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Fantapolitica: l’ipotesi di Conte che lascia Palazzo Chigi (e al suo posto arrivano Draghi o Colao)

Alessandro D'Amato 21/04/2020

Ultimamente si parla molto dell’ipotesi di addio del premier a Palazzo Chigi e della sua sostituzione con Mario Draghi e Vittorio Colao. Un’operazione che avrebbe il plauso di Mattarella (?), non vedrebbe così ostile Salvini e vedrebbe anche un travaso di maggioranza, con Forza Italia pronta a sostituire in parte il M5S. Eppure l’ipotesi è alquanto improbabile, per non dire impossibile. Vediamo perché

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L’idea rimbalza nelle chiacchiere politiche che dai bar istituzionali si sono trasferite su Skype e su Whatsapp. E arriva fino ai giornali che le prendono persino sul serio. Nell’antivigilia del Consiglio Europeo che dovrà decidere sul MES e al quale il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si presenterà dopo aver creato molte aspettative sul rifiuto del Meccanismo e sull’impegno per i Coronabond/Eurobond – con l’opzione del veto ancora sul tavolo – si parla molto dell’ipotesi di addio del premier a Palazzo Chigi e della sua sostituzione con Mario Draghi e Vittorio Colao. Un’operazione che avrebbe il plauso di Sergio Mattarella (?), non vedrebbe così ostile Matteo Salvini che si libererebbe così del suo nemico pubblico numero uno e vedrebbe anche un travaso di maggioranza, con Forza Italia pronta a sostituire in parte il MoVimento 5 Stelle che si spaccherebbe in due in nome della governabilità.

Fantapolitica: l’ipotesi di Conte che lascia Palazzo Chigi (e al suo posto arrivano Draghi o Colao)

Non c’è nemmeno bisogno di dire che l’ipotesi circola dalle parti di chi è ai confini di questa maggioranza, come Italia Viva. E infatti a bocciarla pubblicamente oggi è proprio Matteo Renzi: «Quella su un cambio di governo in corsa penso che sia davvero una discussione fuori dalla realtà. Questo governo ha portato a casa un buon accordo in Europa, grazie alla leadership di Macron, che noi abbiamo intelligentemente appoggiato e tutto il resto lo vedremo con calma», ha detto proprio stamattina il leader di Iv, Matteo Renzi, a Circo Massimo su Radio Capital dando il via così a un sacco di ironie e malignità sullo “Stai sereno” rifilato a Enrico Letta prima di giubilarlo. Lo scenario su cui si lavora parte comunque dal Consiglio d’Europa e da come potrebbe finire il summit tra 48 ore, quando i leader europei si riuniranno per trovare un accordo in base all’ipotesi uscita dopo l’Eurogruppo di due settimane fa.

giuseppe conte mario draghi

Una delle tesi di fantapolitica vuole Giuseppe Conte pronto a firmare l’accordo sul MES (rimangiandosi così la minaccia del voto) e a dimettersi subito dopo perché sfiduciato di fatto dal MoVimento 5 Stelle, le cui anime sono piuttosto agitate specialmente tra quelli che erano ministri al tempo del primo governo di Giuseppi e oggi hanno tanto tempo da perdere su Facebook e in tv. Conte firma il MES “senza condizionalità” – che non esiste in natura – e poi però lascia perché non vuole far ricorso al Meccanismo e intende rinunciare così ai famosi 36-37 miliardi. In polemica con quella parte di maggioranza (alcuni nel PD e Italia Viva) che invece vorrebbe aver accesso al Fondo Salva-Stati. L’altra tesi, speculare, vuole invece Conte pronto a far saltare il tavolo in Europa e però subito dopo a presentarsi dimissionario in Italia. In entrambi i casi l’effetto sarebbe lo stesso.

Draghi o Colao al posto di Conte?

E qui s’innesca la narrazione che vorrebbe portare Draghi a Palazzo Chigi al posto di Conte. Sulla questione l’ex presidente della Banca Centrale Europea ha estimatori insospettabili, come ad esempio il “braccio destro” di Salvini, quel Giancarlo Giorgetti che viene dipinto come suo amico intimo. Ma che Draghi possa accettare un posto a Palazzo Chigi è fantapolitica: già all’epoca in cui era il governatore della Banca d’Italia qualcuno gli propose la stessa cosa quando Silvio Berlusconi era al governo. E lui rispose picche. Perché all’epoca non aveva alcuna intenzione di infilarsi in una guerra tra fazioni e fazioncelle politiche nella quale lui sarebbe comunque il primo a essere impallinato. Magari Draghi potrebbe anche accettare la presidenza del Consiglio, ma soltanto se gliela chiedessero esplicitamente tutti (o quasi) i partiti nell’ottica di un governo di salvezza nazionale che avrebbe un’ampissima maggioranza su cui contare. Magari potrebbe, con lo stesso schema o quasi, accettare il Quirinale. Di certo non ha alcuna voglia di mettersi a rispondere a Meloni o ai grillini, figuriamoci di mettercisi a litigare.

vittorio colao 1

Quello di Vittorio Colao invece è un nome più credibile (o meglio: meno incredibile). Ma qui invece a fregarlo sarebbe proprio il suo punto di forza: il suo curriculum. Che racconta un dirigente d’azienda e non un politico, e abbiamo imparato all’epoca di Mario Monti quanto siano distanti i due mestieri. Il nome di Colao potrebbe diventare appetibile se la sua task force registrasse una grande vittoria nella sfida dell’emergenza Coronavirus, ma per questo scenario ci vuole tempo e soprattutto una giusta dose di casualità o di fortuna. Non esattamente lo scenario più probabile in tempi come questi. Ecco perché l’ipotesi oggi è fantapolitica. E lo è anche la questione delle dimissioni di Conte, che al contrario ha nel suo arco molte frecce politiche da scagliare anche dopo il 23. Non ultima, anzi forse la più importante, quella di affidare ogni decisione a un voto del parlamento per poi farne la volontà, come ogni politico che si rispett. MES o non MES, Conte non sembra avere alcuna voglia di mollare Palazzo Chigi oggi. Magari alla fine dell’emergenza lo scenario potrebbe cambiare. Ma la politica italiana è fatta così: male.

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