Quello che la canzone di Junior Cally dice su Salvini è l’unico motivo della gogna preventiva della Bestia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-05

Questa sera Salvini si leggerà un bel libro e non guarderà il Festival di Sanremo. Il motivo? La presenza di quel cantante che secondo la Lega incita alla violenza sulle donne ma che in realtà in un verso della sua canzone fa una battuta sui mojito di Salvini. Ma davvero il politico più importante del Paese se la fa sotto per questo?

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Ieri sera Matteo Salvini non ha guardato Sanremo, è andato a teatro con la sua fidanzata a vedere Pino Insegno. E non lo guarderà nemmeno stasera: «Mi raccomando, stasera non vi perdetevi Sanremo. Io ieri sono andato a teatro a vedere un bellissimo spettacolo di Pino Insegno, stasera magari mi leggerò un bel libro». Il leader della Lega non potrà ascoltare la canzone di Junior Cally, il rapper al centro delle polemiche da settimane che si esibirà durante la seconda serata del Festival di Sanremo.

Salvini è fatto così: si serve della violenza contro le donne per censurare la canzone di Junior Cally contro di lui

Ad iniziare la battaglia contro Junior Cally è stato il Presidente della Rai Marcello Foa. Subito seguito a ruota dall’allegra combriccola dei sovranisti improvvisamente sconvolti perché in alcune vecchie canzoni di Junior Cally si parlava di “troie” o si “attaccavano le forze dell’ordine” o “si inneggia allo stupro”. Niente invece da dire su Marco Masini, anche lui presente sul palco dell’Ariston, che invece in passato aveva cantato una canzone come Bella Stronza dove ci sono versi come «Bella stronza/Che hai chiamato la volante quella notte/E volevi farmi mettere in manette/Solo perché avevo perso la pazienza» oppure altri come «Mi verrebbe di strapparti/Quei vestiti da puttana/E tenerti a gambe aperte/Finché viene domattina/Ma di questo nostro amore/Così tenero e pulito/Non mi resterebbe altro che/Un lunghissimo minuto di violenza». Altri tempi, si dirà. Perché all’epoca (era il 1995) Salvini non era ancora il leader del Carroccio.

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È evidente che la questione non è affatto artistica. Nonostante Salvini scriva ad esempio che è «vergognoso che a Sanremo si dia voce a un “artista” che nei suoi testi insultava e denigrava le donne. Che schifo». Oppure chieda di riportare sul palco dell’Ariston «un po’ di bellezza e serenità».

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Ed era del tutto evidente che iniziare una polemica a due settimane dall’inizio della kermesse, quando orma il cast era stato deciso, le canzoni e gli arrangiamenti preparati e le prove già iniziate non avrebbe portato a nulla. Questo lo sapeva Salvini e a maggior ragione lo dovrebbe sapere il Presidente di quell’azienda che trasmette il Festival. E così il cantante non è stato escluso dalla competizione e così Salvini oggi continua ad attaccare Junior Cally, prendendo a prestito le parole di una classe di seconda media che ha scritto a Foa e ad Amadeus  per chiedere di non dare spazio «a un certo cantante che, senza alcun dubbio, incita alla violenza più atroce e crudele nei confronti delle donne».

Junior Cally fa paura a Salvini. E la violenza contro le donne non c’entra proprio niente

Ma il punto della questione non è musicale o artistico. E nella canzone che Junior Cally canterà stasera non si parla di stupri e violenze. Non ci sono “troie” e nemmeno insulti alle forze dell’ordine. Il punto della vicenda è politico. E il rapper lo ha messo in chiaro ieri in un’intervista a Leggo dove Antonio Signore in arte Junior Cally – dopo aver difeso la canzone incriminata di qualche anno fa«non inneggio alla violenza. Non dico di umiliare, di violentare, di ammazzare. Se si legge bene il testo è l’esatto contrario. Uccido il concetto. Non certo la donna» – ha detto di non stare con nessuno, né con Salvini né con Renzi e nemmeno con il M5S: «Ok. Ho votato per i cinque Stelle, ma non lo rifarei mai. Sardine tutta la vita».

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In un’altra intervista in cui gli chiedevano di rispondere agli attacchi di Salvini invece ha tagliato corto così: «io sono un cantate non sono un politico, Salvini è un pesce grosso quindi non credo di rispondere». Subito la fanfara dei giornali di destra ha attaccato il coro “Junior Cally getta la maschera: Sardine tutta la vita” (il Giornale); “Complimenti alle Sardine. Junior Cally, il cantante che esalta stupro e femminicidio, tifa per loro” (il Secolo d’Italia) oppure “Il compagno Junior Cally” (il Primato Nazionale). Naturalmente le sardine non hanno “responsabilità” o colpe se Signore sta dalla loro parte.  Anche perché nella canzone che canterà questa sera si parla d’altro: di populismo. E questo lo sapevano tutti. Lo sapeva Foa e lo sapeva Salvini. Perché Junior Cally questa sera canterà cose come «Dovrei puntare il dito contro/E fare il populista/Non fare niente tutto il giorno», che se volete può benissimo essere un attacco sia al MoVimento 5 Stelle che alla Lega. E ancora: «Spero si capisca che odio il razzista/Che pensa al Paese ma è meglio il mojito/E pure il liberista di centro sinistra che perde partite e rifonda il partito/Si chiedono “questo da dov’è uscito?”». E qui è chiaro che sta parlando di due Mattei: Matteo Salvini e Matteo Renzi. Niente di scandaloso, niente di estremo.

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Ma in fondo anche Ghali quando aveva fatto il remix di Vossi Bop era stato preso di mira dai sovranari per colpa di quelle due barre dove cantava «Alla partita del Milan ero in tribuna con gente / C’era un politico fascista che annusava l’ambiente». Certo pensare che l’uomo forte del Paese ha paura di un rapper che fa la battutina sul mojito fa sorridere. Eppure è successo: per due settimane hanno preparato il terreno a questa serata, così le “critiche” di Junior Cally saranno quelle del tizio che “inneggiava al femminicidio” e quindi senza alcun valore. Ma c’è bisogno di Junior Cally per criticare Salvini. Lui invece (Salvini) ha bisogno di queste polemichette per rimanere sulla cresta dell’onda.

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