Il Lodo Grasso per lasciare Giuseppe Conte premier

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-08-12

“Dal Pd ci hanno spiegato che sulla loro astensione nel voto di sfiducia a Conte non possono darci ancora garanzie. Devono riunirsi, tenere una direzione ”. Perché quello resta il passaggio cruciale per farcela, il cosiddetto lodo Grasso, cioè l’astensione di dem, LeU e vari del Misto nel voto in Senato sul premier

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Il Lodo Grasso fa proseliti. La proposta dell’ex presidente del Senato, ovvero lasciare la Lega da sola a votare la sfiducia a Giuseppe Conte e quindi mantenere in sella l’attuale presidente del Consiglio tiene insieme il MoVimento 5 Stelle e una parte dell’opposizione, che così però aprirebbe la strada a un Conte Bis e non a un governo istituzionale guidato da Raffaele Cantone, a cui puntano i renziani.

Il Lodo Grasso per lasciare Giuseppe Conte premier

Di Maio, che stamattina riunirà i parlamentari in un’assemblea congiunta dove cercherà un nuovo mandato a proseguire  sulla via per tenere in piedi un governo: un Conte bis, negli auspici. Tanto ha già in cassaforte la copertura politica del fondatore Beppe Grillo, che sabato ha sorpreso tutti con quel post che è un salvacondotto per il vicepremier, mentre Roberta Lombardi ha aperto ufficialmente a un governo con il PD. Però, spiega oggi Luca De Carolis sul Fatto, la strada resta impervia.

Una fonte di primo piano racconta: “Dal Pd ci hanno spiegato che sulla loro astensione nel voto di sfiducia a Conte non possono darci ancora garanzie. Devono riunirsi, tenere una direzione ”. Perché quello resta il passaggio cruciale per farcela, il cosiddetto lodo Grasso, cioè l’astensione di dem, LeU e vari del Misto nel voto in Senato sul premier. La prima, importante prova sarà la conferenza dei capigruppo di domani alla Camera, dove il M5S si aspetta l’aiuto del Pd per un nuovo calendario dei lavori che anticipi da settembre ai prossimi giorni il voto sulla riduzione degli eletti.

tappe crisi di governo
Le tappe della crisi di governo (Corriere della Sera, 12 agosto 2019)

Invece stamattina Di Maio guarderà negli occhi i parlamentari, “umile e pronto all’ascolto”: perché la linea è recuperare il filo col gruppo e cambiarne l’immagine di uomo solo al comando. Anche se pesa il silenzio di Alessandro Di Battista, più che scettico sulla trattativa coi dem, ma schierato con Di Maio per uno slittamento del voto di pochi mesi.

Il lodo Grasso e le larghe intese

Con il Lodo Grasso il governo resterebbe in vita e l’unica opzione in mano a Salvini sarebbe quella di far dimettere tutti i suoi ministri. C’è chi nel M5S ci sta pensando, ma – anche qui – servirebbe la collaborazione del Pd e, come ammette un ministro, Zingaretti potrebbe tornare sui suoi passi «solo se arrivasse dal Colle un chiaro richiamo alla responsabilità. Le strategie su taglio dei parlamentari e sfiducia al governo non sono leve sufficienti». Spiega Federico Capurso su La Stampa:

Nei piani del M5S, la riforma per il taglio dei parlamentari vuole essere il primo banco di prova. Durante l’assemblea congiunta delle truppe pentastellate si completerà la raccolta firme con cui chiedere la convocazione di una seduta straordinaria della Camera. Se il Pd non riuscirà a trovare in pochi giorni la compattezza necessaria, allora si potrebbe decidere di far naufragare la richiesta di anticipare il voto (che rimarrebbe calendarizzato a settembre) e passare al secondo tentativo di intesa, in occasione del voto di sfiducia al governo al Senato.

 

larghe intese
Le larghe intese (La Stampa, 12 agosto 2019)

Intanto Salvini prepara la controffensiva: annuncia che andrà al voto con Berlusconi e Meloni per togliere ai parlamentari di Forza Italia a rischio rielezione la voglia di fare da puntello al nuovo esecutivo.

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