Fabrizio Piscitelli: l’omicidio di Diabolik

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-07

L’ex ultras degli Irriducibili ucciso in un agguato in un parco della Tuscolana. Centrato da un proiettile esploso alle spalle e che lo ha centrato alla testa trapassandolo all’altezza dell’orecchio sinistro

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Un uomo ha sparato nel pomeriggio a Roma a Fabrizio Piscitelli, conosciuto come Diabolik, ex ultras della Lazio, e l’ha ucciso. L’agguato è avvenuto in un parco della Tuscolana, alla periferia della Capitale. Il colpo a distanza ravvicinata ha ferito alla testa Diabolik. Sul posto la Polizia di Stato, ma indagano  anche i magistrati della Direzione distrettuale antimafia.

Fabrizio Piscitelli: l’omicidio di Diabolik

Diabolik è stato centrato da un proiettile esploso alle spalle e che lo ha centrato alla testa trapassandolo all’altezza dell’orecchio sinistro. Sul posto i poliziotti del commissariato Tuscolano. Piscitelli era stato condannato nel 2015 a quattro anni e 8 mesi per traffico di sostanze stupefacenti, condanna ottenuta con il rito abbreviato. Piscitelli avrebbe introdotto un carico di hashish pari a 183 chili di provenienza spagnola. Secondo un’accusa che risale al 3 luglio 2016 Piscitelli era referente, promotore e finanziatore di un traffico internazionale di sostanze stupefacenti provenienti dalla Spagna, che venivano introdotte nel territorio nazionale tramite “corrieri” appositamente reclutati.

Fabrizio Piscitelli detto Diabolik

In seguito a Piscitelli vennero confiscati due milioni di euro ma la Cassazione gli restituì la villa revocando la confisca disposta dalla Corte d’Appello.

L’omicidio dell’ex ultras della Lazio

Gli inquirenti sono al lavoro per individuare l’autore o gli autori dell’agguato, e per scoprire il movente di un omicidio che sembra pianificato. L’agguato è avvenuto al Parco degli Acquedotti, un’estesa area verde confinante col parco dell’Appia Antica. Secondo le prime informazioni Piscitelli è stato raggiunto da un solo colpo sparato da distanza ravvicinata alla testa. Una dinamica che ricondurrebbe ad una vera e propria esecuzione. In una dichiarazione rilasciata all’AdnKronos nel gennaio scorso Piscitelli si appellò al ministro Salvini per ottenere un’amnistia dai daspo. Salvini nemmeno rispose.

fabrizio piscitelli diabolik

Anni fa l’Espresso raccontava le prime risultanze dell’indagine che venne poi chiamata Mafia Capitale, con la spartizione delle zone d’influenza. Massimo Carminati aveva il quartier generale in Corso Francia e comanda tutta la zona a Nord del Tevere. Michele Senese, ‘O pazzo o Zì Michele, controllava il sud est ma cercava di arrivare fino a Ponte Milvio, che nominalmente era zona di Carminati grazie ai servigi di due batterie: tra queste, una era proprio quella di Fabrizio Piscitelli in arte Diabolik, storico capo degli Irriducibili, ultras della Lazio: l’altra, secondo il racconto dell’articolo, era quella di Orial Kolaj detto Riccardino, ex pugile albanese che a Ponte Milvio era di casa. I primi li chiamano i napoletani e finiranno una prima volta nei guai nel 2007, quando Diabolik organizza la scalata alla Lazio che finirà con il carcere e la scoperta di legami con il narcotraffico.

Diabolik e la scalata alla S.S. Lazio

Il 20 gennaio 2015 si concluse il processo per la scalata alla Lazio che coinvolse anche Giorgio Chinaglia: Fabrizio Piscitelli, detto “Diabolik”, e Yuri Alviti furono condannati a 3 anni e due mesi, Fabrizio Toffolo a 3 anni e sei mesi e Paolo Arcivieri a 2 anni e due mesi. La procura aveva chiesto per tutti 8 anni di reclusione. Secondo l’accusa:

gli imputati Piscitelli, Arcivieri, Alviti e Toffolo avrebbero compiuto una “campagna” intimidatoria e di pressioni su Lotito finalizzata a fargli cedere il club ad un gruppo farmaceutico ungherese che sarebbe stato interessato all’acquisto e di cui Chinaglia sarebbe stato il portavoce. Dello stesso gruppo che sponsorizzava la cessione facevano parte anche Di Cosimo, Bellantonio ed Errico.

L’ex bomber della Lazio era anche lui imputato nello stesso procedimento e nei suoi confronti il tribunale ha dichiarato il non luogo a procedere per morte del reo, essendo deceduto nell’aprile 2012 negli Stati Uniti. Agli imputati, a seconda delle posizioni, si contesta di aver cercato di agevolare l’operazione di vendita attraverso continue e pesanti minacce nei riguardi di Claudio Lotito e di sua moglie. Minacce estese anche alle persone appartenenti all’entourage di Lotito e anche impegnate nelle attività parallele curate dal club biancoceleste.

Narra l’anedottistica romana che quando Diabolik chiamò per la prima volta Lotito lui rispose al suo “Sono Diabolik” con un “E io sono l’ispettore Ginko“. Come tifoso, il nome di Diabolik è legato a tante altre azioni messe a segno dagli Irriducibili, gruppo ultrà vicino agli ambienti di estrema destra e autore di una lunga contestazione nei confronti dell’attuale presidente della Lazio, Claudio Lotito. Il 30 gennaio del 2000, in occasione di Lazio-Bari nell’annata dello scudetto vinto da Sven Goran Eriksson, fecero il giro del mondo le immagini dello striscione esposto in Curva nord in “onore alla tigre Arkan”.

piscitelli tigre arkan

Il riferimento era a Zeljko Raznatovic, criminale di guerra serbo accusato di genocidio e crimini contro l’umanità, morto in quei giorni. Due anni fa proprio gli Irriducibili finirono nella cronaca per aver affisso adesivi di chiaro stampo antisemita che ritraevano Anna Frank con la maglia giallorossa nella Curva Sud dei cugini romanisti. E, appena un anno fa, fece scalpore un volantino, a firma del sedicente “direttivo Diabolik Pluto” (due capi ultrà), che vietava alle di stare nelle prime dieci file della Curva Nord, considerato un “luogo sacro” della tifoseria biancoceleste.

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