L’esecuzione mafiosa di Fabrizio Piscitelli

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-08

A maggio una bomba carta aveva danneggiato la sede degli Irriducibili in via Amulio, sempre zona Tuscolana. In quell’occasione, Diabolik disse: «Avere paura? Mai». Nel 2013 gambizzato l’amico Fabrizio Toffolo

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L’omicidio di Fabrizio Piscitelli in arte Diabolik è  stata un’esecuzione mafiosa. Ieri, mentre gli amici minacciavano i giornalisti al Parco degli Acquedotti dove l’ex ultras della Lazio è stato ucciso con un colpo di pistola alla tempia da un uomo travestito da runner, la Direzione Investigativa Antimafia apriva un fascicolo sulla vicenda.

L’esecuzione mafiosa di Fabrizio Piscitelli

Massimo Lugli, grande cronista di nera romano, su Repubblica ha scritto che tra le ipotesi di movente potrebbe anche esserci il rifiuto, da parte dell’ex condannato per droga, di tornare al “lavoro”. Il cuore della mala romana, da sempre, batte a destra e la mala romana, da almeno cinquant’anni, orbita attorno a un unico, colossale business che ha soppiantato le tradizionali attività dei vecchi criminali capitolini: la cocaina.

Un’alluvione di polvere bianca che attraversa la capitale da nord a sud e da est a ovest. Un giro d’affari che ha soppiantato, nel corso degli anni, tutte le tradizionali attività della criminalità locale: usura, gioco d’azzardo, truffe, sfruttamento della prostituzione, traffico di schiavi e di schiave, ricettazione. A Roma, da quasi trent’anni, non si uccide per orgoglio, per marcare il territorio: si uccide per soldi. E soldi vogliono dire coca. Sempre.

Intanto gli ultras della Lazio hanno salutato Piscitelli, protagonista anche di un tentativo di scalata alla S.S. Lazio insieme a Giorgio Chinaglia poi finita in una serie di condanne per il gruppo degli Irriducibili.

fabrizio piscitelli diabolik 1

L’ultimo incidente di percorso risale alla fine dell’estate scorsa. Un Daspo di cinque anni con obbligo di firma, guadagnato, come sempre, sul campo: uno scontro fra la sua tifoseria, gli Irriducibili della Lazio, e gli ultrà della Spal, tafferugli portati fin nel Cadore, ad Auronzo. Il saluto a Piscitelli è arrivato anche dalle pagine degli Hooligans:

fabrizio piscitelli diabolik 2

Piscitelli-Diabolik affiorava anche nell’ordinanza di arresti che, nel 2015, portò in carcere Sandro e Sergio Guarnera, capiclan di Acilia accusati di estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza e traffico internazionale di sostanze stupefacenti, aggravati dalle modalità mafiose. Il gruppo faceva soldi in particolare con le slot-machine sul territorio romano. Ad assisterlo all’epoca della condanna a quattro anni e mezzo l’avvocato Giosuè Naso, che poi difenderà Massimo Carminati in Mafia Capitale: il Nero prende 14 anni e mezzo e viene riconosciuta l’associazione mafiosa in appello.

Fabrizio Piscitelli e Mafia Capitale

Fabrizio Piscitelli, nato a Roma il 2 luglio del 1966 e residente a Grottaferrata (RM) era pregiudicato per delitti in materia di stupefacenti, contro la persona e contro il patrimonio, oltre che uno storico leader della tifoseria organizzata della S.S. Lazio. Il ruolo di Piscitelli quale leader della criminalità veniva raccontato nella prima ordinanza su Mafia Capitale, come abbiamo ricordato ieri.

fabrizio piscitelli mafia capitale 1

Piscitelli veniva definito come a capo di una batteria agli ordini di Michele Senese, uno dei Quattro Re di Roma spodestati da Pignatone insieme a Massimo Carminati.

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A maggio una bomba carta aveva danneggiato la sede degli Irriducibili in via Amulio, sempre zona Tuscolana. In quell’occasione, Diabolik disse: «Avere paura? Mai».Nel 2013 in un parco non distante da quello di ieri, alla Caffarella, gambizzarono l’amico e sodale biancazzurro Fabrizio Toffolo. Ad aprile, sempre a Cinecittà, ancora spari alle gambe a due spacciatori.

Leggi anche: Fabrizio Piscitelli: l’omicidio di Diabolik

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