari offrendo tagli sulla spesa e tagli del deficit. Bruxeless, per ora, non sembra dare l’impressione di cascarci

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Il governo Conte offre cinque miliardi all’Europa per chiudere il contenzioso sulla Manovra del Popolo. L’offertona dell’esecutivo gialloverde di cui si parlava nei giorni scorsi si è materializzata durante la cena del premier e del ministro dell’Economia Giovanni Tria con Jean Claude Juncker a cui erano presenti anche Moscovici e Dombrovskis. La risposta non è ancora arrivata, anche perché ci sono evidenti problemi di realizzazione della promessa di Conte e Tria.

Il governo Conte offre cinque miliardi all’Europa

Nel tentativo di mediazione a livello politico decisionale del presidente portoghese dell’Eurogruppo dei ministri finanziari, Mario Centeno, era emersa la necessità di una riduzione del deficit (0,2-0,3%). L’offertissima-ultime-telefonate-mi-voglio-rovinare di Conte e Tria prevede 4-5 miliardi di minori spese per quota 100 e reddito di cittadinanza legate all’avvio di entrambe le misure dal primo aprile anziché da gennaio per un totale di 0,2% del PIL recuperato sul 2,4% di deficit/PIL fissato come tetto nel 2019. La promessa è contenuta in un dossier di quaranta pagine diviso in tre microcapitoli:  lavoro e sicurezza, interventi strutturali e di semplificazione, investimenti. Ma su forme e metodi delle misure, spiega oggi Il Sole 24 Ore, la partita è aperta:

Il tempo è il primo fattore. Sono stati quantificati tra i 4 e i 5 miliardi totali, da spostare sugli investimenti, i risparmi dovuti alla partenza ritardata di quota 100 e reddito di cittadinanza. Che sarà messa nera su bianco probabilmente nel decreto già in cantiere, anziché in un emendamento alla manovra, come dalla Lega era stato sollecitato. L’intenzione è licenziare il testo subito dopo la legge di bilancio, per permettere il pensionamento da aprile a chi ha maturato dal 1° gennaio 62 anni di età e 38 anni di contributi.

manovra del popolo
I saldi attuali della Manovra del Popolo (Corriere della Sera, 25 novembre 2018)

La minore spesa 2019, rispetto al fondo da 6,7 miliardi, è stimata in 1,6 miliardi (ma il guadagno è temporaneo e si trasformerà in una maggiore spesa dal 2020 su un budget che l’Inps ha già giudicato sottostimato). A questo risparmio si aggiungerebbe quello dovuto all’avvio, sempre da aprile, del reddito di cittadinanza: 2,25 miliardi almeno, che potrebbero crescere se la riforma dei centri per l’impiego dovesse assorbire meno risorse.

Per suggellare la promessa c’è la blindatura degli obiettivi di spending review: si punta sugli strumenti forniti dalle leggi 196/2009 e 243/2012 che consentono al ministero dell’Economia in via unilaterale di effettuare tagli compensativi se nel corso dell’anno, dai monitoraggi mensili, dovessero emergere scostamenti della spesa effettiva di ogni ministero dagli obiettivi.

Una trattativa a oltranza

L’obiettivo scoperto del presidente del Consiglio e del ministro dell’Economia è portare avanti una trattativa a oltranza sugli obiettivi della manovra per superare i tempi necessari alla procedura d’infrazione e non consentire a Bruxelles di accelerare in vista delle elezioni politiche. La speranza è che le aperture formali e off the record di cui Conte e Tria sono stati oggetto da parte dei ministri dei paesi europei dopo il voto sulla procedura d’infrazione possano aprire una breccia che possa, questo è l’interesse nascosto dei partner, poi servire a tutti. Ma questo era lo stesso identico argomento con cui Tsipras e Varoufakis andavano a trattare in Europa, e tutti ricordano come è finita.

sondaggio lega m5s
Il sondaggio di IPSOS sul Corriere della Sera (24 novembre 2018)

Marco Bresolin sulla Stampa infatti non sembra dare molta credibilità a questo scenario, visto che le tappe della procedura sembrano ormai segnate:

La Commissione ha il pieno sostegno dei governi, hanno ribadito Moscovici e Dombrovskis. Gli hanno annunciato che ciò emergerà ancor più chiaramente la prossima settimana, quando il Comitato economico e finanziario (in cui sono rappresentati i Ventotto) esprimerà la sua opinione sul rapporto sul debito. Anche questo organo, salvo sorprese, dirà che l’apertura di una procedura è «giustificata». Il successivo passaggio formale toccherà alla Commissione. Che aspetterà di avere un ulteriore sostegno politico dall’Eurogruppo/ Ecofin in agenda il 3-4 dicembre, ma anche dal Consiglio europeo del 13-14.

Poi, nell’ultima seduta di quest’anno, il 19 dicembre, scriverà nero su bianco la Raccomandazione. In quel documento saranno elencati i tempi e l’entità delle manovre correttive da imporre all’Italia. E pure la scadenza per la prima verifica, che potrà arrivare già dopo tre mesi dalla data di approvazione dell’Ecofin, oppure dopo sei mesi. Ossia a fine aprile o a fine luglio (In mezzo ci sono le Europee). L’Ecofin approverà la Raccomandazione il 22 gennaio e su questa data non possono esserci margini di trattativa: il Consiglio, al più tardi, deve esprimersi entro il 1° febbraio

Leggi sull’argomento: I sei milioni di tessere per il reddito di cittadinanza che Di Maio sta stampando

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