«Gli impianti di compostaggio AMA? A Cesano e Casal Selce»

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-01-10

L’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari ha annunciato oggi a sorpresa che il Comune ha deciso dove realizzare due impianti per il trattamento della frazione organica dei rifiuti: uno sarà su un terreno vincolato di proprietà della Regione l’altro in un municipio soffocato dalle antenne di Radio Vaticana dove già ci sono i rifiuti radioattivi dell’ENEA. Ma soprattutto: a cosa servono gli impianti di compostaggio per l’umido se non ci sono i TMB per l’indifferenziato?

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A Roma non esiste alcuna emergenza rifiuti e anche se esistesse sarebbe colpa della Regione. Per questo motivo non c’è alcuna fretta di trovare una soluzione. A certificarlo è l’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari che ha spiegato che «Entro fine gennaio presenteremo l’iter autorizzativo per i due impianti di compostaggio a Cesano e Casal Selce. Con una tempistica normale, per i lavori non dovrebbero volerci più di 36 mesi». Sembrerebbe una buona notizia: finalmente il Comune di Roma ha deciso dove si faranno gli impianti di compostaggio dell’Ama a Roma. Ma non è così.

A cosa servono gli impianti di compostaggio se non ci sono i TMB?

La Montanari ha ribadito oggi al Corriere della Sera che non esiste alcuna situazione di criticità o di emergenza e che si tratta di un problema di “percezione”. Ma a parte quello è tutto in regola, anzi le cose andranno presto molto meglio. Non così presto però, perché l’assessora ha fatto sapere che l’iter autorizzativo per i due impianti di compostaggio deve essere ancora presentato. Inoltre i lavori per la realizzazione delle strutture dovrebbero durare tra i 36 e i 42 mesi (ovvero tre o quattro anni). Il che colloca l’eventuale apertura e i problemi ad essa connessi, al termine dell’attuale legislatura. Ma appunto: non c’è alcuna emergenza quindi non c’è fretta.

 
Teoricamente poi di impianti ne servirebbero tre, per poter lavorare circa 200.000 tonnellate di rifiuti organici all’anno. La Montanari ne indica soltanto due: quello di Cesano e quello di Casal Selce. L’assessora poi omette di dire che per risolvere la situazione attuale di “non emergenza” gli impianti di compostaggio servono sì ma solo in una fase in cui il porta a porta è a pieno regime. L’immondizia rimane nelle strade (o meglio viene percepita nelle strade) perché gli impianti di trattamento meccanico-biologico (TMB) della Capitale non sono in grado di smaltire l’indifferenziato. Certo, se a Roma ci fosse la differenziata “spinta” sarebbe più semplice, ma per ora i livelli della raccolta porta a porta – nonostante gli ambiziosi progetti a 5 Stelle – continuano ad essere quelli dell’epoca pre-Raggi. Negli impianti di compostaggio infatti finisce solo l’umido conferito tramite la raccolta differenziata. La frazione organica prodotta dalla lavorazione dei rifiuti nei TMB invece finisce direttamente in discarica.

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Attualmente solo un terzo dell’indifferenziato romano viene trattato nei TMB Ama (una volta questo era “Il Problema” secondo il M5S)  mentre tutti i residui di trattamento destinati a discarica (230mila tonnellate annue) vengono spediti in Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise. È noto del resto che il M5S romano ha qualche problema con i tritovagliatori. Si veda ad esempio il caso di quello di Ostia, che in campagna elettorale non doveva arrivare e poi è magicamente comparso una volta che il MoVimento ha vinto le elezioni. Nel frattempo 40mila tonnellate di indifferenziato verranno smaltite dalla RIDA di Aprilia in provincia di Latina, azienda privata che ha siglato ieri un accordo con l’AMA. L’azienda dei rifiuti pensa anche di raddoppiare la quota di quelli lavorati nel tritovagliatore di Ostia che dovrebbe così arrivare a circa 200 tonnellate al giorno.

L’attenzione del MoVimento 5 Stelle per le istanze dei territori

Mentre i rifiuti trattati di dalla RIDA prenderanno probabilmente la strada degli inceneritori sul fronte della frazione organica la battaglia è tutt’altro che conclusa. Sulla strada del “piano Montanari” ci sono infatti i i territori (nessuno stranamente è entusiasmato dall’arrivo dell’immondizia). A luglio la Montanari ha illustrato alla cittadinanza del XIII Municipio l’ipotesi di di destinare un’area di proprietà di Roma Capitale, sita in via di Casal Selce, alla realizzazione di un impianto di compostaggio AMA. C’è però un problema. Come ha raccontato Roma Today ci sono documenti che dimostrano che quell’area è in realtà di proprietà della Regione Lazio. Non solo: via Casal Selce, rientra nei nuovi vincoli paesaggistici per l’Agro romano apposti dalla Regione nel 2015 che li ha definiti di “notevole interesse pubblico paesaggistico“.
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A Cesano, nel XV Municipdio, le cose non vanno meglio. Alcuni residenti hanno già iniziato la raccolta firme per dire no all’impianto di compostaggio. Ed è comprensibile: nella zona ci sono già le contestatissime antenne di Radio Vaticana i cui impianti sono stati dismessi solo in parte nel 2014. Sempre a Cesano c’è anche il sito del centro ricerche ENEA Casaccia al cui interno ci sono i 5 depositi della Nucleco che ospitano poco più di 7 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, contenuti in circa 2500 fusti prodotti dagli anni ’90 e fino al 2009. Non stupisce quindi che i residenti siano contrari all’impianto di compostaggio che tra le altre cose farebbe abbassare di molto il valore delle case. Senza contare l’aumento del traffico pesante dovuto al passaggio dei camion dell’Ama. Ancora qualche mese fa il Presidente del XV Municipio Simonelli rassicurava i suoi elettori spiegando che non era ancora stata presa alcuna decisione politica. Le cose evidentemente sono cambiate. E non stupisce poi troppo che il M5S di governo – che nel XIII alle amministrative ha preso 19.918 voti (33,48%) e al XV 19.684 voti (30,03%) – sia così poco attento alle istanze del territorio. È successo lo stesso ad Ostia: in campagna elettorale il TMB non doveva arrivare e oggi si parla già di raddoppiarne la produttività.
 

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