La donna di Vo’ Euganeo che è guarita dal Coronavirus con il paracetamolo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-02-27

Ha 47 anni, gestisce un’attività commerciale ed è la prima dimessa dall’ospedale di Padova dopo aver contratto l’infezione: «Stavo bene, la febbre se n’era andata. Ho ascoltato il mio corpo e non mi sono lasciata prendere dal panico»

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A Vo’ Euganeo, dove il paziente zero del Coronavirus è ancora un mistero e si cerca disperatamente di capire tra locande e centri massaggi cinesi come sia arrivata COVID-19, c’è una donna che ha sconfitto la malattia con tre pasticche di paracetamolo e una robusta dose di lavoro. Racconta oggi Repubblica che ha 47 anni, gestisce un’attività commerciale ed è la prima dimessa dall’ospedale di Padova dopo aver contratto l’infezione.

La donna che è guarita dal Coronavirus con il paracetamolo

Non si sente una sopravvissuta. «Bisognerebbe avere un po’ più di rispetto per i malati veri, che lottano contro il cancro». Elisa (nome di fantasia) ora segue l’evoluzione dell’emergenza dal divano di casa. Dovrà stare 14 giorni in isolamento. Non ha alcun sintomo, ma deve deve comunque aspettare di fare un nuovo tampone che assicuri che non è più contagiosa.

«Mercoledì scorso ho sentito i sintomi tipici dell’influenza: qualche brivido, un po’ di debolezza. Siccome non posso permettermi di ammalarmi perché devo lavorare, mi sono imbottita di paracetamolo. Tre pasticche in un giorno e mezzo».

E poi?
«Poi sono tornata a lavorare, devo mandare avanti un’attività. Non ho tempo da perdere».

Quando le è venuto in mente che poteva trattarsi del virus?
«Gestisco un’attività a Vo’. Venerdì si è diffusa la notizia del primo morto in Italia. Sabato ho fatto il tampone, domenica mi hanno detto che era positivo».

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E da quel momento in poi come hanno trattato il suo caso?
«Mi hanno detto: non si muova, veniamo a prenderla con l’ambulanza. Sono stata un giorno e mezzo in ospedale, dove mi hanno fatto gli esami. Lunedì pomeriggio sono tornata a casa, in isolamento».

Ha avuto paura?
«Nemmeno per un momento. Stavo bene, la febbre se n’era andata. Ho ascoltato il mio corpo e non mi sono lasciata prendere dal panico».

Il Remdevisir e gli altri farmaci per il Coronavirus

La donna ha probabilmente contratto il virus in una forma lieve. In attesa di un vaccino, in ogni caso, finora uno dei farmaci più efficaci contro COVID-19 è stato il Remdevisir, che di solito viene utilizzato per Ebola.

La sperimentazione clinica era stata accelerata proprio nella speranza che il farmaco, provato solo sugli animali, attivo anche contro i coronavirus di simili sindromi con polmonite grave (SARS e MERS) potesse costituire un aiuto terapeutico in una situazione di emergenza assieme ad una combinazione di antivirali specifici contro l’Hiv, il virus dell’Aids. Il remdesivir è stato utilizzato anche nei tre pazienti curati allo Spallanzani, guariti. Si tratta dei due coniugi cinesi (lui sta bene ed è tornato in reparto, lei sta per essere dimessa dalla terapia intensiva) ammalatisi durante la vacanza in Italia, ricoverati nell’ospedale romano appena arrivati a Roma. E del ricercatore emiliano rimpatriato assieme ad una sessantina di italiani dalla Cina. I malati della Lombardia sono trattati con la stessa cura.

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Coronavirus: i casi nel mondo (Corriere della Sera, 26 febbraio 2020)

Come spiegava il sito di Federfarma si tratta di due farmaci indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come i più promettenti sulla base dei dati disponibili. Il lopinavir/ritonavir è un antivirale comunemente utilizzato per la infezione da HIV che mostra attività antivirale anche sui coronavirus mentre il remdesivir è un antivirale già utilizzato per la Malattia da Virus Ebola, ed è potenzialmente attivo contro l’infezione da nuovo coronavirus.

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Coronavirus, la mappa dei contagiati (La Stampa, 26 febbraio 2020)

Altri farmaci che potrebbero essere utilizzati per combattere l’infezione da COVID-19 sono – scrive l’Istituto Superiore di Sanità –  la clorochina, un farmaco antimalarico è in uso da oltre 70 anni, che recentemente la Commissione Sanitaria Nazionale Cinese lo ha indicato tra quelli che hanno un’attività in vitro contro il nuovo coronavirus su cui proseguiranno i test. Tra i primi studi a verificarne l’attività antiretrovirale, nella fattispecie contro l’Hiv, uno è stato eseguito da ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità coordinati dal dott. Andrea Savarino. Altri due farmaci che hanno già mostrato un’attività contro il virus in test in vitro (quindi al momento non sugli esseri umani) sono l’umifenovir e il darunavir: il primo è un antinfluenzale, mentre il secondo è un farmaco anti Hiv già in uso da diversi anni. Per quanto riguarda Darunavir, remdesivir e clorochina si tratta di tre farmaci che fanno parte della cosiddetta “cura cinese” contro il Coronavirus (essendo stati sperimentati dall’Università di Zhejiang).

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