La storia dell’Italia che aiuta Trump con il Russiagate

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-01

Il New York Times e il Washington Post hanno rivelato che il ministro della Giustizia USA William Barr si è recato almeno due volte in Italia per discutere funzionari governativi e dell’intelligence della possibilità di aiutare il procuratore Durham nell’inchiesta con cui Trump spera di affossare l’indagine sulle interferenze Russe nelle presidenziali del 2016. Il presidente Conte ne era a conoscenza?

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Nelle more dell’inchiesta dell’ex procuratore speciale Robert Mueller sul Russiagate, ovvero le interferenze della Russia nella campagna per le presidenziali USA del 2016 spunta la pista italiana. Un’inchiesta del Washington Post rivela che il procuratore generale USA William P. Barr ha avuto numerosi contatti con agenti dell’intelligence di paesi stranieri per cercare di raccogliere elementi per un’inchiesta con la quale Trump spera di screditare le informazioni raccolte dai servizi di intelligence statunitensi (CIA e FBI) sulle elezioni del 2016.

Chi è Barr e cosa faceva in Italia per conto di Trump?

Negli Stati Uniti il Procuratore Generale svolge il ruolo del nostro ministro della Giustizia. Quindi è oltremodo inusuale (per non dire sospetto) l’interessamento di Barr in una vicenda che riguarda direttamente il Presidente. In particolare si scopre che Barr avrebbe incontrato agenti dei servizi britannici e la scorsa settimana era in Italia dove assieme a John Durham (che sta conducendo l’inchiesta) si sarebbe incontrato con funzionari del governo per chiedere di aiutare Durham nell’inchiesta. E non sarebbe stata nemmeno la prima visita di Barr in Italia, stando a quanto rivela il Washington Post.

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Il New York Times invece due giorni fa riferiva delle pressioni esercitate da Donald Trump sul primo ministro australiano affinché si impegnasse nella raccolta di informazioni per affossare l’inchiesta di Mueller sul Russiagate. Anche il NYT menziona che Barr avrebbe fatto “almeno un viaggio in Italia” per assicurarsi la cooperazione dei funzionari del governo. Appare così evidente come il Presidente USA stia cercando di utilizzare i canali diplomatici al fine di risolvere suoi problemi personali. La settimana scorsa grazie alle rivelazioni di una talpa era emerso che il Presidente aveva chiesto al Primo Ministro dell’Ucraina Volodymyr Zelensky di avviare un’indagine su un caso che vedeva coinvolto Joe Biden, considerato il probabile avversario di Trump alle presidenziali del prossimo anno.

Giuseppe Conte o altri ministri erano al corrente della visita di Barr?

A causa di questa richiesta, confermata dalla trascrizione del colloquio telefonico con Zelensky fatta avere da Trump i Democratici hanno chiesto l’impeachment del Presidente USA. Le rivelazioni sul coinvolgimento di funzionari governativi italiani nelle trame di potere di Trump fa nascere ora molti dubbi sul famoso endorsement fatto dal Presidente statunitense nei confronti di Giuseppe Conte in occasione del G7 di Biarritz. Giuseppe Conte sapeva della visita di Barr in Italia ed era a conoscenza del motivo della presenza del ministro della Giustizia USA nel nostro Paese? Quando è avvenuto il precedente incontro menzionato dal Washington Post e chi nel governo (quello attuale e quello precedente) ne era al corrente? Sembra davvero improbabile che un esponente dell’Amministrazione Trump di tale importanza venga in Italia e passi inosservato.

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Se il Presidente del Consiglio fosse a conoscenza delle ragioni della presenza di Barr in Italia sarebbe in una posizione oltremodo scomoda. Perché da un lato avrebbe attaccato Salvini sull’affaire Moscopoli (il Russiagate nostrano) dall’altra avrebbe in qualche modo fornito aiuto (o promesso di farlo) a Trump per cavarsi d’impaccio dal suo Russiagate. Nel mezzo di tutte queste operazioni di intelligente ricompare la figura di Joseph Misfud un personaggio alquanto misterioso docente alla Link University (considerata l’università dei 5 Stelle) che secondo alcuni avrebbe partecipato al piano per affossare Hillary Clinton passando informazioni ad un addetto della campagna elettorale di Trump, George Papadopoulos. Una tesi che Misfud ha sempre respinto.

 

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