La «cura cinese» per il coronavirus 2019-nCov (e perché bisogna essere cauti)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-02-06

L’annuncio della cura cinese per 2019-nCov è stato smorzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha spiegato che «non ci sono al momento cure efficaci» contro il coronavirus di Wuhan. L’Umifenovir e il Darunavir sono due potenti farmaci retrovirali, il primo usato in Cina e Russia per il trattamento dell’influenza, ma non approvato in Occidente, il secondo impiegato ovunque contro l’Hiv

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Ieri l’Università di Zhejiang ha annunciato che il team di ricerca guidato da Li Lanjuan ha osservato che test preliminari condotti vitro hanno mostrato che due farmaci, l’Abidol e il Darunavir, potrebbero inibire il modo efficace il Coronavirus di Wuhan. Il Wuhan Institute of Virology, che fa capo all’Accademia Cinese delle Scienze, ha invece comunicato dal proprio sito web che i suoi ricercatori sostengono di aver scoperto che due farmaci, il Remdesivir e la clorochina, hanno effetti inibitori su 2019-nCov.

La «cura cinese» per il coronavirus 2019-nCov

L’annuncio della cura cinese per il coronavirus 2019-nCov è stato però smorzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha spiegato che «non ci sono al momento cure efficaci» contro questo 2019-nCoV (il codice del virus partito a dicembre dal mercato della carne selvatica di Wuhan). L’Umifenovir e il Darunavir sono due potenti farmaci retrovirali, il primo usato in Cina e Russia per il trattamento dell’influenza, ma non approvato in Occidente, il secondo impiegato ovunque contro l’Hiv. Il Remdesivir è invece una medicina sperimentale elaborata per l’ebola e poi abbandonata, che pare aver dato buoni risultati sul primo paziente Usa. «Si sta tentando anche — aggiunge il direttore del dipartimento di Malattie Infettive al Fatebenefratelli Sacco di Milano Giuliano Rizzardini su Repubblica — con Arbidol, un antinfluenzale approvato in Russia e in Cina, e con altri farmaci contro l’Hiv».

Come facciamo a capire se sono efficaci?
«Il primo passo — spiega Rizzardini — è prendere i potenziali farmaci e metterli a contatto con il virus in un vetrino in laboratorio. Così ci facciamo una prima idea. È possibile però che il medicinale, quando viene somministrato al paziente, si riveli inefficace. Può accadere ad esempio che non riesca a distribuirsi nella sede dell’infezione». La parola definitiva arriva dai test su cavie e uomo, con un buon numero di pazienti e il confronto con un placebo o un altro trattamento. Ma questo richiede anni.

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Coronavirus 2019-nCov: i sintomi e il contagio (Il Messaggero, 31 gennaio 2020)

La Cina ha test avanzati sull’uomo. Sono promettenti?
La sperimentazione più avanzata di un farmaco contro il nuovo coronavirus riguarda il Remdesivir, della Gilead, che aveva mostrato una certa efficacia sulle cavie contro i coronavirus di Sars e Mers. Uno dei pazienti negli Usa è stato trattato con Remdesivir ed è guarito. Ma non è dimostrabile che il virus sia stato sconfitto grazie al farmaco.

Il Corriere invece aggiunge che l’antivirale remdesivir, utilizzato per«uso compassionevole»sul primo paziente americano, ha avuto successo, come ha riferito il New England Journal of Medicine. Così l’azienda produttrice,la Gilead (che in Italia supporta varie attività di ricerca anche all’Istituto di Medicina Molecolare Veneto a Padova), l’ha messo a disposizione dei medici cinesi, per una sperimentazione.

Oms: la cura per il coronavirus ancora non c’è

Il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani Giuseppe Ippolito ha comunicato i farmaci che si stanno impiegando sui due pazienti cinesi ricoverati allo Spallanzani: «Sono il lopinavir-ritonavir prima e il remdesevir dopo. Sono indicati dall’Oms come i più promettenti sulla base dei limitati dati disponibili». «In una situazione così criticasi lavora con quello che si ha», ha spiegato, infine, l’esperto di malattie infettive Massimo Galli, dell’Università di Milano e primario dell’ospedale “Sacco”. «Attualmente non esistono farmaci specifici contro il nuovo coronavirus e si sta verificando la possibilità di utilizzare vecchi farmaci nati per combattere altrivirus», ha spiegato.

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Coronavirus, i casi di contagio (Il Messaggero, 6 febbraio 2020)

Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri a Milano, spiega al Messaggero:

«Un gruppo di ricercatori francesi ha inoculato la clorochina,che non è un antivirale, in scimmie infettate da Coronavirus. I sintomi sembrano essere migliorati».

Si lavora per tentativi?
«Non parlerei di tentativi. I protocolli, anche nelle emergenze, sono precisi. I gruppi di controllo, assicurando a tutti le cure di emergenza, servono proprio per capire quale farmaco o quale mix di farmaci sono più efficaci».

Ma dopo quanto tempo un antivirale agisce?
«Si vede anche dopo un giorno grazie alle analisi. Ma, ripeto, solo le ricerche su un gran numero di pazienti ci possono fare capire qual è la strada giusta da seguire».

Leggi anche: Coronavirus, l’università di Zhenjiang annuncia una possibile cura con Abidol e Darunavir

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