I furbetti del redditino

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-01-24

Uffici dell’Anagrafe presi d’assalto con curiosi spostamenti di residenza. Non una novità: finte separazioni e cambi di residenza fittizi sono da sempre un terreno interessante per chi decide di aggrapparsi allo Stato e ai suoi sussidi. Anche quando non ne avrebbe diritto

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Massimo Gramellini li chiama i furbetti del redditino, Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera invece ci racconta quali metodi sta utilizzando chi si prepara a chiedere il reddito di cittadinanza per rientrare nei requisiti piuttosto stringenti del sussidio condizionato approntato dal governo Lega-M5S.

I furbetti del redditino

Per adesso si tratta di movimenti piuttosto leggibili e facilmente controllabili, come le richieste di cambio di residenza che sono in corposo aumento proprio da quando si parlava dell’istituzione della misura: essere residenti in un luogo piuttosto che in un altro serve per cambiare lo stato di famiglia e quindi non trovarsi nello stesso ISEE, abbassandone il valore. La legge sul reddito prevede un ISEE di 9360 euro.

Savona di abitanti ne fa 60 mila e spiccioli. L’anno scorso sono arrivate 1.839 richieste di cambio di residenza. Tutte all’interno dello stesso Comune, da Savona a Savona. Un dato considerato elevato, sospetto. Anche perché i vigili urbani poi sono andati a bussare per vedere se al nuovo indirizzo vivesse davvero qualcuno. E una volta su quattro non hanno trovato nessuno.

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Le tappe per l’ottenimento del reddito di cittadinanza (Corriere della Sera, 24 gennaio 2019)

Cento di quei controlli andati a vuoto si sono trasformati in un esposto alla procura della Repubblica. A Palermo dati ufficiali non ce ne sono ancora ma agli sportelli del Comune sono arrivate diverse richieste di informazioni sul cambio di residenza. Stesso discorso a Napoli, dove l’assessore regionale al Lavoro Sonia Palmeri sembra quasi prepararsi al peggio, mettendo le mani avanti: «I controlli non spettano a noi».

D’altro canto non si tratta di una novità assoluta, spiega il quotidiano. Finte separazioni e cambi di residenza fittizi sono da sempre un terreno interessante per chi decide di aggrapparsi allo Stato e ai suoi sussidi. Anche quando non ne avrebbe diritto. Le graduatorie per gli asili nido, le borse di studio scolastiche, la mensa dell’università, l’esenzione dai ticket sanitari: trucchi e magheggi possono accompagnare tutta la carriera del cittadino italiano.

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I metodi furbi per ottenere il reddito di cittadinanza

Esiste già oggi un metodo per poter accedere a sussidi statali (ad esempio il bonus bebè, la riduzione delle tasse universitarie, la tariffa della mensa della scuola comunale o il reddito di inclusione) anche se non se ne ha diritto. Come? Proprio utilizzando la dichiarazione ISEE che secondo una recente indagine della Guardia di Finanza presenta irregolarità in sei casi su dieci. Sono proprio quelle dichiarazioni ISEE che vengono utilizzate dai cittadini per poter accedere alle agevolazioni per la mensa scolastica o il buono libri e che nei giorni scorsi sono state oggetto di polemica perché agli stranieri alcune amministrazioni locali hanno richiesto di produrre ulteriori documentazioni. La regola principale è non avere nessun immobile intestato a proprio nome e non sposarsi. Ad esempio si può intestare la casa ad uno dei genitori che poi la concederà in comodato gratuito. La dichiarazione ISEE della mamma o del papà salirà ma la vostra rimarrà bassa. Altro trucco importante: la fidanzata (o il convivente) non deve lavorare. Se lavora e proprio non può farne a meno meglio a quel punto avere due residenze separate in modo da non far aumentare il quoziente familiare (dal momento che non esiste alcuna famiglia).

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Questi trucchetti, che possono essere utilizzati per ottenere varie forme di beneficio statale, non sono certo dei segreti. Nel servizio della trasmissione di Corrado Formigli sono i CAF, i centri di assistenza fiscale, a spiegare il funzionamento di queste procedure per “agevolare” la concessione di sussidi pubblici. Anche nel caso di due coniugi che non lavorano che hanno un figlio che invece lavora (e quindi produce reddito) il trucco è semplice: basta “spostare” il lavoratore di famiglia all’interno di un altro nucleo familiare e così l’ISEE rimarrà a zero.

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Può però capitare di aver commesso un errore madornale: sposarsi. In tal caso come si fa se uno dei due coniugi percepisce un reddito mentre l’altro no? La soluzione c’è anche in questi casi disperati. È un po’ drastica perché comporta la separazione. Uno dei due coniugi – quello che produce reddito – manterrà la casa di proprietà mentre l’altro sposterà la residenza da qualche altra parte, magari da un parente che a sua volta non ha reddito (meglio se in una casa concessa in comodato gratuito). Tutto questo formalmente, perché nulla vieta a marito e moglie di continuare a vivere sotto lo stesso tetto, all’insaputa dell’INPS e dello Stato, che invece si vedrà “costretto” ad erogare i fondi. Ovviamente chi dopo aver fatto tutta la trafila lavora in nero avrà un reddito ma figurerà essere nullafacente.

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