L’SMS di Tria che non ce la fa più

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-12-07

Il Giornale racconta di un messaggio privato inviato dal ministro a Brunetta, in cui mostra una discreta dose di rassegnazione nei confronti della situazione. Il suo posto è sempre più in bilico

article-post

«Non ce la faccio più, sono sottoposto ad un agguato dietro l’altro. L’ultimo è stato quello di mandarmi davanti alla commissione parlamentare di ritorno dall’Ecofin. L’unica cosa che mi interessa è salvare il Paese. Quella è la mia luce. Altrimenti, se fosse solo per me, già ora…». Questo sms è stato mandato dal ministro dell’Economia Giovanni Tria a un esponente dell’opposizione (Renato Brunetta) ed è riportato oggi da Augusto Minzolini sul Giornale.

L’SMS di Tria che non ce la fa più

L’SMS che secondo il racconto di Minzolini è stato inviato a Brunetta non è un annuncio di dimissioni, anche se periodicamente si rincorrono le voci che vogliono il titolare di via XX Settembre sull’orlo dell’addio e ai ferri corti con Salvini, che ha proposto il suo nome su suggerimento di Savona, e Di Maio. Fa anche riferimento a un episodio ben preciso, ovvero l’audizione del ministro in commissione avvenuta il 4 dicembre alle 20 (con un’ora di ritardo rispetto alla tabella di marcia) nella quale il ministro ha esordito così: “Sono sbarcato da un aereo e sono venuto qui. Non ho aderito ad un’audizione, ma ad un’informativa. Il tema è da informativa non da audizione, non sono in grado di fare un’audizione. Se non siete d’accordo me lo dite e io, non vi offendete, me ne vado”.

tria savona

Quell’audizione è stata definita “una presa in giro” dalla Commissione finanze perché Tria non ha risposto alle domande sulla manovra, rimanendo nel vago anche riguardo le modifiche da concordare con Bruxelles e le ripercussioni sui saldi di bilancio. Evidentemente molto nervoso, il ministro alla fine ha chiuso l’audizione andandosene e infischiandosene delle critiche e delle polemiche. Evidentemente perché era molto stanco, come si capisce dall’sms.

Il canarino nella miniera

Si spiegherebbe così quindi l’uscita via sms nei confronti di Renato Brunetta che viene riportata oggi da Minzolini. Brunetta ha un rapporto personale con Tria che dura da anni e che risale ai cinque anni di governo Berlusconi  tra 2001 e 2006, quando era uno dei consiglieri più ascoltati dell’allora ministro. In questi mesi le sue scelte sono state messe spesso sotto processo da parte della maggioranza, che non ha gradito (eufemismo) le scelte sui suoi collaboratori al ministero, accusati successivamente di essere le “manine” che cambiano i provvedimenti per far fare brutta figura a Giggetto e Laura Castelli. A Bruxelles il destino dei collaboratori di Tria viene guardato come quello del classico canarino nella miniera.

di maio tria promesse ministro serio soldi coperture - 3
Credits Aggiornamenti quotidiani dalla Terza Repubblica via Facebook.com

L’ostilità nei confronti del ministro è confermata anche dal retroscena pubblicato oggi dalla Stampa e firmato da Ilario Lombardo:

Dopo essersi riunito con il premier alla presenza del Ragioniere generale dello Stato Daniele Franco, che aveva con sé le tabelle delle voci di bilancio su cui cercare un’alternativa ai tagli, Tria ha disertato il vertice con Di Maio e Salvini. Il ministro è sempre più isolato, investito dalla sfiducia del premier e del M5S.

Perché, pur nella consapevolezza condivisa che la trattativa vada condotta con durezza a Bruxelles e senza cedere sui principi base della manovra, Salvini non sembra così convinto che Tria vada lasciato al suo destino e proprio mentre si rincorrono le voci sull’addio indotto del ministro, dismette i panni da incendiario: «La Lega – dice – lavora a una soluzione di buon senso». Quale?

Sempre nel retroscena si racconta che sarà Conte a condurre la trattativa – e come potrebbe finire (male) anche per lui lo abbiamo raccontato qui – e che il presidente del Consiglio è pronto ad abbassare un po’ il deficit e fare leva sul sentimento dell’Europa, giocando sull’importanza di non perdere l’Italia, “con un discorso ispirato a quello di Alcide De Gasperi alla conferenza di Parigi del 1946, quando Roma si trovò a fronteggiare le potenze democratiche che l’avevano sconfitta e il capo del governo democristiano disse: «Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me»”. Ma lì si usciva da una guerra con milioni di morti, qui si parla di gente che vuole spendere senza trovare le coperture. Speriamo che qualcuno ci risparmi questa ulteriore figura di merda.

Leggi sull’argomento: Ecotassa: così Di Maio si rimangia la tassa sul diesel

Potrebbe interessarti anche