Perché il presidente della RAI Marcello Foa non vuole il rapper Junior Cally a Sanremo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-19

Marcello Foa chiede di escludere il rapper per una canzone del 2017 che era stata denunciata qualche ora prima da Salvini e Borgonzoni. Ma il pezzo per Sanremo parla di un “razzista” che pensa al paese ma è meglio il mojito”. Secondo voi con chi ce l’ha?

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Con riferimento all’annunciata partecipazione del rapper Junior Cally al Festival di Sanremo, il presidente della Rai, Marcello Foa, si sveglia improvvisamente e detta una nota alle agenzie di stampa in cui esprime “forte irritazione per scelte che vanno nella direzione opposta rispetto a quella auspicata”. “Il Festival – dichiara il presidente della Rai -, tanto più in occasione del suo 70esimo anniversario, deve rappresentare un momento di condivisione di valori, di sano svago e di unione nazionale, nel rispetto del mandato di servizio pubblico. Scelte come quella di Junior Cally sono eticamente inaccettabili per la stragrande maggioranza degli italiani”. E chiede che Amadeus sappia ”riportare il festival nella sua giusta dimensione”.

Il presidente della RAI Marcello Foa non vuole il rapper Junior Cally a Sanremo

Il Festival, continua il presidente Rai, dovrebbe “promuovere il rispetto della donna e la bellezza dell’amore. La credibilità di chi canta – prosegue Foa – deve rientrare fra i criteri di selezione. Chi nelle canzoni esalta la denigrazione delle donne e persino la violenza omicida, e ancora oggi giustifica quei testi avanzando pretese artistiche, non dovrebbe beneficiare di una ribalta nazionale”. “Speriamo – conclude il presidente della Rai – che il direttore artistico, che gode di stima anche per essere persona moderata e di buon senso, sappia riportare il Festival nella sua giusta dimensione”. Come mai Foa ha deciso di intervenire così di botto?

junior cally marcello foa sanremo 1

L’indignazione di Foa è temporalmente scattata dopo che Lucia Borgonzoni e Matteo Salvini hanno protestato all’unisono a causa dei versi di questa canzone del 2017 che si chiama “Strega”:

Salvini e la canzone di Junior Cally sui razzisti

Ma soprattutto, da qualche giorno si sa che la canzone che Junior Cally vuole portare a Sanremo ha versi come questi:

Spero si capisca che odio il razzista
che pensa al paese ma è meglio il mojito
e pure il liberista di centro sinistra
che perde partite e rifonda il partito

Secondo voi chi è il razzista che preferisce il mojito? Intanto anche Silvia Costa, parlamentare europea del Pd, boccia la partecipazione a Sanremo, “monumento della canzone italiana”, di Junior Cally che, nelle sue canzoni “inneggia all’odio, agli omicidi, agli stupri, ai furti e utilizza parolacce”. E’ “inaccettabile – sottolinea Costa all’Adnkronos – la partecipazione a Sanremo di un ‘cantante’ che utilizza frasi che sono una vera e propria incitazione alla violenza utilizzando un linguaggio esplicito con versi sessisti, sboccati e violenti come se non avessero un reale significato”. “Mi sono adoperata molto affinché l’appello di Laura Moschini girasse sui social e non solo. Sono convinta che la Rai non possa abdicare al suo ruolo e che resti indifferente. La dirigenza Rai – afferma Costa sottolineando di aver inviato l’appello al Presidente della Rai, all’Ad Salini, alla Commissione Parità Rai al Parlamento e alle Autorità preposte – dovrebbe vigilare. Non possono essere abdicate scelte così importanti che influenzano i teenager del nostro Paese. Forse bisognerebbe toglierlo dalla competizione canora”.

Delle strane polemiche a orologeria su Sanremo si è accorto anche l’ufficio stampa di Junior Cally: Quella sulla partecipazione di junior Cally al Festival di Sanremo “non capiamo se sia di carattere musicale o politica”, visto che della partecipazione “si ha notizia dal 31 dicembre e tutti i suoi testi sono disponibili sul web. Mentre del testo di “No grazie” selezionato al Festival di Sanremo e delle sue rime antipopuliste si è venuti a conoscenza solo il 16 gennaio da un’intervista al Corriere della Sera. Il giorno dopo, per pura coincidenza, si accendono polemiche legate a canzoni pubblicate da anni in un’età in cui Junior Cally era più giovane e le sue rime erano su temi diversi da quelli di oggi”, dicono nell’entourage del cantante. Inoltre l’ufficio stampa sottolinea che “lungi da Junior Cally, artista antipopulista oggi ad inizio carriera, scomodare i grandi nomi del cinema, della letteratura e della storia dell’arte da Tarantino e Kubrick, da Gomorra a Caravaggio e scrittori come Nabokov e Bret Easton Ellis: l’arte puo’ avere un linguaggio esplicito e il rap, da sempre, fa grande uso di elementi narrativi di finzione e immaginazione che non rappresentano il pensiero dell’artista. Nessuno penserebbe di attaccare Stanley Kubrick (o Stephen King) per le scene in cui Jack Nicholson rincorre Shelley Duvall in Shining, perche’ si tratta di fiction. Raccontare la realta’ attraverso la fiction e’ la grammatica del rap. E non solo del rap: la storia della musica ha tantissimi esempi di racconto del mondo attraverso immagini esplicite, esagerate e spesso allegoriche”. E poi viene ricordato che volendo rimanere circoscritti al Festival di Sanremo, “molti artisti che hanno calcato il palco dell’Ariston (in gara o come ospiti) hanno usato frasi più che esplicite” ed anche quest’anno da parte di qualcuno in gara o da parte di “co-conduttori all’Altro Festival”. Inoltre viene rilevato che sempre a Sanremo “negli anni scorsi venne invitato Eminem come ospite internazionale. Sin dagli inizi della sua carriera è stato accusato di scrivere testi inneggianti alla violenza sulle donne”, come nel caso di ‘Kill You’, canzone d’apertura dell’album “The Marshall Mathers LP”, uno degli album piu’ venduti al mondo, con protagonista un Eminem iracondo. Per l’ufficio stampa dell’artista in gara “e’ evidente dunque che su questa polemica non solo Junior Cally e le sue rime, ma anche le donne e il sessismo non c’entrano nulla. Due sono le cose: o si accetta l’arte del rap, e probabilmente l’arte in generale, che deve essere libera di esprimersi, e si ride delle polemiche. Oppure si faccia del Festival di Sanremo un’ ipocrita vetrina del buonismo, lontana dalla realtà e succursale del Parlamento italiano”.

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