Economia
Il taglio (nascosto) al reddito di cittadinanza
neXtQuotidiano 25/01/2019
Nella relazione tecnica del decreto ci sono 74mila nuclei in meno beneficiari. Questo significa che sulla platea della povertà assoluta il taglio è del 30%. Ma così sale l’assegno…
L’ultima relazione tecnica del decreto che istituisce il reddito di cittadinanza e quota 100 facendo decollare da aprile il nuovo strumento di politica attiva e contrasto alla povertà scrive nero su bianco che i nuclei che beneficeranno di reddito e pensione di cittadinanza sono un milione e 248mila unità (erano un milione e 322mila nella relazione tecnica della scorsa settimana – quindi, nell’ultima versione del provvedimento si contano 74mila nuclei in meno). Le famiglie composte da soli stranieri sono 154mila (241mila a cui vanno però sottratti 87mila nuclei non eleggibili, perché non in possesso dei requisiti richiesti ( i 10 anni di residenza in Italia, di cui gli ultimi due continuativi, ndr), per un tiraggio di circa un miliardo.
Spiega oggi Repubblica che rispetto al milione e 778 mila che vivono in povertà assoluta – non in grado cioè di provvedere ai bisogni elementari – e certificate da Istat, significa il 30% in meno. E vuol dire anche che la cifra di 5 milioni di poveri – evocata a più riprese dal ministro e vicepremier pentastellato Luigi Di Maio come destinataria del sussidio – semplicemente non esiste più. Ridotta dalle nuove stime a 3 milioni e mezzo. Numeri ridimensionati che però riportano l’assegno medio a 500 euro al mese nel 2019, comprensivo del sostegno alle spese per l’abitazione (affitto o mutuo). Una cifra media – il reddito oscilla da un minimo di 40 ad un massimo di 1.638 euro al mese per le famiglie numerose – che si conferma più o meno anche negli anni successivi, soprattutto facile da comunicare. Ridotta anche la dote per la riforma dei centri per l’impiego, dai 2 miliardi previsti in legge di bilancio agli 1,7 miliardi effettivi tra 2019 e 2020. Una parte dei soldi servirà per assumere 10 mila operatori: 6 mila navigator precari con contratto di collaborazione biennale in capo ad Anpal Servizi Spa (mezzo miliardo) e 4 mila addetti stabili a carico delle regioni (ma non esiste ancora la ripartizione delle risorse, 120 milioni nel 2019 e 160 milioni dal 2020).