La bufala del complotto della falsa foto di Aylan

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-09-07

La foto del bambino trovato sulla spiaggia turca il due settembre è un falso e serve a manipolare le menti degli europei. Lo dice un pool di esperti riuniti su Facebook

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Potevano mancare quelli che dubitavano dell’autenticità della foto di Aylan? Ovviamente no perché in fondo le lauree in analisi dei pixel e manipolazione dei media vengono distribuite gratuitamente su YouTube ogni primo giovedì del mese. L’Interwebs è quindi pieno di esperti che ci spiegano come sia stata scattata la foto, perché è stata scelta quella posizione, chi era davvero Aylan, perché la sua storia piace tanto all’Occidente e cosa c’è davvero dietro. Sull’Internet non ci sono mica solo i fascisti che godono della morte altrui, ci sono anche quelli che preferiscono pensare che quel bambino morto non sia mai esistito.

Luca Caremi, su Facebook, indaga la storia della foto
Luca Caremi, su Facebook, indaga la storia della foto

I “DUBBI” DELL’ASSESSORE LEGHISTA
Cominciamo con Luca Caremi, leghista dichiarato, ex-assessore a Calolziocorte che ci invita ad un momento di riflessione. Messa rapidamente da parte l’umana pietà, doverosa ma meno importante dell’analisi iconografica, Caremi ci spiega che il corpicino di Aylan è stato spostato per ottenere una foto più “ad effetto” e ci invita a chiederci a chi serva una foto del genere. A parte il fatto che Aylan non è stato che uno dei cinque bambini ritrovati morti sulla spiaggia quella mattina e quindi è probabile che il corpo sia quello di un altro bambino. C’è anche, per chi avesse voglia di “indagare” un po’, un’intervista all’autrice della foto (la fotografa Nilüfer Demir) e al gendarme ritratto mentre tiene in braccio Ayalan (l’agente Mehmet Ciplak). Nell’intervista i due raccontano quei drammatici istanti e le conseguenze che si porteranno dietro, per sempre.
Nilüfer Demir e Mehmet Ciplak (fonte: Corriere della Sera)
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Demir e Mehmet Ciplak (fonte: Corriere della Sera)

Ma questo non ferma gli amici di Caremi che nei commenti fanno a gara a chi la sa più lunga e ci raccontano del dramma di quelle “migliaia di bambini” fortunatamente per loro anonime e senza volto che muoiono ogni giorno in Africa o in qualche luogo remoto dove i fotografi impiccioni non arrivano. Certo, morire alle porte di casa tua, perché l’Europa è casa tua, sembra non essere un fattore decisivo. Il giudizio – unanime – è che siano tutti ipocriti: giornalisti, fotografi, gendarmi e buonisti dell’ultim’ora.
Ma se lo sanno tutti che dormiva!11
Ma se lo sanno tutti che dormiva!11

Ed ecco infatti che i prodi agenti del NWO italiano ci rivelano l’esistenza di altri smascheratori di complotti, come quelli qui sopra che ci spiegano che il corpo è stato spostato per tentare di fregarci tutti!1
Potevano mancare quelli di Lo Sai?
Potevano mancare quelli di Lo Sai?

IL RICATTO ALL’OCCIDENTE
Non vi basta? Andiamo avanti allora. Gira un po’ dovunque un articolo di Maurizio Blondet dove si definisce la foto (finita sulla copertina del Manifesto) “un ricatto” dei media (e dei governi). Un’operazione studiata ad arte, scrive Blondet:

Perché quello è il motivo della foto, dell’operazione: stroncare ogni obiezione politica e razionale sulla “accoglienza senza limiti”, ogni ragionamento sul perché e sul come. E mobilitare il sentimentalismo della massa che vive nell’irrealtà (quella che su Facebook si scambia immagini di gattini), orripilarla, farla reagire di fronte a questa intrusione della realtà: “Bisogna fare qualcosa! Subito! Accoglierli!”.

Torna quindi il tema della foto utilizzata per uno scopo ben preciso, scatenare un’ondata di emotività che porterà probabilmente a farci invadere dagli immigrati. E la solita, retorica, domanda: perché la foto di Aylan sì e quella di tanti altri bambini morti no? Il motivo dev’essere sicuramente il grande gioco politico che si gioca sullo scacchiere internazionale le cui pedine sono mosse da politici e giornalisti per dare l’assalto psichico alle coscienze individuali dei cittadini che non hanno alcuna colpa. Come riporta Bufale.net questo post è stato condiviso anche da Rosario Marcianò il quale però non poteva esimersi da aggiungere la sua spiegazione. Secondo Marcianò la foto è falsa perché chi muore in mare, generalmente, perde le scarpe. Aylan aveva le scarpe addosso e quindi non è morto in mare (oppure non è morto affatto).

L'esperto di morti annegati Rosario Marcianò ci rivela che Aylan non è morto in mare
L’esperto di morti annegati Rosario Marcianò ci rivela che Aylan non è morto in mare

È mai possibile che i massoni e i bilderberg si facciano sempre fregare da dettagli così evidenti? A quanto pare sembra proprio di sì, grazie a tutti per aver giocato a Cluedo.
Edit: Luca Caremi ha riconosciuto l’errore corretto il post su Facebook aggiungendo questa postilla:

Errata Corrige:
Ritengo doveroso far presente che ho commesso un errore, le foto non sarebbero della stessa persona, il sito dove ho trovato la notizia (https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10208016032422566&set=a.3232297130246.2162761.1351198165&type=1&hc_location=ufi) la dava per veritiera.. ammetto la mia colpa pur ritenendo valide le mie considerazioni sull utilizzo dei media.

Caremi però (già portavoce a Lecco per quel partitone che era La Destra di Storace) non resiste alla tentazione a dare la colpa ai cronisti che hanno riportato le sue uscite, segnatamente Nextquotidiano e Lecco News (che ha ripreso la notizia):
luca caremi giornalisti
La colpa, come sempre è di chi riporta la notizia, non di chi spaccia fregnacce. Se non fosse stato per Lecco News nessuno si sarebbe accorto dell’edit silenzioso in cui Caremi ammetteva di aver sbagliato. Perché fare un edit ad un post su Facebook non comporta alcuna notifica e quindi sarebbe passato inosservato. Bene così quindi, che il nostro eroe sia stato costretto a fare ben due post sulla notizia data su di lui.

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