I tre ex parlamentari M5S condannati per le firme false a Palermo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-10

Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, ex parlamentari del MoVimento 5 Stelle, sono stati condannati dal tribunale di Palermo per la vicenda delle firme false. Dodici in totale i condannati, due assolti

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Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, ex parlamentari del MoVimento 5 Stelle, sono stati condannati dal tribunale di Palermo per la vicenda delle firme false. In tutto il giudice ha decretato 12 condanne e due assoluzioni. Un anno e dieci mesi sono stati inflitti agli ex deputati nazionali Riccardo Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, alla ex collaboratrice del gruppo all’Ars, Samantha Busalacchi, agli attivisti Tony Ferrara, Alice Pantaleone e Stefano Paradiso. Un anno e sei mesi invece all’avvocato Francesco Menallo e al cancelliere Gianfranco Scarpello.

I tre ex M5S condannati per le firme false a Palermo

Pena più bassa, un anno, ai tre che avevano ammesso i fatti: gli ex deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio e Giuseppe Ippolito a un anno. Assolti invece gli altri attivisti Riccardo Ricciardi e Pietro Salvino. La pena per tutti i condannati è stata sospesa. Erano accusati a vario titolo di falso e violazione della legge regionale del ’60 sulle consultazioni elettorali.  Gli imputati erano quattordici fra attivisti, deputati regionali e nazionali del M5S. I Pm che hanno sostenuto l’accusa sono Claudia Ferrari e Bernardo Petralia. I deputati si erano difesi attraverso una curiosa teoria del complotto che era stata smentita dalle indagini. Claudia La Rocca era stata la prima indagata ad ammettere responsabilità nella vicenda.

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La pena più alta era stata chiesta per il cancelliere Giovanni Scarpello e l’avvocato Francesco Menallo, entrambi condannati a un anno e mezzo La storia delle firme false del MoVimento 5 Stelle era stata raccontata per la prima volta da Filippo Roma delle Iene, dopo una denuncia anonima e la testimonianza di Vincenzo Pintagro, professore di educazione fisica e candidato a quelle elezioni.

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Claudia Mannino, onorevole M5S citata nel servizio delle Iene sulle firme false a Palermo nel 2012

Nell’intervista Pintagro raccontava di essere uno degli attivisti più anziani e parlava di un’irregolarità palese: «Io ho trovato due persone che stavano ricopiando 2000 firme» a causa dell’errore formale nella compilazione del modulo, che vedeva un errore nel luogo di nascita di uno dei candidati. Per paura di essere esclusi avevano ricopiato le firme, secondo quanto raccontava il testimone che diceva di aver visto con i suoi occhi le persone che falsificavano le firme: una parlamentare (Claudia Mannino) e una collaboratrice del M5S all’Assemblea Regionale Siciliana (Samantha Busacchi). L’errore riguardava l’allora candidato Giuseppe Ippolito, che secondo i fogli inviati alle Iene era nato a Palermo il 19 agosto 1987 mentre in realtà il suo luogo di nascita è Corleone. La Busalacchi, sentita dalle Iene, rispondeva all’epoca: «Onestamente degli attivisti ci hanno pure denunciato per questa storia. Ma è nata e morta lì perché non era vero. Però sono stati gli attivisti che ci hanno un po’ marciato contro, si fa di tutto quando non ti stanno bene i nemici che hai di fronte». La Busalacchi nel servizio prima diceva che vedrebbe volentieri Pintagro, poi però diceva che aveva cambiato idea e che non aveva voglia di vederlo.

La prescrizione arriva a febbraio

I reati contestati si prescrivono tutti a febbraio. Secondo la procura, nella notte del 3 aprile 2012, al comitato del Movimento furono ricopiate migliaia di firme per provare a rimediare a un banale errore relativo al luogo di nascita di un sottoscrittore. Accortisi dello sbaglio, temendo di non riuscire a presentare in tempo la lista del Movimento per le Comunali, dovendo recuperare le sottoscrizioni una a una, si sarebbe provveduto a ricopiarle. Le firme false sarebbero state autenticate dal cancelliere Scarpello. L’indagine coinvolse a vario titolo l’ex deputato nazionale Riccardo Nuti, allora candidato sindaco di Palermo, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, ex parlamentari nazionali. Coinvolti anche i deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, che però hanno ammesso le loro responsabilità e accusato i “colleghi”. Ciaccio, però, come ha sottolineato il pm nella requisitoria, non ha ripetuto in aula le accuse.

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Le firme false a 5 Stelle a Palermo e l’opinione dei periti

Nel corso del processo la procura ha esposto alcuni dati emersi nel corso delle indagini: tra questi il fatto che su 1202 persone sentite dalla Digos nel corso delle indagini, 791 abbiano disconosciuto la propria firma apposte sulle liste. La storia era stata segnalata già nel 2012 agli organi inquirenti, ma le indagini della Digos non avevano portato ad alcun risultato. Poi la vicenda è sbarcata in tv. E successivamente un’interrogazione parlamentare aveva chiesto conto delle indagini svolte da Giovanni Pampillonia. Intervistato dalle Iene, il poliziotto aveva detto di non essere autorizzato a parlare.

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