Gli insulti razzisti alla mamma della bimba morta a Sondrio? Se li sono inventati le Sardine

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-18

Alcuni italiani non si arrendono: sono quelli che di fronte all’ennesimo caso di razzismo invece che condannare l’episodio sono preoccupati dalla “strumentalizzazione buonista” e non credono nemmeno sia accaduto veramente

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A Sondrio non è successo nulla. Perché la scena cui diverse persone hanno assistito al pronto soccorso di Sondrio è la versione del mondo reale degli insulti virtuali ai “bambolotti negri” annegati nel Mediterraneo, quelli che si chiedono quanto costano le bare dei migranti morti a Lampedusa o che qualche anno fa sostenevano che le foto di Aylan Kurdi fossero state fatte ad arte per suscitare la commozione dei lettori. Qualcuno potrebbe anche chiedersi che differenza c’è tra chi insulta una madre cui è appena morta la figlia dicendo che tanto quelli come lei ne fanno uno all’anno e chi da un palco parla dei figli dei migranti definendoli “bambini confezionati”, quasi che le madri di origine straniera siano delle fabbriche che producono pezzi di ricambio.

Il complotto buonista per farci credere che siamo razzisti

Hanno ragione quindi quelli che oggi sostengono sia tutto falso? Che sia un’altra tessera nel mosaico dell’opera di avvelenamento dei pozzi da parte dei buoni la cui furia talebana sta distruggendo il Paese? No. Perché nessuno dice che gli abitanti di Sondrio siano tutti razzisti. Per quanto ne sappiamo le persone che al Pronto Soccorso hanno deriso e insultato una madre nigeriana possono benissimo non essere abitanti di Sondrio. Una cosa è certa: erano italiani.

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Ma allora tutti gli italiani sono razzisti? No. Però continuare a negare il fatto che ci siano molti italiani razzisti, parlare di quello che è successo a Sondrio come dell’ennesimo episodio isolato di razzismo significa non voler affrontare un problema che è politico e culturale. E non ci servirebbe nemmeno dover parlare della vicenda di Sondrio per poter parlare di razzismo in Italia, perché c’è solo l’imbarazzo della scelta. Eppure c’è chi ritiene che sia tutta una storia inventata.

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La ragione? A raccontare l’episodio è stata una “sardina”, vale a dire la consigliera comunale Francesca Gugiatti che ieri ha raccontato la sua esperienza al Corrriere della Sera. Prima ancora lo aveva fatto in piazza durante la manifestazione delle sardine. E così è diventata una testimone non attendibile. C’è chi scrive che la notizia «sembra descrivere la scena di un film dell’orrore» che unita al fatto che la testimonianza arriva da una sardina (ma non è che ci si iscrive alle sardine) fa sorgere molti dubbi.

Italiani brava gente

«Caso strano era presente una sardina» oppure «cosa non si inventano ogni giorni per dire che la gente è razzista» quando lo sanno tutti che gli italiani sono tutti brava gente. «Guarda caso al pronto soccorso chi c’è? Una sardina, ergo una del PD», anche se la sardina in questione non è del PD (ma di una lista civica). Ma con quella ragazza c’era anche la madre, anche lei è una pericolosa buonista?

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Eppure già ieri riportavamo la testimonianza di un’altra donna che aveva assistito di persona a quanto accaduto e che confermava il racconto della ragazza che ha denunciato l’episodio di razzismo.

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Ma ai sovranisti non la si fa: la coincidenza sospetta della “sardina” che si trova nel posto giusto al momento giusto per ascoltare frasi come «tanto ne sfornano uno all’anno…» fa dubitare della veridicità della notizia. Gli italiani non sono così perché gli italiani sono persone che si danno da fare, che aiutano. Ergo quelle persone che in sala d’attesa al pronto soccorso non sono italiani «e alla sardina vorrei ricordare che è diventata sciacallo».

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Perché evidentemente solo alcuni hanno il monopolio delle notizie. E denunciare un episodio di razzismo ti fa diventare “uno sciacallo” (vale a dire una persona che strumentalizza una notizia) solo se pensi che combattere il razzismo equivalga a combattere una battaglia contro gli avversari politici. Ma questo significa che dall’altra parte della barricata c’è chi usa il razzismo, soffiando sul fuoco dell’intolleranza, per fare politica ed aumentare il proprio consenso.

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Ed è curioso che ad alcuni non dia poi troppo fastidio quanto accaduto a Sondrio ma si preoccupino invece di denunciare «il politicamente corretto per fare l’ennesima strumentalizzazione» perché «non si deve generalizzare sugli italiani». E nessuno lo sta facendo.

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Perché la storia sarà anche tristissima ma «aleggia sempre quel non so che di istigazione all’antifascismo e antirazzismo di cui ci siamo rotti un po’ tutti le scatole», come scrive un tale. Insomma massima solidarietà alla mamma che ha perso la figlia, quelli che hanno insultato sono “imbecilli” e non sono degni di essere definiti italiani ma per carità non parliamo di razzismo altrimenti ci offendiamo.

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