Quota 102: dopo Quota 100 ecco le uscite a 64 anni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-10

La sperimentazione termina alla fine del 2021: il rischio è uno scalone a inizio 2022 che innalzerebbe di molto l’età per il pensionamento. Fra le ipotesi allo studio più gettonate quella di Quota 102 che consentirebbe l’uscita con 64 anni di età e 38 di contributi

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Il Sole 24 Ore racconta oggi che u tecnici del governo sono già al lavoro per gestire l’uscita da Quota 100. La sperimentazione termina alla fine del 2021: il rischio è uno scalone a inizio 2022 che innalzerebbe di molto l’età per il pensionamento. Fra le ipotesi allo studio più gettonate quella di Quota 102 che consentirebbe l’uscita con 64 anni di età e 38 di contributi. L’operazione costerebbe 2,5 miliardi l’anno fino al 2028 e comporterebbe risparmi significativi rispetto a Quota 100.

Proprio l’innalzamento del requisito anagrafico a 64 anni rappresenta il denominatore comune, insieme con il calcolo interamente contributivo del trattamento anticipato, come già accade per “Opzione donna”, delle soluzioni alle quali guardano una parte del Pd e dei tecnici di area Dem. Ma anche di esperti indipendenti o vicini al Centro-destra. È il caso di Alberto Brambilla, già sottosegretario al Lavoro nel Governo Berlusconi e attuale presidente di Itinerari previdenziali, secondo il quale per scongiurare il rischio-scalone sarebbe necessario un pensionamento agevolato a 64 anni di età, adeguata alla speranza di vita con 37/38 anni di contributi. Quindi: Quota 101 o, più probabilmente, 102 interamente “contributiva”. Con un costo di circa 2,5 miliardi l’anno fino al 2028, che sarebbe significativamente inferiore a quello di Quota 100.

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I numeri di Quota 100 (Il Sole 24 Ore, 10 gennaio 2020)

Nell’ipotesi questa riforma parta dal 2021, considerando i 48,58 miliardi già stanziati dal decreto del 29 gennaio 2019, di cui se ne spenderanno circa 17 per le misure già in corso fino al 31 dicembre di quest’anno, (con un risparmio quindi di oltre 31 miliardi) il costo per questa proposta – aggiunge – sarebbe pari fino al 2028 (8 anni) a circa 20 miliardi poi, fino al 2036 di circa 1,9 miliardi l’anno, già previsto dal decreto». In altre parole dal 2021, secondo Brambilla, «si avrebbe un incremento di spesa di circa 2,5 miliardi l’anno fino al 2028 e 1,9 dal 2028 al 2038, dopo di che l’incremento si azzera. Rispetto a quanto stanziato si risparmierebbero oltre 11 miliardi al 2028 e circa 1 miliardo al 2036».

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