La fiducia sul Decreto Sicurezza “scioglie” la dissidenza M5S

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-05

Di Maio annuncia la fiducia e sanzioni per chi non la voterà. Nugnes annuncia che uscirà dall’aula, gli altri “si riservano” di leggere il testo. Poi non avranno altra scelta

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E alla fine non ne rimase più nessuno. Il MoVimento 5 Stelle e la Lega decidono che il governo porrà la questione di fiducia sul Decreto Sicurezza di Salvini e la “dissidenza” grillina fa sapere che “non voterà contro”, ovvero uscirà dall’aula. “Se si arriva alla fiducia- spiega Luigi Di Maio da Shanghai – è perché una serie di dichiarazioni di questi giorni hanno fatto intendere che alcuni parlamentari della maggioranza, pochissimi, erano pronti a votare emendamenti dell’opposizione a voto segreto. Questo significa chiedere di mettere la fiducia e poter dire che ci si astiene”.

La fiducia sul Decreto Sicurezza “scioglie” la dissidenza M5S

E adesso la palla in teoria passa a Paola Nugnes, Elena Fattori, Matteo Mantero e Gregorio De Falco, i quattro che hanno espresso perplessità sul DL. Con un’avvertenza: “cosa accadrà se alcuni parlamentari del M5SS si asterranno o non voteranno la fiducia?”, chiedono a Di Maio. “Questa è una valutazione che dovranno fare i probiviri del movimento che credo e immagino valuteranno questo comportamento”, avverte lui sempre dalla Cina. Ma la dissidenza M5S è già rientrata nei ranghi: “Senza la fiducia avrei votato contro il provvedimento, che credo finirà per produrre più irregolari. Ma siccome mi aspetto che questo Governo farà in futuro cose buone, nel momento della fiducia uscirò dall’Aula. Ma posso assicurare che tutti i miei colleghi, nel merito di questa legge, la pensano come me”, fa sapere la Nugnes a Palazzo Madama. Poi voterà tutte le altre, assicura già giusto per far capire l’aria che tira.

paola nugnes

Elena Fattori fa invece sapere che studierà il maxiemendamento prima di decidere se votare o meno la fiducia. Poi aggiunge: «Minacce espulsione da M5S se non si vota la fiducia? Mi sembra un segnale di debolezza. I grandi imperi sono finiti quando si sono costruiti i grandi muri. Se il M5S si blinda si fa male da solo, perché il M5S è sempre stato una fucina di idee e di contributi sul merito. Una cosa che non si capisce è che il M5S non è fatto dai suoi leader, ma dal suo popolo. Siamo tutti a termine, anche di Maio lo è, fra 4 anni scadono i due mandati e andremo via».

De Falco parla ma non dice niente

Tocca infine a De Falco far sapere la sua scelta: “Spero ancora che il provvedimento in aula possa essere all’ultimo migliorato. Nel caso in cui dovesse essere posta la fiducia, valuterò la situazione. A quel punto la fiducia non si riferisce più al provvedimento ma al governo. Se su questo provvedimento può cadere il governo? Non lo so. Chi pone la fiducia pone in discussione, non io”. Non pervenuto il senatore Mantero, che fino a ieri sembrava il più agguerrito nei confronti del provvedimento.

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È comunque chiaro che il governo non corre alcun rischio di cadere – era difficilissimo, numeri alla mano, anche prima – e che l’occasione ha rappresentato per tutti la prova generale di quello che accadrà in caso di ulteriori ragioni di dissenso, compresa la macchina del fango nei confronti di De Falco con riferimenti al suo divorzio scatenatasi non appena è venuto allo scoperto. Domani mattina, annuncia il premier Conte, verrà presa una decisione definitiva sulla fiducia. Possibilmente dopo aver letto i giornali. Ma il governo è saldo. I principi, meno.

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