La Lega si arrabbia per la legge sulle trivelle (che ha votato la Lega)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-03

L’ex sottosegretario del governo Conte 1 Jacopo Morrone (della Lega) oggi tuona contro la politica energetica del governo Conte 2 che a suo dire affosserebbe il settore delle trivelle. Ma Morrone dimentica che a votare quel provvedimento che sospende i permessi di ricerca e prospezione (ma non quelli di estrazione) è stata proprio la Lega, quando lui era al governo

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Oggi il deputato della Lega Jacopo Morrone – già Sottosegretario alla Giustizia del Governo Conte I – ha scoperto che la sospensione delle trivellazioni offshore (quelle oltre le 12 miglia dalla costa) ci sarà una «perdita pesante di competenze e professionalità» da un lato e «consistenti incrementi consistenti incrementi delle tariffe del gas che graveranno sui consumatori italiani». Con chi ce l’ha l’onorevole Morrone? Formalmente con  il nuovo Governo perché Conte si è detto determinato «a introdurre una normativa che non consenta più il rilascio di nuove concessioni di trivellazione per estrazione di idrocarburi. Chi verrà dopo di noi, se mai vorrà assumersi l’irresponsabilità di far tornare il Paese indietro, dovrà farlo modificando questa norma di legge».

Jacopo Morrone, il leghista che si è dimenticato chi ha deciso di sospendere le concessioni

Ma in questo modo, secondo Morrone, «si costringeranno le grandi aziende che operano nel settore dell’energia a spostare in altri Paesi le attività di trivellazione». Per il deputato leghista la politica energetica del governo è «tutta fuffa e parole in libertà». E per questo motivo la Lega vuole chiedere  all’Esecutivo di «invertire la politica suicida dei ‘no’ e di attivarsi per supportare sia le imprese che operano nel settore idrocarburi, sia i consumatori italiani». E ci va giù duro Morrone quando dice che le  misure impostate dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli hanno «basi d’argilla». La veemenza di Morrone è in parte sicuramente giustificata dal fatto che il deputato è anche il Segretario della Lega Romagna, regione che fra poco andrà al voto. E proprio a Ravenna ha sede il ROCA, l’associazione degli operatori offshore che nei giorni scorsi ha fatto sapere di essere scoraggiati dalle decisioni del Governo in materia.

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Eppure quelli del ROCA dovrebbero guardare proprio alla Lega di Morrone per chiedere delle spiegazioni. E a sua volta Morrone che oggi chiede al Governo di invertire la rotta dovrebbe spiegare agli elettori (e perché no, anche a quelli del ROCA) che cosa ha fatto l’attuale esecutivo per fermare le trivellazioni. La risposta è semplice: nulla.  Perché – come abbiamo spiegato – la decisione l’ha presa il governo precedente. Proprio quello sostenuto dalla Lega e del quale Morrone era sottosegretario.

Quando la Lega voleva lo stop alle trivelle e votava il Decreto Semplificazioni che sospendeva le concessioni

La questione, dicevamo, non ha nulla a che fare con la richiesta di fermare le trivellazioni entro le 12 miglia del referendum del 2016. Che pure era stato indetto anche su richiesta di una regione come il Veneto (governata dalla Lega) e per il quale Matteo Salvini aveva fatto campagna per il Sì. Perché lo stop, che in realtà è una sospensione, è stato votato nei primi mesi del 2019. Precisamente il 29 gennaio al Senato e il 7 febbraio alla Camera.

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Quando Salvini non adorava le trivelle

La misura che ha bloccato l’iter di autorizzazione e sospeso i permessi di prospezione o di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi già in essere (ma non quelli di coltivazione) è infatti contenuta nel Decreto Semplificazioni che stato approvato appunto dal governo di cui Morrone faceva parte in attesa che il MISE, di concerto con il Ministero dell’Ambiente approvasse il il Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (PiTESAI).

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Ed è proprio il comma 4 dell’articolo 11 ter del Decreto Semplificazioni che sospende i permessi di prospezione e di ricerca in essere e quelli di proroga di vigenza delle concessioni di coltivazione di idrocarburi in essere. Di fatto oggi in Italia gli unici impianti che possono estrarre idrocarburi sono quelli le cui concessioni di coltivazione erano già in essere all’entrata in vigore della legge.

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È infatti possibile consultare l’apposito portale del Ministero per scoprire che ci sono concessioni per la coltivazione che nonostante il Decreto Semplificazioni sono ancora operative da 35 o 34 anni. Ma questo è un problema relativo. Quello che ci preme di sottolineare qui è che sia al Senato (dove la senatrice Borgonzoni è risultata “presente non votante” alla votazione finale) che alla Camera (Morrone era in missione) i parlamentari della Lega hanno votato a favore del Decreto Semplificazioni. Vale a dire proprio di quel decreto che oggi Morrone contesta perché ha sospeso alcuni permessi e che è stato voluto (e votato) proprio dal suo governo. Se quindi Morrone si stesse per caso interrogando su chi sia stato a volere questa normativa così stringente sulle trivelle dobbiamo dargli una brutta notizia: è stato il suo partito e il governo di cui faceva parte.

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