Il piano dei sindacati per la pensione a 62 anni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-12

La proposta fissare i requisiti a 62 anni e 20 di contributi. Le persone devono poter scegliere quando lasciare il lavoro dai 62 anni in poi. O a prescindere dall’età con 41 anni di contributi

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Ai sindacati non piace quota 102, l’uscita a 64 anni immaginata dal governo per evitare lo scalone dopo l’esaurimento di quota 100, e propongono l’uscita dal lavoro a 62 anni. Non solo per superare Quota 100, misura sperimentale che, scadendo il 31 dicembre 2021, crea uno scalone e allunga la permanenza al lavoro di 5 o più anni dall’oggi al domani. Ma anche per sostituire una volta per tutte la legge Fornero. Spiega oggi Repubblica:

Come? Così: in pensione dai 62 anni con almeno 20 di contributi e calcolo della pensione pro-rata (i contributi versati col retributivo non vengono dunque ricalcolati e penalizzati). Oppure 41 anni di contributi a prescindere dall’età. E sconti per i lavori gravosi, le donne, i giovani con carriere discontinue. Il clima per ora è di dialogo. I sindacati attendono la convocazione del governo al tavolo sulla previdenza già inaugurato dal premier Conte. Ma non sono disposti a sconti.

pensione 62 anni

La proposta è quindi quella di fissare i requisiti a 62 anni e 20 di contributi.

Le persone devono poter scegliere quando lasciare il lavoro dai 62 anni in poi. O a prescindere dall’età con 41 anni di contributi». Da rivedere poi anche il meccanismo che oggi adegua alla speranza di vita – un unicum in Europa – non solo l’età anagrafica e gli anni di contributi versati. Ma anche il coefficiente di trasformazione, ovvero il parametro che trasforma i contributi versati in pensione.

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«Riteniamo che nei primi due casi – età e contributi – l’aspettativa di vita si debba fermare e che si possa discutere sui coefficienti», ragiona ancora Ghiselli. In altri termini, i requisiti anagrafici e contributivi non si allungherebbero più. Ma la pensione potrebbe essere meno generosa: quanto più “giovani” si esce, tanto più basso l’assegno. In questo quadro e con questi requisiti, Ape sociale e Opzione donna – misure per l’uscita anticipata per disoccupati, donne, lavoratori malati o in difficoltà • potrebbero non essere più rinnovate.

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